Il Vermouth di fine 1800 dei Caracciolo principi di Torchiarolo 

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ricerche a cura del dott Giovanni Grecojhgfghjklkj

Il Vermouth di fine ‘800 dei Caracciolo principi di Torchiarolo

Oggi vi presento questo spettacolare documento che ho appreso da un post facebook dell’Archivio di Stato di Napoli; è la Ricetta del Vermouth un liquore dal sapore antico di fine ‘800 dei Caracciolo principi di Torchiarolo. Nel documento, oltre alle erbe impiegate e alla quantità si legge : “Queste droghe si mettono a macerare in un barile di vino bianco tenendole sospese in un sacchetto pel mezzo di un filo. Dopo 15 giorni si toglie e si preme il sacchetto e le droghe quindi si imbottiglia. Il vino deve essere dolce e gustoso”.

Dall’Archivio di Stato di Napoli

I Caracciolo vi offrono il bicchiere della staffa!
Da un fascicolo dell’archivio privato Caracciolo di Torchiarolo emerge la ricetta del vermout, senza data ma con ogni probabilità risalente agli ultimi decenni dell’Ottocento.
(
Archivio di Stato di Napoli, Archivio Caracciolo di Torchiarolo, busta 155, fascicolo 7, Foto: Luca Pascucci, Elaborazione grafica: Armando Traglia)

Il documento è stato rinvenuto dall’Archivio di Stato di Napoli e finalmente, oserei dire, esce una nuova (e anche bucolica) piccola memoria quasi dimenticata della nostra storia meridionale o napolitana. E che ci immerge in una stanza dimenticata della vita quotidiana del passato, anche del Salento, la deliziosa stanza … diciamo della cultura, della gastronomia e dell’accoglienza di fine Ottocento e che avveniva con grande spirito, attorno a un paio bicchierini di Vermuth. Si fa riferimento poi al “bicchiere della staffa”, ossia l’espressione nata nell’Ottocento, quando i signori bevevano l’ultimo bicchiere prima di congedarsi dagli amici quando avevano già un piede nella staffa, pronti per montare a cavallo in genere per recarsi a casa propria per riposare. Su questo post in facebook Mimma Massafra la curatrice dell’archivio dei principi di Torchiarolo, commenta: “Gli archivi di famiglia sono utilissimi per le ricerche sulla storia dell’alimentazione come di tanti aspetti della vita politica, sociale, economica, culturale del periodo in cui le varie generazioni si sono succedute. L’archivio dei principi di Torchiarolo, che ho personalmente riordinato e inventariato, pubblicandone l’inventario, durante i primi anni di lavoro come archivista nell’Archivio di Stato di Napoli, ne è un ottimo esempio”.

Ritengo che la Ricetta del Vermouth dei Caracciolo principi di Torchiarolo dia spazi di ricerca molto accattivanti su questi aspetti sociali legati alla cordialità, alla gastronomia e all’accoglienza attorno a un paio di quei buoni bicchierini di vecchio Vermuth. Aspetti sociali che per tantissimi versi, ci sono sconosciuti. Come anche per noi contemporanei questo stesso Vermouth è appunto un liquore dal sapore sconosciuto, oltre che antico … di fine ‘800.

Nel corso dell’800 a Napoli nacque la piacevole abitudine di approfittare di scambiare due chiacchiere attorno ad un buon Vermouth freddo (o Vermutta); ci si intratteneva a cadenza settimanale tra amici, parenti e conoscenti con delle riunioni periodiche; una sorta di salotto letterario in cui si esibivano cantanti lirici, poeti e comici. Mentre nelle case più modeste l’offerta dell’accoglienza e dell’intrattenimento erano volti per l’ascolto di canzoni e macchiette con l’ausilio del grammofono; e invece del rinfresco freddo del vermouth si servivano tarallucci, vino, dolci, rosolio fatto in casa o coppe di gelato d’estate. Dopo l’uso del rosolio fu “preferito” il più costoso Vermuth, o Vermutte. Poi divenne consuetudine tra i nobili e il “popolino”, produrre un tipo di Vermouth “napolitano” riutilizzando noci e spezie scartate per produrre il Nocino, al fine di aromatizzare vino bianco e Marsala.

Il “ritrovo” settimanale attorno al Vermouth

Personalmente ritengo che il Salento del tempo duo siciliano sia stato un insieme omogeneo alle altre aree produttive dell’intero regno. Questa terra ha sempre fornito, se pur nelle differenze del suo ambiente nel resto dei confini borbonici, prodotti alimentari simili o migliori di quelli che “andavano di moda” a quei tempi, per così dire, come per il liquore napoletano. Vi è stato un naturale prosieguo di quel che accadeva nelle case della nobiltà borbonica napoletana di metà ’800 dove emerse il piacevole gusto del “ritrovo” settimanale, diremmo oggi.

Slaapdrankje, quadro del pittore olandese Johannes Rosierse (1860 ca.)
Slaapdrankje, quadro del pittore olandese Johannes Rosierse (1860 ca.)

Ecco che la produzione del Vermouth dei principi Caracciolo di Torchiarolo di fine ‘800 nel Salento, ha rappresentato un importante intervento (economico e sociale) dell’industria e della distilleria locale per il tramite della trasformazione dei frutti di questa terra – quando era sana – che in terra d’Otranto ha forgiato quel tipo di liquore realizzato con le erbe che qui meglio corrispondevano al modello originale. Quindi una industria che rientrava nel tessuto vivo della società borbonica di terra d’Otranto e nel quadro di ravvivare le relazioni sociali al pari delle Vermutte napoletane e con degli eventi culturali sia nelle case nobiliari leccesi come anche si svolgevano nelle dimore più umili.

Possiamo immaginare quel mondo (ripeto – bucolico -) in cui, nelle corti del paese, fra i bimbi che giocano al riparo delle madri attorno alla fontana e fra cani, gatti e altri animali domestici, ci si incontrava un’oretta almeno, questa settimana presso la dimora di un buon amico, la settimana prossima presso un’altra dimora, a bere del liquore … chissà quante cose ci si raccontava in quelle sere illuminati da un lume a olio lampante, immersi nei profumi e nei suoni di un tempo sano e vero.

Vermouth e rosolio possono lasciarci immaginare quindi, il momento in cui la gente di quegli anni aveva smesso di lavorare e si era immersa nella società civile, incontrando nuovi amici e ascoltando le lieti note dei grammofoni o di qualche bravo cantante lirico. Il tutto accompagnato da un gustoso rinfresco alcolico. Dalla metà dell’800 il liquore delle signore, qui nel Salento era il rosolio. Mentre il Vermouth dovrebbe esser stato forse un liquore più d’elitè (…?, probabile).

Molto c’è ancora da scavare perchè tanti tasselli sono ancora da inserire nella casella giusta. Ovviamente la storia dei liquori e dei distillati del Salento è un racconto di tradizione, imprenditori, marchi, tecnologie, ambiente e società che è campo abbastanza vasto da trattare a fondo e che attiene agli studi di archeologia industriale.
Questa scoperta pone una nuova interpretazione della lettura industriale pre unitaria. Infatti, vista la mole di ciò che sapevamo, mi par che sia simile alla narrazione di tanti prodotti che erano di origine napoletana o meridionale. Comunque indicativamente è (o dovrebbe essere) la stessa bevanda che a cavallo tra la fine del 1800 e gli inizi del secolo successivo è diventata “l’aperitivo dei torinesi”. 

Certo rifare oggi questa stessa ricetta sarebbe FAVOLOSO! Mi prenoto anzi chiamatemi. Voglio assaggiarlo! Anche se non sarà proprio semplice ritrovare tutte tutte quelle spezie che avevano usato … ma cos’altro dire? … Cin Cin a chi ci riuscirà 😉


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Ricerche a cura del dott Giovanni Greco;
dott in Conservazione dei Beni Culturali, con laurea in archeologia industriale, è studioso e autore di numerose ricerche sul Salento, Erasmus in Germania nel 1996, ha viaggiato per venti anni in Italia e in Europa, ha lavorato un anno in direzione vendite Alitalia nell’aeroporto internazionale di Francoforte, ha diretto per cinque anni la sezione web di un giornale settimanale cartaceo italiano a Londra, libero professionista, videomaker, artista raku, poeta, webmaster, blogger, ambientalista, presentatore, art director, graphic designer, speaker radio, giornalista freelance Internazionale iscritto presso l’agenzia GNS Press tedesca, collabora come freelance con diverse realtà sul web e sul territorio locale. Dal 1998 è direttore responsabile della rivista on line “BelSalento.com – arte, storia, ambiente, politica e cultura della Terra dei Due Mari – Servizi di Fruizione Culturale”. BelSalento è un progetto a cura del dott Giovanni Greco

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