Le municeddhre, lumache di campagna

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ricerche a cura del dott Giovanni GrecoLe “municeddhre”
Munniceddhre

 

Le municeddhre sono delle lumache di campagna, non molto grosse, dal guscio scuro. Si trovano facilmente dopo giornate di pioggia intensa e sono una varietà di lumache tipica della Puglia.
Approfondendo l’intensa cultura contadina del Salento, ho scoperto che esiste un nome per ogni singolo fenomeno della natura della nostra terra. Nel dettaglio su queste lumache, un amico tramite facebook mi ha fatto notare che “le moniceddhe” (anche dette con la u al posto della o, municeddhe), sono quelle con la panna, mentre quelli che escono nei prati dopo la pioggia sono i “moniceddhi” o “municeddhi”. E che il nome moniceddhe deriva dal fatto che la panna le fa assimilare al velo delle monache. Il nome deriva proprio dal loro aspetto esteriore: il guscio, infatti, sembra richiamare esteticamente il saio monacale. Un’altra teoria vuole che il nome derivi invece dal femminile “monachelle”, perché quando queste lumache vanno in letargo creano sull’apertura una patina biancache che assomiglia alla cuffia che un tempo portavano le suore. Appartengono alla specie Helix aperta (https://it.wikipedia.org/wiki/Cantareus_apertus). Sono dei molluschi conchigliati che vanno in letargo o semiletargo non solo d’inverno ma anche d’estate, rallentando al minimo le attività vitali, e possono sopportare a lungo il caldo, il freddo e persino la mancanza di cibo. Queste chiocciole tendono a fare vita notturna e se di giorno il sole non è coperto, preferiscono rimanere rintanate in ripari freschi. Contro il sole, l’eccesso di acqua piovana (che potrebbe farle perire per annegamento), le Municeddhre possono chiudere ermeticamente l’apertura conchigliare con l’opercolo o l’epiframma, mantenendo ancor meglio l’umidità del corpo e riparandosi dall’aria e dal freddo. Altro elemento protettivo è la bava della chiocciola, molto ricca di elicina, sostanza nota da sempre per le sue proprietà antibatteriche e per questo utilizzata in campo omeopatico e farmaceutico come antinfiammatorio naturale per le affezioni bronchiali. Secondo la tradizione, fanno molto bene per la digestione grazie all’albumina e per la credenza popolare fanno guarire anche dall’ulcera.

Un particolare ringraziamento all’amico Cosimo Fema che mi ha regalato un bel piatto di Municeddre.
 

Ricetta delle “municeddhre ‘mpannate” soffritte

E’ una prelibatezza della cucina contadina. Si usano i molluschi quando sono ancora chiusi nel loro opercolo di colore bianco. Lavatele e riscaldate con un filo di olio extravergine d’oliva. A piacimento due, tre foglie di alloro; salate con un pizzico di pepe nero. Bagnate con un bicchiere di vino rosato e … buon appetito 😉

• cozze “municeddhre ‘mpannate”
• 2-3 foglie d’alloro
• olio extravergine d’oliva
• pepe nero
• 1 bicchiere di vino rosato

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Ricerche a cura del dott Giovanni Greco;
dott in Conservazione dei Beni Culturali, con laurea in archeologia industriale, è studioso e autore di numerose ricerche sul Salento, Erasmus in Germania nel 1996, ha viaggiato per venti anni in Italia e in Europa, ha lavorato un anno in direzione vendite Alitalia nell’aeroporto internazionale di Francoforte, ha diretto per cinque anni la sezione web di un giornale settimanale cartaceo italiano a Londra, libero professionista, videomaker, artista raku, poeta, webmaster, blogger, ambientalista, presentatore, art director, graphic designer, speaker radio, giornalista freelance Internazionale iscritto presso l’agenzia GNS Press tedesca, collabora come freelance con diverse realtà sul web e sul territorio locale. Dal 1998 è direttore responsabile della rivista on line “BelSalento.com – arte, storia, ambiente, politica e cultura della Terra dei Due Mari – Servizi di Fruizione Culturale”.
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