L’ermellino il mezzo carlino di Ferdinando I d’Aragona 1465 ca

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ricerche a cura del dott Giovanni Grecomedioevo

L’ermellino il mezzo carlino di Ferdinando I d’Aragona 1465 ca

Il mezzo carlino fa riferimento all’Ordine cavalleresco dell’ermellino fu istituito da re Ferdinando I d’Aragona, il cui motto rinascimentale era: “Malo Mori Quam Foedari”  “Meglio morire che essere disonorato”. Il mezzo carlino fu accompagnata dal motto : serena omnia“tutto è tranquillo” e decorum “fa solo ciò che è giusto, onesto e decoroso”.

NAPOLI
Ferdinando I d’Aragona (Ferrante) Mezzo Carlino o Ermellino

Nel 1465 Ferdinando d’Aragona istituì l’Ordine dell’Ermellino, dedicato all’Arcangelo Michele per  legare a sé i baroni fedeli al sovrano dopo la prima congiura dei baroni terminata proprio in quell’anno.

Le monete raffigurano l’impresa dell’Ermellino, collegata all’Ordine cavalleresco omonimo istituito da Ferdinando I d’Aragona nel 1465, da questi consacrato a San Michele Arcangelo.

I mezzi carlini di Ferdinando I, noti come “ermellino”, sono le monete aragonesi d’argento fra le più rare in assoluto per via dell’iconografia dell’animale simbolo dell’ordine cavalleresco dell’ermellino. Furono coniate nel XV secolo nella zecca di Napoli, Lecce, L’Aquila, Pesaro e Urbino.

L’ordine fu istituito il 29 settembre 1465 da re Ferdinando I nel giorno di San Michele quando re Ferrante decise di celebrare la nascita dell’ordine cavalleresco e monarchico dell’Ermellino. Che, a mio avviso, fu istituito per ricompensare con un prestigioso titolo onorifico coloro che gli erano rimasti fedeli durante la guerra contro gli Angiò e la prima congiura dei baroni. La moneta deve il suo nome all’animale raffigurato, un ermellino, anche se la vaga somiglianza con la volpe, fecero sì che queste monete venissero chiamate volpette. In seguito nel ricordo dell’ordine continuò a circolare per alcuni decenni con le “Armelline“, monete d’argento del valore di mezzo carlino fatte coniare per l’occasione da Ferrante e che furono riedite con nuovi coni – leggermente modificati – anche da Alfonso II e Ferdinando II.

“Una delle Armelline d’argento battute a Lecce fu rinvenuta nei movimenti di terra praticati in questa Corte (oggi Corte delle Armelline) (…): conservasi nel nostro Museo Provinciale (oggi Museo Sigismondo Castromediano), insieme all’altra che porta sull’esergo scritto per esteso LICI.” (così scrive Luigi De Simone nella sua “Lecce e i suoi Monumenti” alla fine del XIX secolo).

Quest’esemplare venne battuto a Lecce come riporta al rovescio la scritta LICI al posto delle frequenti sigle del maestro di zecca T.

Il mezzo carlino di Ferdinando I d’Aragona fu accompagnata dal motto “Serena Omnia” (Tutto è tranquillo). Quest’impresa fu poi ripresa anche sui mezzi carlini di Ferdinando II d’Aragona e Alfonso II d’Aragona (…) mentre il motto nel cartiglio “Decorum” si riferisce all’obbligo cavalleresco di fare soltanto ciò che è giusto, onesto e decoroso.

Ag gr. 1,74
Nei coni più comuni appare la T.
Il  diritto mostra lo stemma inquartato d’Aragona di forma ottagonale sormontato da una corona con le armi d’Aragona, Francia, Ungheria e Gerusalemme. L’epigrafe riporta FERRANDVS D G R SIG. Sono conosciute varianti con FERDINANDUS, con “Sicilia” variamente abbreviato, con l’uso di uno o due anelletti per separare i caratteri e anche una rara variante con le scritte in caratteri gotici.

Al rovescio troviamo l’ermellino rivolto a sinistra sormontato da una rosetta. L’epigrafe recita SERENA OMNIA; sopra, cartiglio con DECORVM; in esergo, una T tra due rosette riconducibile al maestro di zecca Gian Carlo Tramontano (1488-1514) qBB/BB.

https://www.lamoneta.it/topic/123429-lecce-ferdinando-i-daragona-mezzo-carlino/

In araldica l’ermellino è considerato simbolo di purezza e ciò è dovuto al fatto che si narra che per catturarlo, i cacciatori, facessero un cerchio di fango (o di sterco) intorno all’ingresso della tana e, una volta che l’ermellino fosse uscito allo scoperto, chiudessero tale ingresso e l’animale, pur di evitare di sporcarsi, si lasciasse catturare. Ora Ferdinando I d’Aragona, tra i suoi numerosi nemici che congiurarono contro di lui, annoverava anche suo cognato, che fece imprigionare. Quando sembrava decisa la sorte del ribelle, Ferdinando I tornò sui suoi passi e non lo fece giustiziare “per non sporcarsi del suo sangue”.

Da questa storia fu istituito l’Ordine cavalleresco dell’ermellino accompagnato dal motto “Malo Mori Quam Foedari” cioè “preferirei morire piuttosto che sporcarmi dal disonorato”.

L’Ordine cavalleresco dell’ermellino Ferdinando I d’Aragona 1463


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a cura del dott Giovanni Greco;
dott in Conservazione dei Beni Culturali, con laurea in archeologia industriale, è studioso e autore di numerose ricerche sul Salento, Erasmus in Germania nel 1996, ha viaggiato per venti anni in Italia e in Europa, ha lavorato un anno in direzione vendite Alitalia nell’aeroporto internazionale di Francoforte, ha diretto per cinque anni la sezione web di un giornale settimanale cartaceo italiano a Londra, libero professionista, videomaker, artista raku, poeta, webmaster, blogger, ambientalista, presentatore, art director, graphic designer, speaker radio, giornalista freelance Internazionale iscritto presso l’agenzia GNS Press tedesca, collabora come freelance con diverse realtà sul web e sul territorio locale. Dal 1998 è direttore responsabile della rivista on line “BelSalento.com – arte, storia, ambiente, politica e cultura della Terra dei Due Mari – Servizi di Fruizione Culturale”.
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