Salento : la Valle della Cupa

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ricerche a cura del dott Giovanni Greco

La Valle della CUPA

Luigi Paolo Pati – Bacino della Cupa

Il toponimo “Cupa” si trova attestato anche in alcuni documenti del 1648 e nel Catasto Onciario del 1755. L’avvallamento della Cupa è individuabile nella antica cartografia, con i riferimenti di : “Giardino della Cupa“, “Fondo la Cupa“, “il Cupone“, o semplicemente “Cupa”. Nei dialetti salentini e dalla toponomastica notiamo che il termine “Cupa” indica un infossamento, una conca; e per l’appunto la valle della Cupa si estende proprio all’interno di una depressione. L’espressione “Cupa”, di origine greca, indica luoghi paludosi, e nella zona da Novoli a Campi sino a Cavallino sta ad indicare anche doline, fondi e Masserie.

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Il toponimo “Cupa” si trova attestato anche in alcuni documenti del 1648 e nel Catasto Onciario del 1755. L’avvallamento della Cupa è individuabile nella antica cartografia, con i riferimenti di : “Giardino della Cupa“, “Fondo la Cupa“, “il Cupone“, o semplicemente “Cupa”. Nei dialetti salentini e dalla toponomastica notiamo che il termine “Cupa” indica un infossamento, una conca; e per l’appunto la valle della Cupa si estende proprio all’interno di una depressione. L’espressione “Cupa”, di origine greca, indica luoghi paludosi, e nella zona da Novoli a Campi sino a Cavallino sta ad indicare anche doline, fondi e Masserie.

La valle della Cupa comprende l’area ad ovest di Lecce, storicamente conosciuta come “Valle della Cupa” caratterizzata da una depressione carsica che geomorfologicamente è composta da un’avallamento, ossia una fossa naturale, formatasi in epoca preistorica e abitata sin dal Neolitico; una grande depressione carsica (che soprattutto nella zona di Novoli, ha dato origine a depressioni – inghiottitoi – localmente conosciuti come “Vore”), con al centro Lecce  che si estende ai piedi delle piccole alture più settentrionali – che costituiscono le ultime inflitrazioni del sistema delle Murge nel tavoliere salentino – dette Serra di Madonna dell’Alto (Campi Salentina), Serra di Sant’Elia (Trepuzzi, caratterizzata da una dorsale collinare rivestita di manto boschivo secolare di querce, pini e lecci, morfologicamente digradante verso la vallata) e Serra di Monte d’Oro (Novoli, il cui nome è dovuto per la presenza di sabbie gialle micacee, con ancora la presenza di preistoriche tracce viarie – come attesta “la strada della vite” e del menhir Pietragrossa in Novoli – e del sistema di centuriazione romana e da antiche strade come la via Vecchia Napoli).

Qui un bellissimo disegno a cura di Luigi Paolo Pati

Nell’intera zona è colma di banchi calcareniti, cave di argilla e sono ancora presenti campi di vite, alberi da frutto, ville, cascine, neviere, casini di caccia, edicole votive, di chiesette e campanili, muretti a secco, furnieddhri, terrazzamenti, neviere, pajare, resti di tracciati viari, appartenenti a diverse epoche storiche. Nei percorsi interni alla Valle della Cupa è estremamente interessante notare ciò che resta delle più antiche tracce della frequentazione umana in questo territorio, come anche del sistema di cupole e campanili dei piccoli centri. Durante il XVI secolo, da Lecce partiva  una fitta rete viaria che attraversava l’intera area della “Cupa”. Le stesse strade furono riportate in alcuni documenti del XVII e XVIII secolo, come per la vecchia strada Lecce-Copertino, e per quella che da Porta Rudiae (Lecce) portava a Leverano.

I comuni della valle della Cupa, con relativa altimetria : I confini possono essere delimitati dall’isoipsa di 38-40 metri slm, per un’area delimitata a NE dalla Serra di Sant’Elia (58 m), da Monte d’Oro (60m) e da Rudiae, al di là dei quali si trovano i comuni di San Pietro in Lama (43 m), Lizzanello (42 m), Squinzano (48m), Trepuzzi (54m) e Lecce (50m), e delimitata ad Ovest da una corona di comuni che le stanno a ridosso: San Donaci, Veglie, Guagnano, Salice, Leverano e Copertino, storicamente e culturalmente affini alla Valle della Cupa.
Al suo interno compaiono Vernole (38 m), Monteroni, San Pietro, Lequile, San Cesario, Surbo e Cavallino a quote comprese tra 38 e 40 metri slm;
Campi, Novoli, Carmiano, Monteroni e Magliano tra 30 e 35 metri slm;
Arnesano tra 29 e 32 metri slm, nel cui agro viene toccato il picco minimo di 17 metri.
Il comune di San Donato (79 m) è leggermente decentrato, ma buona parte del suo territorio va a completare la compagine cupana, incuneandosi tra quelli di Lequile, San Cesario di Lecce (42 m), e Cavallino (38 m).

Luigi Paolo Pati‎ – Istituto Topografico Militare 1874 La Valle della CUPA

L’avvallamento della “Cupa” raggiunge la sua massima depressione nei pressi di Arnesano (18 m. sul livello del mare), mentre 22 metri si raggiungono nei pressi dell’insediamento archeologico di “Maria Quarta” , la cosiddetta “Vora” di Maria Quarta.


Luigi Paolo Pati – L’area del Villaggio Neolitico di Riesci e il reticolo di strade che da esso si diramano nella Valle della Cupa
Luigi Paolo Pati‎ – La Preistoria nella Valle della CUPA RIESCI RUDIAE CAVALLINO

Risorse fisiche e culturali confermano l’importanza dell’area come insediamento di antico impianto. Numerose sono le testimonianze che attestano l’antica frequentazione degli insediamenti e delle strade della valle della Cupa, che si collegavano con il resto della Penisola e che risalengono all’era preistorica; come per i percorsi del villaggio neolitico (a nord di Arnesano), del Rione Riesci (oggi adibito a Parco Archeologico). Una strada, ancora in gran parte esistente, collegava  il villaggio neolitico di Riesci con l’abitato dell’età del bronzo di Cavallino, a metà di essa, in epoca messapica si sviluppò la città di Rudiae con il suo famoso ANFITEATRO romano di RUDIAE. Nel raggio di circa 10 km sono distribuite le tracce – ancora presenti – del sistema viario della centuriazione romana.

Il primo a farne menzione fu il De Giorgi nei suoi Bozzetti di Viaggio de la Provincia di Lecce del 1887. Parlava del “Villaggio di Riesci” in agro di Arnesano (Lecce), che egli descriveva così: “Nell’interno della villa Sant’Antonio ha poi una ricca e importante raccolta di oggetti litici rinvenuti nei dintorni di Lecce, in un’area compresa tra Carmiano, Monteroni, Lecce e la stazione di Surbo, (…)  Vi sono armi e utensili di selce e di ossidiana dell’età neolitica e molte terre cotte in frammenti. L’abbondanza delle selci, il ritrovarne molte di lavoro incompiuto, il vedere alcuni nuclei e percussori, lascia supporre con molto fondamento di verità che nell’area su mentovata vi fosse una officina neolitica“.

Si ha una carta archeologica manoscritta da Luigi Giuseppe de Simone, in cui sono riportati i luoghi di provenienza degli utensili di epoca preistorica – raccolti nell’esplorazione dell’ottobre 1872 (Mario Cazzato 1991).

Cosimo De Giorgi definiva la “Cupa” il “Tivoli dei leccesi” in quanto, per il terreno fertile e la vicinanza al capoluogo, rappresentava una meta ambita dai nobili leccesi che, a partire dal ‘400, scelsero l’avallamento della “Cupa” per edificare le loro ville estive e residenze di caccia. Fra queste antiche ville, ricordiamo : villa Romano e villa Cerulli a Monteroni, villa Franchini sulla via Lecce-San Pietro in Lama, villa Mellone. La meta privilegiata delle residenze di villeggiatura dell’aristocrazia salentina sono stati i territori tra Arnesano e Monteroni, che erano conosciuti fin dall’antichità per la salubrità dell’aria. La presenza di terreni fertili, la facilità di prelevare acqua da una falda poco profonda, la presenza di banchi calcareniti da usare come materiale da costruzione, furono i fattori che facilitarono lo sviluppo di insediamenti e di attività umane nell’area della Cupa.

La Masseria Terenzano in area di Campi è una villa rustica di età romana, divenuta poi casale medievale. L’area di Masseria Bagnara in Squinzano, nacque su insediamenti rustici di età romana e nel XIII secolo un antico casale medievale. La Masseria (già descritta nella mappa corografica del feudo di Squinzano del 1761 e nel Librone del General Catasto dell’Università della terra di Squinzano del 1756 – Archivio di Stato di Napoli), è la tipica masseria salentina che gradualmente si trasforma in residenza estiva o abitazione stagionale della nobiltà locale. Queste architetture sono in genere riconoscibili per i prospetti, semplici e lineari, dalle cornici e mensole poco aggettanti e dalle mura  intonacate color ocra.

cfr : http://www.supermeteo.com/valle-della-cupa.php


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Ricerche a cura del dott Giovanni Greco;
dott in Conservazione dei Beni Culturali, con laurea in archeologia industriale, è studioso e autore di numerose ricerche sul Salento, Erasmus in Germania nel 1996, ha viaggiato per venti anni in Italia e in Europa, ha lavorato un anno in direzione vendite Alitalia nell’aeroporto internazionale di Francoforte, ha diretto per cinque anni la sezione web di un giornale settimanale cartaceo italiano a Londra, libero professionista, videomaker, artista raku, poeta, webmaster, blogger, ambientalista, presentatore, art director, graphic designer, speaker radio, giornalista freelance Internazionale iscritto presso l’agenzia GNS Press tedesca, collabora come freelance con diverse realtà sul web e sul territorio locale. Dal 1998 è direttore responsabile della rivista on line “BelSalento.com – arte, storia, ambiente, politica e cultura della Terra dei Due Mari – Servizi di Fruizione Culturale”. BelSalento è un progetto a cura del dott Giovanni Greco

i miei viaggi in Europa dal 1996 al 2014 – Giovanni Greco

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Se la conoscenza può creare dei problemi, non è con l’ignoranza che possiamo risolverli (Isaac Asimov)

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