Tricase 1481 Chi averà audacia de dire viva lo conte de Castro lo tagliarimo ad pecczi

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ricerche a cura di Salvatore Musio

medioevo

𝗧𝗥𝗜𝗖𝗔𝗦𝗘 𝟭𝟰𝟴𝟭.”𝗖𝗛𝗜 𝗔𝗩𝗘𝗥𝗔’ 𝗔𝗨𝗗𝗔𝗖𝗜𝗔 𝗗𝗘 𝗗𝗜𝗥𝗘 𝗩𝗜𝗩𝗔 𝗟𝗢 𝗖𝗢𝗡𝗧𝗘 𝗗𝗘 𝗖𝗔𝗦𝗧𝗥𝗢 𝗟𝗢 𝗧𝗔𝗚𝗟𝗜𝗔𝗥𝗜𝗠𝗢 𝗔𝗗 𝗣𝗘𝗖𝗖𝗭𝗜”

Stemma del Balzo nella ex cattedrale di Castro

Nel chiuso delle mura serpeggiava il malcontento, la Terra si era scoperta indifesa durante i reiterati assalti turcheschi. “𝘊𝘩𝘪 𝘢𝘷𝘦𝘳𝘢̀ 𝘢𝘶𝘥𝘢𝘤𝘪𝘢 𝘥𝘦 𝘥𝘪𝘳𝘦 𝘷𝘪𝘷𝘢 𝘭𝘰 𝘊𝘰𝘯𝘵𝘦 𝘥𝘦 𝘊𝘢𝘴𝘵𝘳𝘰 𝘭𝘰 𝘵𝘢𝘨𝘭𝘪𝘢𝘳𝘪𝘮𝘰 𝘢𝘥 𝘱𝘦𝘤𝘤𝘻𝘪!”, era questo il leitmotiv che passava di bocca in bocca nella stragrande maggioranza dei circa quattrocento tricasini.

Era l’autunno del 1481 e quelli di Tricase avevano pianificato una protesta bella e buona contro l’autorità del Conte e non vedevano l’ora che giungesse in paese.
Dopo la liberazione di Otranto Raimondo del Balzo, conte di Castro e Signore di Tricase, partendo dal campo di Roca diede inizio a un tour nelle sue terre per accertarsi di persona dei danni causati dalla lunga presenza ottomana in Terra d’Otranto. Giunto in largo anticipo il messo che annunciava l’imminente visita di Raimondo, i suoi “𝘧𝘢𝘮𝘪𝘨𝘭𝘪” presenti nella Terra si diedero da fare per presentare al meglio la “𝘛𝘰𝘳𝘳𝘦 𝘦 𝘭𝘦 𝘴𝘶𝘦 𝘤𝘢𝘴𝘦”, e preparare la dovuta accoglienza. Intanto, lontano dagli occhi e dalle orecchie dei subalterni del feudatario, il sindaco Iannuzzo Micetto e i suoi uomini passavano di casa in casa per impartire gli ordini e dettare i tempi della rivolta.
E fu così che quando il corteo feudale venne appena avvistato in lontananza partì lo scampanio a festa della campana dall’alto della Torre magna, ma quello che doveva annunciare l’arrivo del feudatario non fu altro che il segnale atteso per dare inizio alla protesta.
In breve tempo il corpo di guardia interno della Terra venne bloccato dai rivoltosi che chiusero le porte. Altri ancora, i capi, come il sindaco, gli eletti e alcuni notabili si posizionarono sul camminamento delle mura e all’arrivo del Conte cominciarono ad inveire contro di lui e contro i suoi uomini scagliando pietre e altri arnesi, al punto che Raimondo si vide costretto a rifugiarsi nel vicino convento dei Domenicani.
Scena medievale di difesa delle mura

Nei giorni seguenti si cercò una mediazione ma ogni tentativo fallì. I tricasini sempre più determinati si compattarono portando alla loro ragione, con le buone e le cattive, anche chi tra gli abitanti era ancora scettico. Sempre più esagitati passarono alla rivolta armata ed espugnarono il cortile feudale, ne saccheggiarono le stanze, presero 𝘢 𝘭𝘢 𝘷𝘦𝘳𝘴𝘢𝘨𝘭𝘪𝘢 [a bersaglio] i 𝘱𝘰𝘳𝘤𝘪 del Conte e occuparono la Torre rimuovendo e gettando fuori dalla Terra la bandiera con le insegne dei del Balzo.

La protesta continuò per alcuni mesi ma ovviamente rientrò solo dopo l’ordine perentorio di re Ferdinando d’Aragona in seguito alle lamentele dei Conte Raimondo.
Porta della Terra di Tricase
a cura di Salvatore Musio

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Ricerche a cura del dott Giovanni Greco;
dott in Conservazione dei Beni Culturali, con laurea in archeologia industriale, è studioso e autore di numerose ricerche sul Salento, Erasmus in Germania nel 1996, ha viaggiato per venti anni in Italia e in Europa, ha lavorato un anno in direzione vendite Alitalia nell’aeroporto internazionale di Francoforte, ha diretto per cinque anni la sezione web di un giornale settimanale cartaceo italiano a Londra, libero professionista, videomaker, artista raku, poeta, webmaster, blogger, ambientalista, presentatore, art director, graphic designer, speaker radio, giornalista freelance Internazionale iscritto presso l’agenzia GNS Press tedesca, collabora come freelance con diverse realtà sul web e sul territorio locale. Dal 1998 è direttore responsabile della rivista on line “BelSalento.com – arte, storia, ambiente, politica e cultura della Terra dei Due Mari – Servizi di Fruizione Culturale”.

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