Il viaggio dell’Intendente borbonico da Napoli a Santa Maria di Leuca 1821 – Ceva Grimaldi, Giuseppe marchese di Pietracatella

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ricerche a cura del dott Giovanni Grecojhgfghjklkj6Ceva Grimaldi Giuseppe marchese di Pietracatella 1777-1862 l’Itinerario da Napoli a Lecce del 1821

Giuseppe Ceva Grimaldi – Itinerario da Napoli a LecceE nella provincia di terra d’Otranto nell’anno 1818 – scritti del 1818-1821 (collezione privata del dott Giovanni Greco)

Giuseppe Ceva Grimaldi (Napoli, 8 settembre 1777 – Napoli, 21 maggio 1862) marchese di Pietracatella fu politico, scrittore, archivista italiano, Primo Soprintendente generale degli Archivi e Primo Ministro del Regno delle Due Sicilie. Appartenente ad una famiglia dell’aristocrazia napoletana, sotto il regime napoleonico si tenne in disparte per tornare alla vita pubblica con la Restaurazione. Nel marzo del 1817 ebbe l’Intendenza di Basilicata ma nell’ottobre fu nominato con uguale incarico in Terra d’Otranto per sostituire Domenico Acclavio. Il nobile napoletano, funzionario del Regno e uomo di grande cultura, era stato inviato in Terra d’Otranto per ragioni politiche. Fiduciario dei Borbone, fu nominato Intendente della Provincia, col  delicato compito di sedare le azioni violente di gruppi di carbonari e di briganti. Nell’allora terra delle sette e del brigantaggio, intervennne poi l’esercito del generale R. Church. Quest’ultimo voleva l’arresto dei capi degli opposti partiti mentre il Ceva Grimaldi si era schierato apertamente con i Calderari in quanto temeva la diffusione della Carboneria. Ma il governo appoggiò il generale sicchè il Ceva Grimaldi continuò ad occuparsi dell’amministrazione della provincia.

Nelle sue memorie il Church critica il Pietracatella, pur definendolo “uomo di ottimo cuore”, per la sua riluttanza ad agire contro i Calderari. Quella dei Calderari era una setta reazionaria e legittimista, vicina alle inclinazioni politiche del Pietracatella. Negli scritti del Pietracatella, infatti, ricorrono spesso espressioni impietose verso i gruppi sociali più sfortunati e contrarietà agli interventi dello stato a favore della collettività in tema di lavori pubblici e istruzione pubblica, favorevole a utilizzare delatori e provocatori per il mantenimento dell’ordine pubblico, contrario perfino all’introduzione di unità di misura uniche per tutto il regno Le sue idee piacquero a Ferdinando II che lo volle primo ministro per un lungo periodo di tempo, fino al 1848. Luigi Settembrini descrisse così il Pietracatella:

«Presidente dei Ministri è il Marchese di Pietracatella uomo di mani nette, di sapere poco, storto e gesuitico, d’indole fiera: amico della tirannide più che del tiranno, vorrebbe risuscitare i baroni e il Santo Uffizio, e, non potendo, rodesi e stassene lungi degli affari maledicendo il progresso e il commercio; incapace di far bene, o non fa nulla, o fa il male
(Luigi Settembrini, Una protesta del popolo del Regno delle Due Sicilie, Capo IV “Il governo”)

cfr : https://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Ceva_Grimaldi_Pisanelli_di_Pietracatella

Nel 1840 Ferdinando II lo elesse Primo Ministro. Il duca di Montebello, ambasciatore francese a Napoli in un rapporto al Guizot così si espresse nei suoi confronti “…integro in un paese dove tale virtù è così rara… ha abitualmente esplicato la sua posizione di Presidente del Consiglio per tenersi in una sfera superiore a quella dei suoi colleghi, per restare estraneo ai loro intrighi” (M.H.Weil, Le condizioni del Regno di Napoli nell’autunno del 1843 e dopo la fucilazione dei fratelli Bandiera in “Archivio storico per le province napoletane” XLVII, 1922 pp.365, 388). Nel 1846 presentò una serie di proposte tendenti a migliorare l’amministrazione dello Stato (riduzione del prezzo del sale, abolizione della tassa sul macinato, agevolazione della circolazione dei libri nel Regno connessa ad una limitata libertà di stampa. Nel 1848 il re concesse la Costituzione ed egli, fermamente contrario al regime costituzionale, rassegnò le dimissioni nelle mani del re e si ritirò a vita privata. Continuò ad occuparsi dell’attività culturale e divenne presidente dell’Accademia Napoletana delle Scienze. Le sue opere risentono della sua formazione classica.

giuseppe-ceva-grimaldiNell’Itinerario da Napoli a Lecce pubblicato a Napoli nel 1821 sono frequenti i richiami mitologici, biblici ed evangelici utilizzati come esibizione culturale intrisa di erudizione storico-archeologica.

Nella primavera del 1818 il marchese Ceva Grimaldi cominciò da Napoli il suo viaggio in Terra d’Otranto: un lungo viaggio che conduceva dai boschi al mare passando per gli enormi campi di grano del Tavoliere, attraversando la Terra di Bari e tutta la Terra d’Otranto per giungere a Leuca, considerata dagli antichi romani finibus terrae.

Tre erano i momenti costitutivi dell’Itinerario: il tratto da Napoli a Brindisi con cenni storici e curiosità;
il percorso da Brindisi a Lecce esplorando le caratteristiche storiche e ambientali delle località più rappresentative di tutta la Terra d’Otranto; lo stato socio-economico,
infine, di tutta la penisola salentina. Era da Brindisi però che l’autore si muoveva con descrizioni più approfondite, laddove affermava: “Questo litorale gira per 260 miglia; è bagnato dall’Adriatico e dall‘Ionio; e forma secondo la volgare ma vera espressione il calcagno dello stivale d’Italia. Era custodito una volta da 78 torri contro alle scorrerie de’ Turchi…”. Di ogni cittadina annotava le situazioni alberghiere, la presenza di teatri, la forma e il significato di un dolce tipico, di una bevanda, dei piaceri della tavola, per terminare questa specie di relazione con dovizie di particolari riguardanti l’agricoltura, l’artigianato soffermandosi per esempio sull’arte di conciare il cuoio a Grottaglie, Francavilla, Galatina, o sull’ottima qualità delle lane tarantine o della seta di Giuliano.
Furono numerose le sue osservazioni sulla mancanza di opere di bonifica per scongiurare le malattie. Mise in risalto la costruzione della strada che da Lecce conduceva a Taranto e l’illuminazione nella città di Lecce con i fanali che passarono da 80 a 180 nel 1818.

Nella terza parte dell’Itinerario, analizzava i fenomeni economici, naturali e sociali della provincia d’Otranto trattando i temi de : l’agricoltura, le manifatture, il commercio, le fabbriche, le strade, le acque, gli usi e i costumi, la letteratura e i teatri, i piaceri della tavola, la tarantola e la pizzica, i campisanti, le opere e i lavori pubblici, la popolazione.

 
Tra Roca ed Otranto vedesi il lago di Limini celebre per la delicatezza de’ suoi pesci, questo lago è formato dal mare che si avanza sulla terra, e da molti fonti, che vi portano le loro acque; il suo perimetro è di 12 miglia. Nei principi di maggio si apre dall’arte una foce onde le acque si metton allora a livello del mare. In Agosto la foce si chiude naturalmente per le arene che il mare vi accumula ed allora la pesca è abbondante.

Mentre in Otranto scriveva il Ceva :

Tutte le geografie chiamano Otranto capitale della provincia […] La cattedrale ha pavimento a musaico mirabile per l’epoca della sua costruzione, che vuolsi eseguita ai primi tempi dei Normanni, le colonne di granito orientale appartenevano ad un antico tempio di Minerva. Queste colonne sono gli unici avanzi di una città, le cui mura eran munite da cento torri, e che ora come Taranto occupa il solo sito dell’antica rocca. Otranto è infatti così antica, che non ne rimane neppure vestigio non ombra non memoria quasi alcuna; i suoi contorni sono ameni per l’abbondanza dei fonti e delle sorgenti d’acque, che scorrono tra i boschetti di lauri di mirti di aranci e di ulivi.
Da questo luogo veggonsi così vicini i monti dell’Epiro, che si racconta aver Pirro concepita la strana idea di unir con un ponte l’Italia alla Grecia, ponte che avrebbe avuta la lunghezza di circa cinquanta miglia. Il tragitto da Otranto a Corfù si fa con un vento favorevole in poche ore, e si potrebbe in poche ore andare a diporto nei giardini di Alcinoo.

Poi giunse a Soleto:

Vuolsi che un villaggio di mille e ottocento anime dodici miglia circa lontano da Lecce, chiamato Soleto, sia l’antico Salento. […] Soleto è situato su una collina nel mezzo dell’estrema penisola, alla distanza di circa sedici miglia dall’Adriatico, e quasi ad egual distanza dallo Jonio; vi sono dei vigneti, degli ulivi, de’ terreni atti al pascolo.

Proseguì lungo il litorale che da Otranto giunge a Santa Maria di Leuca :

in questo tratto di spiaggia incontrasi i piccioli porti di Vadisco e di Tricase e la celebre grotta della Zinzalusa. I giornali di Francia annunziarono pomposamente nel 1806 la pretesa scoperta di magnifico tempio in fondo di questa grotta. (…)

 Alla estremità della penisola tra l’Adriatico e lo Jonio è posto il celebre promontorio Japigio, che vien formato da due ramificazioni appennine, l’una che viene dalla Terra di Bari e l’altra dalla Basilicata: così il promontorio finisce a due punte. Queste chiamansi una di Leuca, una della Ristola: il seno intermedio dicesi il porto di Leuca che sembra quello descritto da Virgilio nel terzo libro dell’Eneide. […] Io ero dunque sulla stesso sentiero battuto da Enea, da Ulisse, da Diomede, e dai cavalieri senza paura e senza macchia; le praterie che sono innanzi al santuario mi ricordavano i quattro cavalli bianchi come la neve che Enea vi mirò quale augurio delle guerre che soffrir doveva in Italia. Io considerava questi mari solcati tante volte dagli uomini più grandi della terra…..

Dotato di grande cultura fu amico dei principali intellettuali dell’epoca: Monsignor Rosini, il conte di Camaldoli, il barone Daniele Winspeare, lo scienziato brindisino Teodoro Monticelli che gli dedicò “Difesa della città e del porto di Brindisi”, l’archeologo Giulio Minervini, il filosofo Bernardo Quaranta, Melchiorre Delfico col quale ebbe una fitta corrispondenza, i ministri Zurlo e Luigi de’ Medici. Antonio Ranieri nell’elogio della sorella Paolina gli espresse la sua riconoscenza: “Non tacerò che l’amore per le lettere del Presidente dei Ministri, Marchese di Pietracatella, ci salvò non una volta” (A. Ranieri, Paolina, Napoli, Tipografia Trani, 1883 pp.7-8). In cordiali rapporti col Principe di Metternich, col Conte di Nesselrode, col Duca di Blacas e col Guizot, quando Nicola I di Russia si recò a Napoli nel dicembre del 1845 fu il solo dopo il Re e i Principi Reali ad essere decorato del Gran Cordone di S. Andrea, primo ordine di quell’impero.


Qui alcuni estratti della sua opera

“Itenerario da Napoli a Lecce e nella provincia di Terra d’Otranto nell’anno 1818”

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Ricerche a cura del dott Giovanni Greco;
dott in Conservazione dei Beni Culturali, con laurea in archeologia industriale, è studioso e autore di numerose ricerche sul Salento, Erasmus in Germania nel 1996, ha viaggiato per venti anni in Italia e in Europa, ha lavorato un anno in direzione vendite Alitalia nell’aeroporto internazionale di Francoforte, ha diretto per cinque anni la sezione web di un giornale settimanale cartaceo italiano a Londra, libero professionista, videomaker, artista raku, poeta, webmaster, blogger, ambientalista, presentatore, art director, graphic designer, speaker radio, giornalista freelance Internazionale iscritto presso l’agenzia GNS Press tedesca, collabora come freelance con diverse realtà sul web e sul territorio locale. Dal 1998 è direttore responsabile della rivista on line “BelSalento.com – arte, storia, ambiente, politica e cultura della Terra dei Due Mari – Servizi di Fruizione Culturale”.
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