Quando non esistevano le termocoperte ogni notte c’era sempre un prete o una monaca per ogni letto

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ricerche a cura del dott Giovanni Greco

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La società contadina ha sempre saputo ingegnarsi e ironizzare sulle comodità della vita quotidiana. Infatti quando non esistevano le termocoperte ogni notte c’era sempre un “prete” o una “monaca” per ogni letto : ossia lo scaldaletto in legno.

Un tempo non molto lontano (due generazioni or sono) per scaldare le case durante l’inverno, c’era al massimo una stufa a legna o un camino, che erano di solito in cucina. Ma allora da novembre a marzo come si scaldavano le camere da letto, quando ancora non esistevano le termocoperte e i termosifoni? Semplice : con l’ingegno e l’esperienza contadina : la “Monaca” (e il “Prete”) era la soluzione. Ed era un espediente tecnologico diffusissimo in tutta Italia e in uso anche qui nel Salento. Si trattava di uno scaldaletto in legno che si inseriva fra le federe del materasso e il lenzuolo. Le aste in legno, formavano due coppie ricurve, unite agli estremi, poste lateralmente sopra e al di sotto di una gabbia cuboidale aperta, avente base quadra centrale ricoperta di lamiera (per evitare bruciature provocate da eventuali fuoriuscite di faville dal braciere che vi veniva posato). Al centro vi si posizionava quindi un braciere (in genere era un contenitore di metallo, ferro o rame, oppure terracotta), che veniva riempito di braci prese dal braciere (lu “focalire“) o dal caminetto; e con questi mozziconi ardenti si poteva scaldare il letto e le coperte prima di coricarsi. La struttura in legno era il prete, il contenitore della brace era la monaca. La cenere e le braci asciugavano e toglievano dal letto tutta l’umidità, riscaldando la zona tra le lenzuola in maniera uniforme e prolungata. Ed era un piacere entrare nel letto caldo caldo.

L’uno quindi era in funzione dell’altro, in una sorta di gioco di relazioni. Per i riferimenti religiosi dei nomi “prete” e “monaca”,  forse ha influito il legame tra società agricola e religione, oppure hanno avuto origine da segmenti ironici, dissacranti, maliziosi o “boccacceschi”, della vita paesana e contadina che il popolo aveva nei confronti di certe realtà ecclesiastiche. Sicchè ogni notte c’era sempre un”prete” o una “monaca” per ogni letto!

Questo in foto fa parte della mia modesta collezione di reperti del Salento. Risale al 1930, lo usava mia nonna Amelia in Salice e devo dire che ne conservo un graditissimo ricordo anche se non l’ho mai provato … ma sono incuriosito. Lo testerò!

Una volta inserito nel letto, teneva sollevate le coperte e permetteva al calore di diffondersi. Si è usato in quasi tutto il territorio italiano e salentino e non solo nelle case di campagna o delle famiglie meno abbienti. Era ancora in uso sino agli anni ’60, ’70 del 1900.

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Ricerche a cura del dott Giovanni Greco;
dott in Conservazione dei Beni Culturali, con laurea in archeologia industriale, è studioso e autore di numerose ricerche sul Salento, Erasmus in Germania nel 1996, ha viaggiato per venti anni in Italia e in Europa, ha lavorato un anno in direzione vendite Alitalia nell’aeroporto internazionale di Francoforte, ha diretto per cinque anni la sezione web di un giornale settimanale cartaceo italiano a Londra, libero professionista, videomaker, artista raku, poeta, webmaster, blogger, ambientalista, presentatore, art director, graphic designer, speaker radio, giornalista freelance Internazionale iscritto presso l’agenzia GNS Press tedesca, collabora come freelance con diverse realtà sul web e sul territorio locale. Dal 1998 è direttore responsabile della rivista on line “BelSalento.com – arte, storia, ambiente, politica e cultura della Terra dei Due Mari – Servizi di Fruizione Culturale”.
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