Matteo Tafuri da Soleto 1452 – 1584 il “Nostradamus salentino” – BelSalento

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ricerche a cura del dott Giovanni Greco

personalità storicheMatteo Tafuri Soleto 1452 (?), 8 ago 1492 – Soleto, 18 nov 1584
 “umile son et umiltà me basta. Dragon diventaro se alcun me tasta“.

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Matteo Tafuri

Filosofo, alchimista, letterato, medico, poeta, teologo, astronomo, matematico e astrologo.  XV e XVI sec. Meglio conosciuto come il “Socrate di Soleto“, Matteo Tafuri, alchimista, filosofo, astronomo, astrologo e scienziato, nacque a Soleto nel 1452. Allievo del noto grecistaSergio Stiso di Zollino. Visse molto tempo all’estero: si laureò in Francia alla Sorbona; e ancora visse n Germania, Spagna, Asia minore, Africa settentrionale etc. Fu consigliere delle più grandi famiglie del Regno. Alla corte parigina, fu in contatto con gli ermetici del tempo. Poi tornò a Soleto dove insegnò latino, greco, letteratura, fisica e matematica. L’Inquisizione lo accusò di stregoneria. E ancora oggi, presso la sua casa del centro storico di Soleto,  si legge l’iscrizione: “umile son et umiltà me basta. Dragon diventaro se alcun me tasta“.

La leggenda, gli attribuisce la costruzione della guglia di Soleto, eseguita in una notte per magia dal mago Tafuri. La leggenda dice che la Guglia Orsini (il campanile di Soleto)  fu eseguita dal nulla dal Tafuri in una notte sola aiutato da alcuni demoni e streghe. Le streghe scolpirono le sculture; i diavoli alati, alla luce delle fiaccole, avrebbero trasportato massi, colonne, architravi. Al canto del gallo quattro diavoli rimasero pietrificati ai quattro angoli del campanile ed ancora oggi visibili.

A cura del dott Giovanni Greco

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da Wikipedia
http://it.wikipedia.org/wiki/Matteo_Tafuri

Fu un versatile e bizzarro ingegno, che dopo studi universitari a Napoli, Parigi, Salamanca si ritirò nella sua natia Soleto (nel Salento) dove aveva un cenacolo di allievi filosofi del platonismo esoterico. BiografiaIl “Socrate di Soleto”, illustre rappresentante del Rinascimento, fu una personalità eclettica ed un affascinante intellettuale dei suoi tempi, amante della conoscenza e studioso e di molteplici campi del sapere: alchimia, filosofia, astronomia, astrologia, medicina, fisiognomica, magia naturale. Al centro dei suoi interessi vi era l’interesse e lo studio dei fenomeni della Natura, l’Anima del Mondo, il miracolo e le meraviglie del Creato e l’unicità irripetibile di ogni Essere Umano.Considerato alla stregua di un “Nostradamus salentino” fu onorato e temuto per le sue capacità divinatorie e fisiognomiche tanto da attribuirgli poteri occulti e demonologici. Un suo ritratto col rosso copricapo della Sorbona si trova nel dipinto del 1580 (ad opera del galatinese Lavinio Zappa) della Madonna del Rosario nella navata sinistra della Chiesa Matrice di Soleto. Fu sepolto dapprima nella chiesetta di “S.Lorenzo (delli Tafuri)” adiacente alla sua abitazione e poi, dopo la demolizione della cappella nel 1672, nel Monastero di San Nicola in una cassa di legno con lo stemma della famiglia.Sull’architrave della sua casa natale è inciso il motto:
«HUMILE SO ET HUMILTA’ ME BASTA. DRAGON DIVENTARO’ SE ALCUN ME TASTA»
Con quest’iscrizione Matteo Tafuri esprimeva e manifestava ai cittadini e a chiunque passasse dalla sua dimora la sua mite natura caratteriale, mortificata dalle ingiurie e maldicenze in conseguenza delle quali poteva trasformarsi, ironicamente, attraverso alchimia e magia, in un dragone. Nella Soleto del Cinquecento era diffusa la consuetudine di incidere sulle architravi delle finestre, sui cornicioni dei balconi o all’interno di uno stemma, delle epigrafi con la finalità di motto. Un proverbio, una citazione, un passo letterario, filosofico, o religioso, e un pensiero personale descrivevano la personalità e le attitudini del padrone di casa o invitavano il passante a riflettere su un tema o un monito saggio e profondo.

LA PROFEZIA DELL’APOCALISSE DEL TAFURI

Tafuri scrisse in una sua predizione che l’apocalisse in Terra sarebbe arrivata preceduta da un segnale: due giorni di neve in Salento. Ecco ciò che scrisse Tafuri:

“Salento di palme e mite scirocco, Salento nevoso ma mai dopo il tocco. Due giorni di neve due lampi nel cielo, il Mondo finisce lo so non lo anelo”.

Lo scritto fu trovato nel suo diario nascosto sotto l’architrave della sua abitazione e rinvenuto solo di recente da alcuni ricercatori. La notizia sta facendo il giro del web ed è stata ripresa da molti siti stranieri. Tra l’altro la profezia sarebbe racchiusa non solo nelle sue parole, ma anche nello stemma della sua famiglia, un’aquila a due teste che domina su una palma, ghermita da un fulmine sui due lati. La leggenda infatti narra “che quest’immagine nasconda il segreto della Fine del Mondo: l’aquila a due teste, è l’antico simbolo orientale del ghiaccio e della bufera, la palma è il Salento, dove la temperatura è sempre mite, e i fulmini indicano che si tratta di una bufera di neve fuori dall’ordinario; la neve infatti, non è mai accompagnata da fulmini. Due fulmini, come due i giorni, in cui l’evento si deve verificare”.

Lo stemma della famiglia, presente sulla porta della casa natia, è costituito da un albero di quercia con due fulmini che si scagliano contro ma non lo colpiscono. Un’aquila bicipite scolpita sopra fa pensare ad un’origine albanese della famiglia già presente a Soleto nel XIV sec. Infatti molte fami25335f_5ebfa5982e3841bf9e915612fd1e1ef2glie albanesi e greche di confessione cristiano-ortodossa e cattolica dal XIII al XVI sec. furono costrette a fuggire ed alcune emigrarono nel Salento a causa dell’avanzata dei Turchi mussulmani che occupavano i loro territori. “Del salentin suol gloria ed onore” lo definisce il De Tommasi. E davvero egli fu, tra i molti filosofi, scienziati ed eruditi che fiorirono in Puglia tra la metà del XV secolo e l’inizio del XVII, il più universalmente noto. Partito da Soleto per Napoli poco più che ventenne, per approfondirsi nella matematica e nella medicina dopo la preparazione umanistica ricevuta a Zollino da Sergio Stiso, vi tornò avanti negli anni, famoso in tutto il mondo e pieno di gloria. Desideroso solo di pace fisica e mentale, aprì una pubblica scuola di greco, latino, matematica, fisica e medicina.

L’Alchimista di Soleto MATTEO TAFURI del 1500 con Tommaso Margari e Francesco Manni – le serate culturali galleria “La Colonna” Salice 12 aprile 2017

L’Alchimista MATTEO TAFURI del 1500 con Tommaso Margari e Francesco Manni – le serate culturali galleria “La Colonna” Salice 12 aprile 2017

ricerche a cura del dott  Giovanni Greco


https://youtu.be/1tsHjMlSNQ8

In questo video “Una nuova indagine a livello astrologico e psichico compiuta da Tommaso Margari, (scrittore, astrologo e ricercatore spirituale) getta una nuova luce sul grande mago e alchimista del 1500 di Soleto: Matteo Tafuri“.


di Giuliana Lubello

SOLETO (LE ) – L’ALCHIMISTA MATTEO TAFURI E LA GUGLIA

Vie strette e antiche mura, ma soprattutto una piccola piramide antichissima che testimonia come questo paesino sia stato fondato da quel popolo misterioso che erano i messapi. Ma una delle cose più strabilianti di questo paesino leccese è il ritrovamento della minuscola mappa di Soleto, graffita su un vaso di terracotta nel 500 a.C circa.
Soleto fin dall’antichità fu considerato il luogo della magia: una magia data dalla natura, ma anche fatta di superstizione e di malocchio. Qui, in questa cittadina a pochi km da Lecce, sono famosi i riti delle macare e le epigrafi incise sulle case. Su una di queste ancora si legge: Fortuna Quod Vult.
Ma parlare di Soleto e non citare Matteo Tafuri è impossibile.
Sulla sua modesta casa di Soleto si può ancora leggere questa frase: Humile so et humiltà me basta, dragon diventaro se alcun me tasta.
Secondo alcuni con questa iscrizione Matteo Tafuri manifestava a chiunque passasse davanti alla sua casa la sua mite natura, mortificata dalle ingiurie e maldicenze in conseguenza delle quali poteva trasformarsi, ironicamente, attraverso alchimia e magia, in un dragone. Secondo altri invece l’iscrizione è una vera e propria minaccia, un avvertimento a lasciarlo fare.
In ogni modo il tutto è corredato da uno stemma enigmatico. Ma chi era Matteo Tafuri? Certamente un filosofo, un alchimista, un letterato, un medico, un poeta, un teologo, un astronomo, un matematico e un astrologo. Eppure ancor oggi il suo personaggio è avvolto nella leggenda e le uniche notizie ufficiali su di lui si trovano ne Il Codice Vaticano 2264. Nacque a Soleto nell’anno della scoperta dell’America e dopo aver trascorso una vita in giro per il mondo ritornò nel suo paese natale ove morì quasi cento anni dopo nel 1584. Tafuri ebbe una vita intensa e movimentata a tal punto che rischiò di essere bruciato sul rogo perché sospettato di stregoneria. Nei suoi anni trascorsi a Napoli si interessò di Astrologia dalla quale apprese di possedere un istinto innato per la divinazione. Forse proprio questa sua “abilità” potrebbe essere stata la causa della sua prigionia in Irlanda ove fu accusato di stregoneria. Ma Tafuri da Soleto non andò solo a Napoli, ma anche a Venezia, dove in un momento di rabbia e disperazione bruciò buona parte dei suoi scritti. Poi in Polonia, Germania, Francia dove si laureò all’università della Sorbona in Medicina e Filosofia, e poi ancora in Spagna, Africa Settentrionale, Persia ed Asia.
Ma veniamo all’aspetto più esoterico del personaggio. Dopo essersi laureato alla Sorbona fu frequentatore assiduo della corte parigina ove entrò in contatto con le correnti ermetico esoteriche dell’epoca. I dotti del tempo come Giovan Battista della Porta e il Chioccarelo, misero subito in evidenza l’aspetto esoterico delle conoscenze di Matteo Tafuri e le sue capacità magico-divinatorie. Nonostante ciò il famoso chirurgo Mariano Santo da Barletta lo citò nella prefazione del “Commentario dell’opera di Avicenna”.
Insomma siamo di fronte a un personaggio eclettico che pur se in odore di magia era rispettato per le sue conoscenze anche dagli “scienziati dell’epoca”.
Eppure a Soleto si colse solo l’aspetto negativo della popolarità del proprio concittadino. Infatti Tafuri non era visto come il dotto e il sapiente che l’Europa acclamava ma come un pericoloso mago capace dei più oscuri incantesimi. Nel suo paese natio si dedicò all’insegnamento di greco, latino, matematica, fisica e all’esercizio della professione medica, ma sembra avesse anche un cenacolo di allievi filosofi seguaci del platonismo esoterico. Questo Socrate di Soleto, era un uomo eclettico e intellettuale. Amava la conoscenza e i suoi interessi erano poliedrici: alchimia, filosofia, astronomia, astrologia, medicina, fisionomica e magia naturale. Proprio quest’ultima costituiva forse il nucleo dei suoi studi: analizzare i fenomeni della Natura, l’Anima del Mondo, il miracolo e le meraviglie del Creato. Bisogna ricordare che ci troviamo in pieno rinascimento e spesso la figura di Tafuri fu accostata a quella, ben più nota, di Nostradamus. Esercitò con successo la professione medica ma fu dai popolani considerato “Mago” in quanto cultore di scienze inusuali quali l’Astronomia e l’Astrologia. La sua fama divenne ambigua. Tafuri era onorato e temuto per le sue capacità divinatorie e fisiognomiche e in molti gli attribuirono poteri occulti e di avere pericolose frequentazioni con il demonio. Matteo da Soleto, così era conosciuto nel mondo, fu costretto a difendersi dall’accusa di praticare la stregoneria anche in patria. Più volte fu arrestato e interrogato per cercare di comprendere da dove provenissero le sue indubbie capacità divinatorie ma fu sempre rilasciato.
Entrando nella Chiesa Matrice di Soleto, nella navata sinistra i più curiosi potranno osservare un dipinto del 1580 ove Matteo Tafuri ha in testa il rosso copricapo della Sorbona.
Ma questo “mago” lasciò nel paese la sua firma indelebile con la realizzazione della Guglia della chiesa madre di Soleto su ordinazione del conte Orsini del Balzo. Fu proprio questa nobile famiglia che volle la realizzazione della Guglia, oggi annoverata tra i monumenti nazionali italiani. La torre è alta ben 45 metri e si pensa sia stata ultimata nel 1417.
La costruzione della Guglia che spicca sulla pianura salentina è però circondata dalla leggenda.
Messer Matteo Tafuri decise di costruire il monumento in una notte di tempesta, evocando dal regno delle tenebre con artifici diabolici, un esercito di spiriti infernali, streghe e demoni. Ordinò alle potenze ctonie di erigerla in un’unica notte e il risultato avrebbe dovuto essere così mirabile che avrebbe dovuto stupire il mondo intero. La leggenda vuole che al lume delle torce la schiatta satanica lavorò per ore senza posa, emettendo richiami rauchi e tenebrosi, urla, schiocchi, sghignazzate, fischi e strepiti, in una confusione “infernale”. Poi al canto del gallo tutto cessò. Diavoli e streghe scomparvero immediatamente ma alcuni demonietti, che si trovavano ancora sulla cima del campanile, furono sorpresi dalla luce del sole e furono trasformati in pietra. Basta alzare lo sguardo per notare infatti come sulla guglia ci siano alcune strane e lugubri sculture, molto simili ai gargoyles di Notredame… in ogni modo le statue presenti sulla guglia non si trovano in nessun altro angolo del Salento…
La bellissima guglia di Soleto è uno dei capolavori di Terra d’Otranto ed è ben nota a tutti i pugliesi per la sua storia e per la ricca decorazione che offre.
Chiunque arrivi nelle operosa cittadina è accolto dalla maestosità dell’opera quadrangolare e dal fine lavoro di ornato che sembra scatenarsi dal terzo ordine in poi, per quietarsi nel tiburio ottagonale, librandosi nel cielo del Salento attraverso le maioliche policrome del capolino conclusivo. Indescrivibile la sensazione provata quando lo si osservi al tramonto, quando la luce solare radente esalta ogni minimo ricamo lapideo esaltandone la bellezza e l’originalità.
Le singolari bifore, gli intagli e i numerosi arabeschi, le colonne tortili, i numerosissimi mascheroni zoomorfi e antropomorfi, i superbi grifoni, le cornici trilobate, la straordinaria e delicata balaustra rendono merito all’orgoglio cittadino soletano e alla sua inclusione tra i monumenti nazionali. Spiace, ancora una volta, constatare quanto l’arte meridionale, e salentina in particolare, sia poco considerata e pubblicizzata.
La spettacolarità della guglia, ma soprattutto le centinaia di figure umane e bestiali scolpite nella tenera pietra leccese, hanno provocato da sempre la fantasia del popolo salentino, che ancora oggi ricorda come la terra di Soleto sia sempre stata “terra di màcari” e di magie. L’aveva realizzata in una sola notte il mago per antonomasia, Matteo Tafuri, con l’aiuto dei diavoli che, sorpresi ancora al lavoro mentre arrivavano le prime luci dell’alba, furono pietrificati ai quattro angoli della guglia.
La Guglia Orsiniana, con i suoi 45 m di altezza, rappresenta la sintesi e l’emblema del paese. Fu realizzata nel 1397 da Francesco Colaci di Surbo, su commissione di Raimondello Orsini del Balzo, Conte di Soleto e Principe di Taranto, che fu instrumentum della politica pontificia ostile ai greci: la guglia era considerata come un atto di imposizione formale di un linguaggio esclusivamente latino in una comunità totalmente greca. L’edificio ha forma quadrata e racchiude in sé ben cinque ordini architettonici. Il piano-base è particolarmente spoglio ma le decorazioni crescono man mano che la torre s’innalza; il primo ordine, privo di finestre, è marcato da una cornice ad archetti trilobi, anche il secondo ordine è privo di finestre ma caratterizzato da una doppia cornice ad archetti trilobi. Nel terzo ordine compaiono le finestre bifore, numerosi motivi floreali, mensole e archi con teste scolpite; ogni bifora è divisa da una colonnina tortile che termina in una decorazione a forma di cuore innestata in un arco gemino trilobato. Il quarto ordine vede la ripetizione di queste decorazioni e le stesse finestre che però sono circondate da una balconata ornata. L’ultimo ordine è costituito da un tiburio ottagonale con una finestra bifora su ogni lato, sormontata da frontoni trapezoidali e colonnine angolari sostenenti leoni alati. Il cupolino conclusivo, precedentemente rivestito di mattoncini verdi e gialli, ed ora di pietra, ha forma sferica e risale al XVIII sec.
Da ricerche personali


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Ricerche a cura del dott Giovanni Greco;
dott in Conservazione dei Beni Culturali, con laurea in archeologia industriale, è studioso e autore di numerose ricerche sul Salento, Erasmus in Germania nel 1996, ha viaggiato per venti anni in Italia e in Europa, ha lavorato un anno in direzione vendite Alitalia nell’aeroporto internazionale di Francoforte, ha diretto per cinque anni la sezione web di un giornale settimanale cartaceo italiano a Londra, libero professionista, videomaker, artista raku, poeta, webmaster, blogger, ambientalista, presentatore, art director, graphic designer, speaker radio, giornalista freelance Internazionale iscritto presso l’agenzia GNS Press tedesca, collabora come freelance con diverse realtà sul web e sul territorio locale. Dal 1998 è direttore responsabile della rivista on line “BelSalento.com – arte, storia, ambiente, politica e cultura della Terra dei Due Mari – Servizi di Fruizione Culturale”.
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