L’anfiteatro romano di Lecce e la via Appia-Traiana

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ricerche a cura del dott Giovanni Greco

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Anfiteatro romano di Lecce 2021 ricostruzione 3d, dicembre 2021 servizio a cura di Giovanni Greco

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è un monumento di epoca romana situato nella centralissima piazza Sant’Oronzo. Risale all’età augustea.

L’imperatore Gaius Iulius Caesar Octavianus Augustus (Roma 23.9.63 a.C. – Nola 19.8.14 d.C.), fu il fondatore del primo Impero, e iniziò la sua marcia da Lecce nel 44 a.C. L’anfiteatro romano è situato nel cuore di Lecce in una area che nel V secolo a.C. era sepolcrale. L’attuale piazza Sant’Oronzo, patrono della città.

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Storia

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L’anfiteatro romano, insieme al teatro romano, è il monumento più espressivo dell’importanza raggiunta da Lupiae, l’antenata romana di Lecce, tra il I e il II secolo d.C. La datazione del monumento è ancora oggetto di discussione e oscilla tra l’età augustea e quella traiano-adrianea. Il monumento venne scoperto durante i lavori di costruzione del palazzo della Banca d’Italia, effettuati nei primi anni del ‘900. Le operazioni di scavo per riportare alla luce i resti dell’anfiteatro iniziarono quasi subito, grazie alla volontà dell’archeologo salentino Cosimo De Giorgi e si protrassero sino al 1940. Nel 1897 si rischiò l’abbattimento della cappella di San Marco per fare spazio al Sedile, Il provvidenziale intervento del prof. De Giorgi, preservò la colonia veneta nell’ex Piazza dei Mercanti (attuale Piazza S. Oronzo) impedendo la demolizione della chiesa. Scoppiarono accese polemiche sugli scavi che avrebbero sconvolto l’intera piazza. Il maggiore sostenitore del De Giorgi fu il Barone di Castiglione Filippo Bacile. Nel 1910, il De Giorgi ringraziò il Bacile:

“quando nell’anno 1903 vennero in luce i primi avanzi del nostro anfiteatro romano […] ed io ne sollecitai la conservazione al Ministro della P.I., Voi per primo, osservandoli, intuiste la grande importanza del monumento che stava nascosto sotto la Piazza S. Oronzo. Nelle grandi amarezze che allora provai, non tanto per gli insulti quotidiani di gente volgare e ignorante, o per le celie irriverenti ma innocue della stampa locale, quanto per le opposizioni che mi venivano dall’alto e per lo scetticismo delle persone più colte e più autorevoli della nostra città, Voi, Voi solo mi incoraggiaste […] Ed io ebbi fede nelle vostre parole e lottai e andai innanzi vincendo tutti gli ostacoli; ed oggi sono contento di aver dato a questa mia patria adottiva un monumento che nessun’altra città antica di Puglia oggi possiede”.

Lo stesso De Giorgi sostenne che non era necessario mettere in luce integrale scavo dell’anfiteatro, preferendo interventi di musealizzazione della parte emersa sotto la sa direzione. E disse :

“Frattanto converrà rassegnarsi a lasciar sotterra questo insigne monumento, per lo scoprimento del quale bisognerebbe smantellare la piazza S. Oronzo e buona parte delle abitazioni contermini; ciò che non è da noi desiderato. La nostra città si è più e più volte sovrapposta e sostituita all’antica; e questo forma un ostacolo insuperabile a qualsiasi lavoro di ripristino. Non ci resta quindi che raccogliere e ordinare i pochi documenti di fatto sparsi qua e là nell’interno di questa città, affinché non ne sia dispersa la memoria”.

Qui sotto in foto la zona della piazza con i primi lavori di scavo dell’anfiteatro romano e lo smantellamento dell’Isola del Governatore. Sulla sinstra si intravede il palazzo della Banca d’Italia.
Foto dall’archivio di:  Filippo Montinari.demolizioni_1939-41_02

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In epoca fascista l’anfiteatro simbolo dell’era di governo. Lecce, dotatosi del primo Piano Regolatore Generale (P.R.G.) – approvato con Regio Decreto n. 770 dell’8 marzo 1934 e convertito successivamente in Legge n. 1025/34 – potè agire sull’aspetto urbanistico con drastici lavori di sistemazione della piazza mirati a mettere in luce l’anfiteatro. Con il P.R.G., del 1935 e del 1937, vennero redatti due Piani Particolareggiati (approvati con Regi Decreti) che consentirono lo scavo della restante parte dell’anfiteatro che il Prof De Giorgi non aveva voluto far emergere alla luce. Lo sterramento dell’anfiteatro e la demolizione dell’isola delle Capande cominciò a partire dal 1935, con i contributi del Ministero dell’Educazione Nazionale, della Provincia e del Comune di Lecce. Nel 1937 fu anche demolita la “volta a botte lunettata” dell’aula consiliare del Sedile di Lecce. Foto dall’archivio di:  Filippo Montinari. E sempre nel 1937 fu distribuito un opuscolo realizzato dal fotografo Cav. Carlino, rappresentante planimetricamente e assonometricamente il futuro volto della piazza. L’opuscolo aveva l’obiettivo di spiegare ai cittadini di Lecce come sarebbe cambiato il centro della città in seguito alla messa in luce di un quarto dell’anfiteatro e all’abbattimento dei quartieri prospicienti. Il 7 marzo 1938 iniziò ufficialmente lo scoprimento dell’anfiteatro, con la demolite di case e appartenenti al lato occidentale della piazza (Castriota, Sellitto, Della Noce, Ghezzi, Bortone) che divennero l’attuale palazzo dell’Istituto Nazionale delle Assicurazioni. Si salverà solo il Sedile e la cappella di San Marco.

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Anfiteatro romano – foto di Andrea Guido


La strada leccese della

via Appia-Traiana (I sec.)

oggi via Vecchia Surbo (Lecce). In seguito alla sconfitta di Taranto, con la colonizzazione greca, Lecce passò sotto la dominazione dei romani che la fortificarono contro gli attacchi macedoni. L’Appia è fra le più importanti strade romane ed è la prima sulla quale apparvero le pietre miliari; data la sua importanza hià ai tempi della sua creazione,  i Romani la chiamavano: Regina Viarum (Stazio, Silvae 2, 12). ossia la via Appia, che da Roma conduceva a Brindisi. Dice Galeno (medico greco) che fra il 108 ed il 110 d.C., l’imperatore Traiano perfezionò la via Appia e ne ordinò il prolungamento che da lui prese il nome di ‘via Appia – Traiana‘ e che da Brindisi giungeva a Leuca e terminava a Taranto. Passava nell’abitato di Valesium, e di Lupiae e si dirigeva verso Hidruntum, seguendo l’attuale via costiera. La via Traiana era un’opera ambiziosa che consentiva di raggiungere Brindisi, da Roma, in soli tredici giorni, compiendo un viaggio di 560 chilometri, dei quali 296 in terra di Puglia. dc9d42427cbfbcb714056f6df2d4fb57

Qui a confronto la via Appia Antica e la via Appia-Traiana


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Ricerche a cura del dott Giovanni Greco

Giovanni Greco, dott in Conservazione dei Beni Culturali, con laurea in archeologia industriale, è studioso e autore di numerose ricerche sul Salento, Erasmus in Germania nel 1996, ha viaggiato per venti anni in Italia e in Europa, ha lavorato un anno in direzione vendite Alitalia nell’aeroporto internazionale di Francoforte, ha diretto per cinque anni la sezione web di un giornale settimanale cartaceo italiano a Londra, libero professionista, videomaker, artista raku, poeta, webmaster, blogger, ambientalista, presentatore, art director, graphic designer, speaker radio, giornalista freelance Internazionale iscritto presso l’agenzia GNS Press tedesca, collabora come freelance con diverse realtà sul web e sul territorio locale. Dal 1998 è direttore responsabile della rivista on line “BelSalento.com – arte, storia, ambiente, politica e cultura della Terra dei Due Mari – Servizi di Fruizione Culturale”. BelSalento è un progetto a cura del dott Giovanni Greco

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(Isaac Asimov)

 

 

 

 

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