ricerche a cura del dott Giovanni Greco
IL SALENTO NEL 1799
L’uomo della reazione: Tommaso Luperto.
(di Nicola Vacca).
cfr : http://www.culturaservizi.it/vrd/files/RS39_appunti_note_salento_1799.pdf
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Tommaso Luperto nacque a Lecce il 24 gennaio 1733 figlio di Domenico Oronzo Tommasa e Lucia De Giorgi. La famiglia Luperto era di origini patrizia, avevano stemma nobiliare. Abitavano vicino porta Napoli, presso il palazzo Vergara. In un documento del 1755 si legge che Domenico Oronzo «vive del suo» ed il figlio Tommaso è notato come chierico. Pare che l’Arditi scrisse che «nella prima età vesti l’abito da prete indi gabbò S. Pietro, secondo la frase del Guadagnoli». Studiò leggi in Napoli dove divenne dottore in utroque. L’Arditi dice che per il suo ingegno e cultura fu eletto Primate dell’Accademia degli Spioni. Dal 1773 al 1783 il Luperto, «giovane avvocato di molto grido», fu nominato «Avvocato dei poveri», carica importante e molto ambita in quel tempo. Nel 1787 era Luogotenente del Governatore Regio in S. Pietro in Lama.
Arme della famiglia Luperto
(Dalla villa di Tommaso Luperto in agro di S. Pietro in Lama, ch’egli fece restaurare e decorare nel 1781)
La rivoluzione del 1799 fa balzare in primo piano della vita pubblica Tommaso Luperto, attraverso vicende romanzesche.
L’8 febbraio 1799 giunsero anche a Lecce i cambiamenti della forma di governo. Alla repubblica, senza discutere, aderisce il Preside Marulli con tutta la R. Udienza. Il 9 febbraio si erige nella pubblica piazza l’Albero della Libertà che il giorno dopo viene abbattuto dalla plebe sobillata da preti e reazionari, facendo credere che la statua di S. Oronzo avesse volto le spalle all’innocente simbolo repubblicano. La plebe anarchica è padrona della città. Il Preside Marulli si suicida il 13 febbraio. La città e la provincia rimangono quasi senza governo in balia dei capricci e delle cupidigie della plebe.
- «In quanto al Sig. Luperto, egli non ha certamente la mia stima. Migliaia d’individui gemono nella provincia di Lecce per opera sua. Ed in quanto al suo merito di averla illusoriamente conservata al Re, è questo un merito della topografia del sito, ove i francesi furono trattenuti nell’andare, a motivo del nostro arrivo a Brindisi. Si sa però che, giunto appena il nemico al confine della provincia medesima, il Preside passò ad Otranto per esser pronto ad andar via. Basterà dire, insomma, che in due giorni di dimora da me fatta in Brindisi ho avuto milioni di ricorsi e mi è accaduto di vedere lo straordinario fenomeno che D. Giuseppe Capone, D. Benedetto Mancarella, già membri del Tribunale di Lecce, indi deposti ed imprigionati dal Luperto, indi tradotti nel forte di Brindisi e liberati dai francesi, a me si presentarono, chiedendomi la grazia di essere giudicati da chiunque altro che dal Sig. Luperto. Certamente l’ingerenza di costui in questa provincia, dove tutto è stato felicemente rimesso mediante un sistema di generosità, sarebbe molto rischiosa. Il Sig. Luperto sarebbe forse opportuno a figurare in una camera ardente. Ma ho già detto non esser questo il tempo della severità e lo dichiaro altamente»
- «… giunto a Brindisi ebbi motivo d’inorridire del terrorismo, delle crudeltà, delle severità ingiuste che si esercitavano dal Preside in real nome, e non senza discapito della regia causa…»
- « … comparisce l’ill.ino sig. D. Tommaso Luperto Governatore generale, e Preside in questa Provincia di Lecce e dice come a quest’ora sarà giunto in Lecce il comandante Aculei ottomano da Napoli il quale deve con quello conferire di affari di stato, dove si era portato e mandato dal Carron (?) Bej; ed oltre a questo si attendono a momenti, due corrieri di Cambinetto (sic) Tartari spediti dal Gran Signore alla Corte, li quali potrebbero pure portare a detto sig. Preside dei plichi di conseguenza ed affari interessanti allo stato, li medesimi spediti dal Gran Signore alla medesima Corte; prescindendo dall’altri disimpegni interessanti che potrebbero esservi colla Posta. E come che esso sig. Preside non si trova in Lecce, cosi potrebbe addivenire disordine non indifferente che riguarda lo Stato inteso per non essere in stato dí eseguire l’incarichi che se li potranno dare. Egli a tale oggetto si era accinto alla partenza di (sic) questa città di Gallipoli per occorrere a tanti rilevanti affari, ma chiusaseli la porta di questa suddetta città dal popolo armato, non si è fatto uscire, onde per sua cautela e per non rimanere responsabile presso del più amabile dei Sovrani, il nostro Re Dio guardi, ci ha richiesti protestandosi che la colpa non è sua venendo trattenuto dalla forza. Qual richiesta avendola letta ad alta voce a questa popolazione, che ritirata si era dentro la venerabile Congregazione delle Anime del Purgatorio, la medesima popolazione rispose: che la famiglia armata che steva nel Largo del Castello si rattrovava per la cattura dei Rei di Stato e quelli che trattenevano la sortita da questa città a detto illustre sig. Preside stevano senza armi e soltanto pretesero manifestarli ad istanza di chi si era qui portato per essere venuto senza prevenzione e con truppa più del solito; locchè riferito a detto illustre sig. Preside, lo medesimo replicò che la sua venuta era seguita in forza di una lettera di questo sig.. Sindaco D. Costantino Rossi-d’Alessandro e che la famiglia portata era quell’istessa della quale nell’altre sue sortite per la Provincia si è servito e tuttora si serve per il buon ordine e tranquillità della popolazione. Propterea, etc. … »
- «Verso l’ore otto circa della notte…, da Lecce è partito il sig. Preside D. Tommaso Luperto d’unita col suo segretario D. Pippino Pedaci, li zelanti sig. Santo Vitale Calabrese ed altri per la volta — come si dice — di Napoli per essere stato per ben tre volte della stessa Corte richiamato ; altri per essere stato fatto Consigliere, ma la verità delle cose non si sa nè si appura, perché dove regnano due partiti la verità mai s’appura »
- «Il Re coi suoi sagri caratteri si è degnato rilasciare a D. Tommaso Luperto eletto Gov. dell’Isola di Procida con gli onori e grado di Giudice della Gran Corte della Vicaria con i diritti di patente e si è degnato nel tempo stesso la M. S. di accordare al Luperto il soldo di Giudice di Vicaria. [due. 58 al mese] come lo godeva il suo antecessore De Litteris. Di suo real ordine lo partecipo a V. S. Ill.ma acciò la Scrivania dí Ragione ne disponga l’adempimento. Palazzo, 20 agosto 1804, Luigi De Medici. — Al sig. Principe di Ischitella»
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Ricerche a cura del dott Giovanni Greco;
dott in Conservazione dei Beni Culturali, con laurea in archeologia industriale, è studioso e autore di numerose ricerche sul Salento, Erasmus in Germania nel 1996, ha viaggiato per venti anni in Italia e in Europa, ha lavorato un anno in direzione vendite Alitalia nell’aeroporto internazionale di Francoforte, ha diretto per cinque anni la sezione web di un giornale settimanale cartaceo italiano a Londra, libero professionista, videomaker, artista raku, poeta, webmaster, blogger, ambientalista, presentatore, art director, graphic designer, speaker radio, giornalista freelance Internazionale iscritto presso l’agenzia GNS Press tedesca, collabora come freelance con diverse realtà sul web e sul territorio locale. Dal 1998 è direttore responsabile della rivista on line “BelSalento.com – arte, storia, ambiente, politica e cultura della Terra dei Due Mari – Servizi di Fruizione Culturale”. BelSalento è un progetto a cura del dott Giovanni Greco
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