Come un modernissimo fast food ma nel 1845, è il progetto borbonico di un Carro-Cucina Ferdinando II a vapore dell’inventore Giuseppe Ignone

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Come un modernissimo fast food ma nel 1845, è il progetto borbonico di un «Carro-Cucina Ferdinando II» a vapore dell’inventore Giuseppe Ignone.

Che nel 1845 abbia previsto il cibo “fast” nostro quotidiano?

Il «Carro-Cucina Ferdinando II» progetto borbonico del 1845

“Poca favilla gran fiamma accende” scrisse Ignone.

Le scoperte più belle avvengono per caso si direbbe, com’è stato leggere questo post nei social pubblicato da Mirko Speranza, presidente del 1° Reggimento Re  (Associazione culturale e di rievocazione storica), ricercatore e divulgatore che ringrazio per l’obiettiva e capillare analisi storica che lui produce da anni sulla vera storia del Regno delle Due Sicilie. E il suo post oltre a darci grande spinta di orgoglio nella affastellata costellazione di entusiasmi di tutti noi ricercatori, è un ottimo esempio per la riscoperta collettiva di quel mondo intriso di cultura quale è stato quello Borbonico.

Come riporta Mirko:

Il 15 settembre 1845, Giuseppe IGNONE, Farmacista della Real Casa ed Ispettore <Generale delle Polveri e nitri, licenziava alle stampe un opuscolo assai interessante anche se probabilmente rimasto lettera morta negli equipaggiamenti militari delle Due Sicilie: il «Carro-Cucina Ferdinando II».
Ossia, un sistema di cucina da campo che l’illustrazione dell’opuscolo immaginava trainato dal Treno e gestito da soldati in tenuta di quartiera, suddivisi tra alimentazione della caldaia posta in basso e utilizzo delle « pile » calde sul piano di lavoro. C’è qualcosa che ricorda le cucine campali degli anni del dopo guerra, ed anche qualcosa che richiama i sistemi di banconi caldi dell’attuale ristorazione collettiva….
Personalmente non credo sia mai stato posto in opera, ma resta il fascino dell’idea e l’interesse del documento !

Il «Carro-Cucina Ferdinando II» può confermare che nel 1845 l’intraprenditore Giuseppe Ignone abbia previsto il cibo “fast” nostro quotidiano?

Certo l’uso previsto per le truppe potrebbe non aver destato particolare interesse alla monarchia borbonica, tradizionalmente pacifica e non particolarmente dedita alle armi ne alle guerre; comunque era il 1845 e questo rientra fra i tanti progetti borbonici che in quel periodo si accavallavano fra le proposte di centinaia di scienziati, imprenditori e intellettuali. In questo caso per la creazione di una “cucina portatile” a vapore “animata da poche legna” capace di produrre un vitto per seicento soldati. La macchina, ideata specialmente per le armate, consisteva di una cucina portatile su di un carro che consumava poco combustibile e del quale presentava un modello. Una sorta di modernissimo fast food che veniva proposto per future migliorie. Sarebbe bello ipotizzare che durante il nostro regno si sia previsto un uso delle macchine per servire cibo. All’epoca cotto a vapore. Ingegnosissima idea … e noi qui oggi siamo davanti ad uno dei documenti degli esordi dell’era in cui l’immaginabile si schiudeva agli occhi e nelle fantasie di migliaia di novelli inventori di fine Ottocento.
Proprio in quegli anni il regno borbonico annoverava svariati premiati: Il 3 ottobre 1839 veniva inaugurato solennemente dal re Fedinando II la prima ferrovia italiana, la Napoli-Portici; 1843: Prima Nave da guerra a vapore d’Italia (pirofregata “Ercole”), varata a Castellammare. Primo Periodico Psichiatrico italiano pubblicato presso il Reale Morotrofio di Aversa da Biagio Miraglia. 1845: Prima Locomotiva a Vapore costruita in Italia a Pietrarsa. Primo Osservatorio Meteorologico italiano (alle falde del Vesuvio). 1845: Primo Osservatorio meteorologico d’Italia. 1848: Primo esperimento di illuminazione a luce elettrica d’Italia a Lecce. 1852: Primo Telegrafo Elettrico in Italia (inaugurato il 31 luglio). Primo Bacino di Carenaggio in muratura in Italia (nel porto di Napoli).
In quel 1845 veniva celebrata e inaugurata la Prima Locomotiva a Vapore borbonica e nello stesso anno fu presentato questo progetto di «Carro-Cucina Ferdinando II» di Ignone, un documento che rientra pienamente nella scalpitante epoca dei lumi e del progresso tecnologico di metà Ottocento giacchè è la testimonianza diretta di uno dei momenti storici a cavallo fra la Prima e la Seconda Rivoluzione Industriale durante il periodo borbonico.
Giuseppe Ignone era chimico perito esperto nei combustibili degli idrocarburi illuminanti estratti dai carbon fossili e dalle sostanze bituminose ed olii essenziali dell’asfalto nonchè inventore e socio (tesoriere) dell’Accademia Pontaniana, che si proponeva di coltivare e promuovere le scienze, le lettere e le belle arti.
Erano i giorni in cui tutto si poteva immaginare perchè iniziava proprio allora l’era industriale; ossia ognuno aveva la percezione e l’entusiasmo di immaginare e di vedere che il mondo stava cambiando; nel giro di poco tempo si poteva passare dal processo di produzione manuale a quella tecnologica e alla riproduzione di macchine, all’introduzione di prodotti chimici, alla produzione di ferro, allo sviluppo di energia idraulica e vapore, ossia all’esplosione e alla realizzazione delle idee e dell’ingegno creativo. E il mondo si progettava plasmandosi con tentativi e arricchendosi di quelle idee che guardavano nitidamente al futuro.
Ovunque in ogni città, l’attenzione scientifica e dell’intero mondo culturale era molto fervida e protesa alla progettazione e all’acquisizione di ogni scoperta tecnologica che, nei principali centri di sviluppo, designava di un potenziamento economico. Ecco che nei salotti buoni di ogni città d’Europa e del Regno, personalità, intellettuali e culturali, letterati, artisti, poeti e musicisti, ma soprattutto ingegneri, maestri e la nascente borghesia industriale tutti leggevano il giornale e discutevano animatamente di ideali e costantemente di progresso e di progetti “intraprenditoriali” che quel progresso garantiva. Erano tutti a caccia anche di notizie di nuove scoperte; notizie che circolavano veloci anche all’epoca, non come oggi ovvio, ma spessissimo tramite i corrieri a cavallo o con nave.
Immaginiamo un tempo in cui le idee sfavillavano e venivano migliorate, adattate, trasformate e in ogni caso copiate e rivisitate. Pertanto la caccia all’oro di quegli anni illuminati (dal contesto scientifico del vapore e dell’illuminazione), era proprio “trovare l’idea migliore” che, in parole povere, avrebbe garantito progresso ed un guadagno anche immediato. Un po come oggi chi inventa un’App. In quegli anni frenetici e del “positivismo” un progetto del genere offriva accesi dibattiti fra inventori e, come in questo caso, ideatori che offrivano il loro ingegno in nome del progresso.
“Poca favilla gran fiamma accende” scrisse Ignone.
Penso sia anche molto probabile immaginare che la stessa intuizione di Ignone l’abbiano avuta anche altri e che sia circolata in quegli anni in decine di versioni differenti nei fervidi ambienti intellettuali di tutta Europa. E poichè ancora non esistevano molte altre stazioni dei treni a vapore -in grande stile- sarà più in la negli anni che saranno i viaggiatori stessi in arrivo a portare in anticipo le notizia dell’ultimissima invenzione, attraverso il giornale che portavano sotto braccio e che avevano acquistato il giorno prima in una città europea di partenza Londra, Berlino, Parigi … Quindi diciamo così, la conoscenza di alcuni prototipi avverrà molto prima che gli stessi giornali del regno ne parlassero.
Ma nel 1845 tutto ciò rappresentava ancora un futuro probabile ed ancora sconosciuto (…).
E’ grazioso leggerne nel testo (qui on line) in cui si descriveva le capacità di questa cucina portatile che poteva “seguire le truppe nei vari suoi spostamenti, e lungo il cammino preparare il necessario alimento” … Questo nuovo metodo di offrire il vitto, era  presentato dall’ideatore Ignone come “un mezzo facile, pronto, spedito di alimentarsi nelle pene delle lunghe marce”.  Pasta, acqua e carni potevano bollire in 12 recipienti “soggetti alla immediata azione del fuoco” e trasportati dal carro-cucina.
“Affidato a queste dottrine rendo di universale diritto la presente memoria, poichè dietro l’esperienza, altri forniti di lumi maggiori perfezionino l’opera di cui presento l’idea; e se è vero che “Poca favilla gran fiamma accende” invoco la dotta cooperazione degli intelligenti per portare miglioramenti e modifiche a quanto veniva da me ideato nel corso di pochi giorni”, scriveva Giuseppe Ignone nel 1845.
Ed è sorprendentemente profetico quanto lo stesso Ignone lasciava a noi posteri : “E se è vero che «Eventus varios res nova semper habet» dirò che il tempo e l’esperienza aggiungerà forse al nostro carro-cucina quei miglioramenti e quelle perfezioni, che vanno poche volte congiunti alle novità”.
Cfr :


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Ricerche a cura del dott Giovanni Greco;
dott in Conservazione dei Beni Culturali, con laurea in archeologia industriale, è studioso e autore di numerose ricerche sul Salento, Erasmus in Germania nel 1996, ha viaggiato per venti anni in Italia e in Europa, ha lavorato un anno in direzione vendite Alitalia nell’aeroporto internazionale di Francoforte, ha diretto per cinque anni la sezione web di un giornale settimanale cartaceo italiano a Londra, libero professionista, videomaker, artista raku, poeta, webmaster, blogger, ambientalista, presentatore, art director, graphic designer, speaker radio, giornalista freelance Internazionale iscritto presso l’agenzia GNS Press tedesca, collabora come freelance con diverse realtà sul web e sul territorio locale. Dal 1998 è direttore responsabile della rivista on line “BelSalento.com – arte, storia, ambiente, politica e cultura della Terra dei Due Mari – Servizi di Fruizione Culturale”.

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