ricerche a cura del dott Giovanni Greco

La balena lunga oltre 30 metri spiaggiata ad Andrano (Le) nel 1827
Nel 1827 fece scalpore il volumetto edito a Napoli (a cura di un sacerdote molisano Giuseppe Sanchez (1771- 1838), dal titolo Le avventure del Gigante del mare, nel quale l’autore raccontava dell’avvistamento di una balena a poche miglia al largo di Otranto e ritrovata morta, in seguito ad incagliamento, il 5 maggio 1827 nei pressi di Andrano in località la Botte. In effetti nella storia del Salento sono spiaggiati molto frequentemente grandi animali che poi son rimasti lungo le coste alla mercè degli eventi. E’ grazie alle cronache che possiamo scoprire gli spiaggiamenti di tartarughe, delfini e grossi cetacei.
Presso il Gabinetto di Scienze Naturali “Cosimo De Giorgi” dell’Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri “Oronzo Gabriele Costa” di Lecce, sono censiti cinque reperti della fauna mediterranea come ad esempio il cranio di Balaenoptera physalus che fu ritrovata spiaggiata nella marina di Andrano (LE) nel 1827, e il cranio di Physeter macrocephalus spiaggiato a San Cataldo (LE) nella metà di ottobre 1833. Peccato che entrambi i resti dei cetacei sono ritenuti dispersi.

Cfr : Archivio Storico dell’Università di Napoli Federico II;

Purtroppo dopo sole due ore dalla partenza del suo ordine, venne informato che parte della carcassa era stata acquistata da privati e fu costretto a chiedere istruzioni al ministro sul da farsi. A questa lettera il Ministro rispose il 16 maggio chiedendo che le ossa della testa e delle coste venissero conservate. Il 20 maggio l’Intendente informò il Ministro che la gran parte delle ossa del cranio erano state “prese” dal Sig. Bacile di Spongano e custodite presso la sua masseria (tranne alcune vertebre e i bulbi oculari che erano, invece, stati presi da un contadino), e che questi chiedeva un compenso per la donazione al Governo. Da quei resti furono estratti circa 900 cantaja di olio (=80t), e il cranio, diviso in tre parti (cranio e due emimandibole), fu trasportato con un grosso carro “addetto a traportare le pietre de trappeti [= frantoi]” da circa 40 braccianti e sei grandi buoi [i Bacile erano una famiglia che si occupava della preparazione dell’olio d’oliva]. Le parti rimanenti dello scheletro andarono perdute.

Fece presente inoltre che aveva dato diposizioni affinché tutti i detentori delle ossa le conservassero e attendessero gli ordini dei sui superiori. Il 26 maggio Luigi Petagna, Direttore del Museo Zoologico dell’Università di Napoli, inviava al Ministro una sua relazione preliminare (richiesta da questi il 23 maggio) redatta però solo sulla base dei primi referti inviatigli dall’Intendenza, lamentando l’impossibilità di fornire il nome preciso della specie, potendo solo affermare che non si trattava di pesce ma di Cetaceo, probabilmente Balaenopteres o Physeter per la presenza di una pinna dorsale, non avendo avuto conferma della presenza o assenza dei denti nella sola mandibola o in entrambe le mascelle (in tal caso sarebbe stato genere “Delfino”). Rassicurava inoltre dai pericoli derivanti dal cattivo odore emanato dalla carcassa. Nel rapporto del 27 maggio l’Intendente informava il Ministro che don Gennaro Bacile, Barone di Spongano, aveva recuperato oltre al cranio anche altre ossa della “balena”, che erano state messe a disposizione del Governo; per tale scopo, chiese l’autorizzazione per pagare il compenso richiesto e da quale fondo prelevarlo. Inoltre propose di trasportare l’ossame tramite una nave governativa dal porto di Otranto a Napoli, o in alternativa, il permesso per noleggiarne una allo scopo. Non si sa per quale
Lo stesso anno un sacerdote molisano, Giuseppe Sanchez (1827), pubblicava in forma anonima un volumetto dedicato ai Cetacei e vi riportava la descrizione dello spiaggiamento nella quale affermava che la misura della lunghezza totale era di 80 piedi [= 26,79 m]. Sanchez conosceva il Direttore del Museo Zoologico, Petagna, e da lui ebbe in visione i disegni ricevuti dal Ministero. È interessante notare che anche Sanchez era convinto che il cranio sarebbe stato portato al Museo Zoologico di Napoli “mercè la generosità di S.M. Francesco I, che con sollecito pensiero promuove le lettere, le scienze e le belle arti”. Ma, evidentemente, così non fu…
I resti dello scheletro rimasero dunque, per 52 anni, nella masseria di Gennaro Bacile (1765-1861); nel 1878-79 fu donato dal nipote Filippo Bacile (1827-1911), uomo di cultura leccese, ad Ulderigo Botti (1822-1906), paleontologo toscano che giunse a Lecce nel 1868 in qualità di Consigliere Delegato alla Prefettura (Biddittu, 1971). Qui, infatti, il Botti fece sorgere, con il sostegno finanziario della Provincia, il primo nucleo di un Museo di Storia Naturale di Terra d’Otranto [un museo dell’Amministrazione Provinciale di Terra d’Otranto], raccogliendo le raccolte degli strumenti scientifici e le collezioni zoologiche, soprattutto ornitologiche e entomologiche, di Oronzio Gabriele Costa e del figlio Giuseppe, inizialmente allogate presso l’Orto Botanico provinciale del Comizio Agrario, collezioni poi incrementate dai reperti archeologici e paleontologici raccolti da lui stesso (De Giorgi, 1907; Rossi & Ruggiero, 2000, 2002). Dopo il 1880 il Botti fu trasferito a Reggio Calabria e le raccolte del costituendo museo furono curate da Cosimo De Giorgi, il quale, divenuto professore di storia naturale nel 1886 presso il nuovo Istituto tecnico «O. G. Costa» di Lecce, nel 1887 ebbe l’incarico ufficiale della cura di detto museo. Questi, infatti, chiese ed ottenne che le collezioni fossero cedute all’Istituto “Costa” in quanto necessarie alla didattica (Colangeli, 1969, 1970, 1971, 1972, 1974).
Cfr : MUSEOLOGIA SCIENTIFICA MEMORIE • N. 12/2014 • 355-362
http://www.anms.it/upload/rivistefiles/c1dec85e33e317f5c2b0e9ccf012505b.pdf
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Ricerche a cura del dott Giovanni Greco;
dott in Conservazione dei Beni Culturali, con laurea in archeologia industriale, è studioso e autore di numerose ricerche sul Salento, Erasmus in Germania nel 1996, ha viaggiato per venti anni in Italia e in Europa, ha lavorato un anno in direzione vendite Alitalia nell’aeroporto internazionale di Francoforte, ha diretto per cinque anni la sezione web di un giornale settimanale cartaceo italiano a Londra, libero professionista, videomaker, artista raku, poeta, webmaster, blogger, ambientalista, presentatore, art director, graphic designer, speaker radio, giornalista freelance Internazionale iscritto presso l’agenzia GNS Press tedesca, collabora come freelance con diverse realtà sul web e sul territorio locale. Dal 1998 è direttore responsabile della rivista on line “BelSalento.com – arte, storia, ambiente, politica e cultura della Terra dei Due Mari – Servizi di Fruizione Culturale”.
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