XVI secolo il 1500 – La storia dello ZAFFERANO nel Salento – BelSalento

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ricerche a cura del dott Giovanni Greco

XVI secolo il 1500 – La storia dello ZAFFERANO nel Salento – BelSalento

Nel XV secolo durante il Rinascimento lo Zafferano diviene materia di studio per erboristi e speziali; era conosciuto nelle città di Galatina, Galatone, Grottaglie, Nardò (che dedicava un mercato una volta l’anno allo Zafferano), Oria, Porto Cesareo. Francavilla Fontana ha un’antica leggenda che parla dei riti di una strega che usò Zafferano, artemisia e vino, per fare abortire una donna. A tal proposito va ricordato che anche le donne egizie usavano lo zafferano come abortivo. Alcune fonti fanno risalire la leggenda della strega di Francavilla al XVIII secolo; ma presumibilmente già nel 1400 europeo (e nel Salento) la conoscenza antica (tramandata nei millenni) delle piante, delle erbe e del loro uso (ad esempio come per il nostro Zafferano), poteva rivelarsi pericolosa. Non a caso tra il 1300 e il 1650 il Tribunale dell’Inquisizione della Chiesa Cattolica condannò al rogo molte donne con l’accusa di stregoneria. In realtà molte di loro sapevano solo curare con le erbe, in base alla trasmissione nei tempi degli usi dei culti pagani arcaici. E quella conoscenza è perdurata … sino all’avvento dell’era moderna.

 XVI secolo Il Cinquecento è il “secolo dei Genovesi”. La presenza di potenze economiche forestiere nel mercato locale, mista al fiscalismo di Carlo V, determinò la vendita e l’alienazione di parte dei feudi, come anche il sorgere di dazi sulle spezie. A cavallo fra il XVI e XVII secolo la dominazione spagnola di Carlo V d’Asburgo, si esercitò nella storia del Mezzogiorno con un eccessivo fiscalismo ed un inflessibile rigore ed anche con la massiccia presenza di banchieri e mercanti forestieri, soprattutto Genovesi, che già dalla metà del 1300 avevano numerosi ambasciatori, generali e governatori di provincie nel meridione d’Italia, facilitando nel Regno l’ingresso di numerosi nobili liguri. In quel periodo l’imprenditoria locale era concentrata nelle mani di potenze economiche forestiere, alcuni residenti nel Regno, altri in Genova. Anche la banca toscana degli Strozzi  muove e controlla il mercato. Così che una elitè internazionale si trasforma in elitè locale. Cfr : “Nazione Genovese, Consoli e Colonia nella Napoli moderna, 2001” Cfr: https://books.google.it/ Banchieri e mercanti forestieri, come gli Imperiali a Manduria, acquistarono titoli e possessi feudali entrando a pieno titolo nel gioco delle dinamiche sociali. Verso la fine ‘500 i grandi feudatari meridionali risultavano in crisi profonda (L. MASELLA, La Puglia nel Viceregno spagnolo, in Civiltà e culture in Puglia, 4: La Puglia tra barocco e rococò; Milano 1982). Erano, come attestano i documenti, più ricchi di debiti che di entrate (…) per la loro lontananza rispetto ai centri di produzione della ricchezza (…) in quel periodo si ebbero dazi sulle carni, la bagliva, la zecca, la portulania, ed altro ancora. In questo mondo incombeva minaccioso lo spettro della miseria.
Cfr : http://www.pugliadigitallibrary.it pag 18.
In una dichiarazione di debito, registrata dal notaio Pascarello Rosea il 9 aprile 1508, Nicola Trono di Casalnuovo, oggi Manduria, s’impegna a saldare un debito di cinque once, moneta napoletana, per l’acquisto di un «pezo de zafarana».
Cfr : http://www.alceosalentino.it/zafferano-il-sapore-giallo a cura di Nunzia Maria Ditonno, Santina Lamusta.
Ancora agi inizi del XVI secolo il religioso vicentino Francesco Grassetto da Lonigo, giunto a Otranto nel 1512 a bordo di una galea, descriveva con passione profana la bellezza del luogo citando la presenza dello “zafaran” : Nel uscir del sole da Vadisco dipartimo, et al porto dela città de Otranto, capo di Puglia, sorgemo apresso dele conserve, nostra galia ala torre de san Nicolò, et nel salutar la terra con bonbarde se rompe due mascoli et uno in aqua. Questa terra, quamvis (sebbene) picola capo de Japigia sia, è forte, specialiter da terra, fertile de oij, legumi, vini, frumenti et ancho zafaran e bonbasosi arcoglie per tuto el territorio, è terra mercadantescha; dela abondantia de naranze, limoni et cetroni, che Venetia abondano, non è da enarare, perchè è cosa ad tuti manifesta; ma la quantità de diti giardini, e qualità e amenità et redolentia de li fructi che si trazeno, vis (a stento) enarar (descrivere) si pote. In questi sono aque et fontane iriganti gli fructificanti e odorificanti arbori; et quamvis (sebbene) per tuta Puglia ve ne siano, quivi abondano, et principaliter è li uno de don Rinaldo“.
Cfr : https://clementeleo.wordpress.com
In Terra d’Otranto Antonio de Ferrariis (Galateo) (Galatone, 1444 – Lecce, 1517) nel suo “De Situ Iapigiae” del 1510, menziona lo Zafferano tra le sette cose d’oro (zafferano, mandorle, vino, olio, formaggio, uva passa e fichi secchi) che facevano parte del territorio di Galatone (città famosa appunto per la presenza dello Zafferano selvatico). E ci informa che nel XVI secolo a Galatone lo Zafferano, si pensava fosse una pianta spontanea, e che era conosciuto, coltivato e diffusissimo tanto da essere oggetto di scambi commerciali.  La sua raffinatezza  è tale, dice il Galateo, da competere con quello di Sulmona. Infatti a Galatone c’era la “Via degli incrocati” (l’attuale via Vittorio Emanuele III) presso la quale un tempo vi erano le principali botteghe dedite alla lavorazione e allo smercio del prezioso croco zafferano, che veniva impiegato sia per usi alimentari ma anche per tingere le stoffe. Sempre dal Galateo scopriamo che a Nardò il giorno di Ognissanti aveva luogo la fiera per il commercio dello Zafferano.
 
Nella data del 20 marzo 1529 Otranto ebbe l’approvazione di nuove grazie relativa al commercio dello Zafferano, che furono sottoposte alla Maestà di Carlo V. La fonte è contenuta nel testo “CAPITOLI E GRAZIE CONCESSE ALLA CITTÀ’ DI OTRANTO (1482-1530)” (di : S. PANAREO, In Terra d’Otranto dopo l’invasione turchesca del 1480. In Biv. Stor. Salentina, VIII (1913), 43), in cui si fa riferimento delle condizioni in cui fu lasciato il Salento dopo l’invasione Turca del 1480-81. Le grazie che ottennero i superstiti Otrantini tra il marzo e l’aprile del 1482, furono presentate in quell’anno dai sindaci del tempo Antonello de Garrisio e Franco ed Andrea Afrigino e tutte accolte da Re Ferrante.  In seguito fra le successive grazie apparirà nel 1529 la sopramenzionata grazia inerente lo zafferano. Cfr : http://www.emerotecadigitalesalentina.it/ pagg 135-136 – Paradossalmente nello stesso anno Carlo V tolse alla Città dell’Aquila i privilegi acquisiti e gli aquilani, nell’estremo tentativo di difenderli subirono nel 1529 un saccheggio da parte del principe Filiberto d’Orange, viceré del Regno di Napoli. Filippo, diede l’ordine di costruire “ad reprimendam aquilanorum audaciam” il castello-fortezza dell’Aquila e impose alla Città il cosiddetto taglione di 100.000 scudi necessario per la costruzione dello stesso. Gli aquilani non sapendo come pagare questo taglione accetarono un’offerta dei commercianti tedeschi che si resero disponibili ad anticipare parte di tale somma in cambio dell’esclusiva e del controllo del prezzo dello Zafferano dell’Aquila. Nei “Capitoli concessi dal marchese d’Oria all’Univerità di Casalnuovo (1538-1540)” al Cap. 8 si legge : “Si chiede che, come è antica consuetudine, la decima dello zafferano si debba pesare in frutto, e non in fiore, e che le stesse piante possano entrare nella città attraverso tutte le porte, e non solo dalla porta grande“. I “capitoli” erano grazie, o privilegi che furono concessi alla città di Casalnuovo, l’odierna Manduria, negli anni 1538-1540 dal Marchese d’Oria Giovanni Bernardino Bonifacio (1517-1597).
Cfr : http://www.fondazioneterradotranto.it/
Proprio a dimostrazione degli interessi genovesi nel Salento. Infatti la famiglia genovese degli “Imperiali” nel corso del XVI, XVII e XVIII secolo fu proprietaria di vasti feudi in Terra d’Otranto includendo anche alcuni comuni del brindisino e del tarantino. Fra i titoli della famiglia “Imperiali” ricordo quella di Signore di Casalnuovo (Manduria – 1575); Signore di Francavilla (1575-1639); Principe di Francavilla (1639); Signore di Avetrana (1666); Marchese di Oyra (Oria – 1705); Signore di Maruggio (1715); Signore di Mesagne (1789). Nella metà del ‘500 scriveva L. Alberti (Descrittione di tutta Italia, Bologna 1550) che In Terra d’Otranto “si coltivavano nelle terre più lontane dall’abitato, con zone intermedie ricche di ulivi, viti, mandorli, peri e perastri  (“calaprici”); importanti le coltivazioni del cotone (“bombace”) e del croco,  per ricavare lo zafferano“.
Cfr : http://www.pugliadigitallibrary.it pag 24-25.
In un altro testo datato 1839 “Della storia delle finanze del Regno di Napoli: 1, Volume 3“, a pag 293 si fa menzione di un dazio doganale di “grana dieci a libra” risalente al 1554 per lo Zafferano Cfr: https://books.google.it

Fin dal 1565, quando il feudo dei Bonifacio, comprendente le terre di Casalnuovo, Oria e Francavilla, era passato a Ferdinando Loffredo, e poi a Federico e a Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, fu chiesto dall’università della terra di Francavilla che non fossero annullati i privilegi concessi dai sovrani e rispettati da tutti i feudatari; tra gli altri privilegi «fu chiesto che la ‘zafarána’, usata per condimento, fiore-simbolo della provincia, vantato da Giovanni Bernardino Bonifacio esule a Danzica come fiore delle sue terre, fosse commerciata attraverso tutte le porte della città e che i frutti si potessero vendere senza che prima fossero venduti quelli del feudatario».
Cfr : http://www.alceosalentino.it/zafferano-il-sapore-giallo a cura di Nunzia Maria Ditonno, Santina Lamusta.
In una permutatio del 4 luglio 1579, protocollata dal notaio Felice Pasanisi, Hortensio de la Musta di Casalnuovo cede due «luoghi aperti», siti nel feudo di Uggiano Montefusco, in cambio di «dieci tomoli di groci», cioè di crochi, molto probabilmente bulbi. Per informazione si consideri che un tomolo dell’epoca, misura di capacità, doveva equivalere al volume di 55 litri.
Cfr : http://www.alceosalentino.it/zafferano-il-sapore-giallo a cura di Nunzia Maria Ditonno, Santina Lamusta.
Lo zafferano, che ha proprietà aperitive, aromatizzanti, coloranti, digestive, emmenagoghe, lenitive, stimolanti, con il nome di croco o di crogo, veniva prescritto in medicina come è documentato in Centum historiae di Epifanio Ferdinando, medico in Mesagne dal 1594 al 1638.
Cfr : http://www.alceosalentino.it/zafferano-il-sapore-giallo a cura di Nunzia Maria Ditonno, Santina Lamusta.
A Cavallo fra Medioevo e Rinascimento Girolamo Marciano (Leverano, 1571 – Leverano, 1628) nel suo “Descrizione, Origini e Successi della Provincia d’Otranto (il manoscritto verrà pubblicato in Napoli nel 1855) scriverà «Quindi caminando più oltre miglia due si trova la terra di Maruggio, miglio uno dalla marina distante. Chiamano questa terra Marubium, altri Maurubium e Maurusium, da’ Mauri, ovvero Mori, i quali dicono averla abitata […]. Oggi si possiede questa terra dalla Religione di Malta de’ Cavalieri di S. Giovanni, a cui la donò una donna cognominata de Pandis per avere i Cavalieri accettato nella religione un suo figliuolo per nome……. l’anno….. Giace questa Terra in luogo fertile, ameno, e salutifero. Ha dalla parte di tramontana un colle, che le fa riparo, e dall’ostro un miglio lontano il mare, dall’oriente ed occidente campagne ed oliveti con territorii fertilissirni d’erbaggi, grani, vini, olii, lini, zafferano, uve passe, fichi, ed altri frutti in abbondanza. Mancano solamente in questo luogo quieti e pacifici abitatori, percioecchè la maggior parte attendono ad altro (sia di quei che vi abitano, o che sia genio o natura del luogo, con buona pace loro) che alle perfidie ed ai litigi, consumandosi e distruggendosi l’un l’altro nella roba e nella vita […]».
Cfr : http://www.lavocedimaruggio.it
Ancora oggi nelle aree più interne del bosco di Maruggio, è possibile trovare cespugli di timo e zafferano selvatico nella fitta pineta di pini d’Aleppo e anche nel sottobosco affianco alle tipiche piante della macchia mediterranea tra cui la filirea, l’olivastro, il lentisco, la ginestra spinosa.
Ed ecco una meravigliosa mappa in cui appare la scritta  “Hic tractus abundat crocu“. La prima edizione di questa carta risale al 1567 ma fu stampata nel 1601; è la famosa (eppur rara) “Corographia. Jacobo Castaldo Auctore – Ortelius A., (Tratta dal “Theatrum orbis terrarum”) di Abramo Ortelio (1527-1598). Questa carta fu stampata la prima volta a Venezia nel 1567 ed è la più antica carta regionale della Puglia, praticamente privilegia la Terra d’Otranto. Compare dal 1573 nel Theatrum Orbis Terrarum dell’Ortelio. La carta dal 1595 nel “Theatrum” venne accoppiata con la Calabria del Parisi, presente in questa raccolta. Scala 1:600.000. (Koeman [7490:31]). Giacomo Gastaldi fu astronomo, cartografo, ingegnere, attivo in Venezia dal 1539. Quattro sue annotazioni compaiono in questa carta. Tra queste, una in cui l’autore identifica verso la fine della penisola una vasta area senza paesi, sul versante Ionio ad ovest, a nord : in senso orario confinante con Liste, Galletina, S.Pietro, ad ovest: S.Donato, Starnatio, a Sud: Noia, Acquarica, Felino su cui scrive: “Hic tractus abundat crocu“. Evidentemente Gastaldi allude al prezioso e salutare zafferano che si ottiene dal pistillo del fiore di crocus sativus, della famiglia delle Iridacee, di colore lilla-porpora.

1567 “Hic tractus abundat crocu” Ortelio – Gastaldi

Ed è attestata la presenza dello Zafferano nel paesaggio agrario del Salento della fine del medioevo, nella zona di Apigliano (Martano, Le). Ho trovato l’utilissima informazione nel testo “Archeologia del paesaggio medievale. Studi in memoria di Riccardo Francovich”  a cura di Stella Patitucci Uggeri.
Cfr: https://books.google.it pag 341-342

Segui qui l’intera COLLEZIONE DEI VIDEO DI BELSALENTO.COM SULLA STORIA DELLO ZAFFERANO NEL SALENTO : dai Fenici a oggi III millennio; la storia completa della spezia più antica della Terra dei due mari. Lo studio degli autori salentini che hanno menzionato lo Zafferano nel corso dei secoli qui nel Salento. A cura di Giovanni Greco per i Servizi di Fruizione Culturale di BelSalento.com Terra dei Due Mari

1) FENICI – La storia dello ZAFFERANO nel Salento – BelSalento
2) MICENEI – La storia dello ZAFFERANO nel Salento – BelSalento

3) RITI ELUSINI – La storia dello ZAFFERANO nel Salento – BelSalento
4) MESSAPI – La storia dello ZAFFERANO nel Salento – BelSalento

5) GRECI – La storia dello ZAFFERANO nel Salento – BelSalento
6) ROMANI – La storia dello ZAFFERANO nel Salento – BelSalento

7)
8) BIZANTINI – La storia dello ZAFFERANO nel Salento – BelSalento

9) SARACENI – La storia dello ZAFFERANO nel Salento – BelSalento
10) NORMANNI e FEDERICO II – La storia dello ZAFFERANO nel Salento – BelSalento

11) MEDIOEVO – La storia dello ZAFFERANO nel Salento – BelSalento
12) XVI SEC – La storia dello ZAFFERANO nel Salento – BelSalento

13) il 1700 – La storia dello ZAFFERANO nel Salento – BelSalento
14) BORBONE e l’800 – La storia dello ZAFFERANO nel Salento – BelSalento

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Ricerche a cura del dott Giovanni Greco;
dott in Conservazione dei Beni Culturali, con laurea in archeologia industriale, è studioso e autore di numerose ricerche sul Salento, Erasmus in Germania nel 1996, ha viaggiato per venti anni in Italia e in Europa, ha lavorato un anno in direzione vendite Alitalia nell’aeroporto internazionale di Francoforte, ha diretto per cinque anni la sezione web di un giornale settimanale cartaceo italiano a Londra, libero professionista, videomaker, artista raku, poeta, webmaster, blogger, ambientalista, presentatore, art director, graphic designer, speaker radio, giornalista freelance Internazionale iscritto presso l’agenzia GNS Press tedesca, collabora come freelance con diverse realtà sul web e sul territorio locale. Dal 1998 è direttore responsabile della rivista on line “BelSalento.com – arte, storia, ambiente, politica e cultura della Terra dei Due Mari – Servizi di Fruizione Culturale”.
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