ricerche a cura del dott Giovanni Greco
Le principali malattie crittogamiche dell’olivo.
Verticillosi
apprendiamo che la Verticillosi ha una sintomatologia sulle piante d’ulivo perfettamente simile a quegli effetti che si dice procuri la xylella
Verticillosi (Verticillium dahliae) La “verticilliosi” dell’olivo è presente in molte regioni del Mediterraneo, ma recenti indagini hanno messo in evidenza la sua forte espansione in Italia (particolarmente grave appare la situazione in Calabria e Sicilia). Tale forte diffusione del parassita, che interessa maggiormente le giovani piantine ed è favorita dalla accertata suscettibilità di alcune cultivar molto diffuse, è dovuta a varie cause telluriche (terreno infetto trasportato dalle macchine oppure tramite ospiti intermedi come infestanti ed orticole), ma anche alle procedure di propagazione in vivaio, spesso effettuate senza la necessaria attenzione nel prelevamento di marze da piante infette (magari senza sintomatologia evidente).
Il deperimento da tracheoverticilliosi si manifesta con evoluzione cronica (meno grave) su piante adulte, ovvero con evoluzione acuta (sindromeapoplettica) più frequente nelle giovani piantine, dove, nei casi più gravi, possono determinare un esito infausto. Una terza forma di infezione riguarda piante asintomatiche (probabilmente con resistenza di tipo tollerante) che si limitano ad ospitare il fungo nei vasi xilematici. Questo fungo è molto diffuso oltre che sull’olivo, anche su numerose piante coltivate, arboree ederbacee, in quanto è notevolmente polifago. Il V. dahliaesi conserva nel terreno, anche per numerosi anni, sotto forma di microsclerozi o nell’interno di tessuti infetti e, al verificarsi di condizioni favorevoli, penetra nell’interno della pianta attraverso microferite provocate all’apparato radicale, o ferite e lesioni determinate specialmente nella fase di trapianto.
La diffusione avviene attraverso i conidi prodotti dagli stessi microsclerozi o da materiale infetto ad opera dell’acqua di irrigazione o di insetti. In particolare quando, nelle prime fasi di impianto dell’oliveto, si pratica in consociazione all’oliveto la coltivazione di piante orticole, fortemente suscettibili al fungo (pomodoro, patata, peperone melanzana, ecc), queste ultime costituiscono fonte d’infezione iniziale del terreno con conseguente passaggio nel tempo anche sulle piante di olivo. Sezionando un ramo interessato dal fungo sono evidenti i vasi legnosi imbruniti, ostruiti da materiale di consistenza gommosa proveniente sia dalla degenerazione delle cellule limitrofe alle trachee, sia dalle parti vegetative e riproduttive del fungo. Sulla parte esterna dei rami e delle branche interessate, la corteccia può non presentare sintomi appariscenti, ma nei rami giovani (2-3 anni) possono manifestarsi striature necrotiche di colore scuro, leggermente depresse, in senso longitudinale, anche per lunghi tratti, dove il legno si presenta imbrunito e la corteccia con alterazione del colore dal violaceo al marrone I casi di infezioni da V. dahliae, sia su piante adulte che piante giovani, risultano sempre più frequenti, specialmente nei nuovi impianti allestiti con genotipi suscettibili al patogeno. Tecniche diagnostiche La diagnosi può esplicarsi mediante isolamenti micologici in laboratorio a partire da sezioni di rametti, oppure (preferibilmente) con tecniche molecolari (PCR). Lotta La lotta contro questa malattia è molto difficile; si basa essenzialmente su misure preventive che riguardano in primo luogo i vivaisti, i quali devono prelevare le marze da piante certamente sane ed utilizzare terricci non infetti, ma anche gli olivicoltori, che devono evitare consociazioni con solanacee e cucurbitacee, porre la massima attenzione nell’uso dei mezzi agricoli su terreni che possano risultare infetti e ricorrere possibilmente all’irrigazione a goccia, invece che a scorrimento.
La lotta chimica, del tutto inefficace fino a pochi anni orsono, può oggi trovare valida applicazione mediante iniezione al tronco di fosetyl-alluminio (quando tale principio attivo sarà omologato per l’olivo), che permette stabili risanamenti delle piante malate. Anche un altro anticrittogamico (dodina) sempre somministrato con la medesima tecnica di iniezione direttamente nel sistema conduttore della pianta, ha recentemente fornito risultati positivi. Le acque di vegetazione hanno mostrato capacità di inibizione dello sviluppo del micelio, per il momento solo in “vitro” su isolati colturali, ma con possibilità applicative soprattutto per la riduzione dell’inoculo nel terreno.
Le malattie degli ulivi : la verticillosi
Le malattie degli ulivi sono tante e nei secoli si sono susseguite una certa mole di studi anche empirici, che hanno portato a buoni risultati. Una di queste malattie è la verticillosi che ha gli stessi sintomi del diseccamento fogliare della xilella in quanto porta a diseccamenti fogliari diffusi, così come si vede sugli ulivi del Salento dove ci sono un mix di cause.
Nel sito web teatronaturale.it, del 2007, Alberto Grimelli fa menzione del “Verticillium dhaliae Cleb” un fungo deuteronicete che è la causa della malattia degli ulivi, detta “Verticillosi”. In questa malattia il fungo potrebbe ripresentarsi nella pianta dopo qualche anno attraverso le radici dell’albero. Grimelli dice che “Quello che rende temibile il verticillio sono gli organi di propagazione i quali si possono conservare per molto tempo (anche 10-15 anni) in terreni che hanno ospitato precedentemente piante erbacee orticole infette (…) Nel Sud è la prima causa di deperimento e morte degli olivi. Gli impianti intensivi e quelli irrigati sono i più soggetti all’attacco che avviene attraverso le radici. Il fungo, che si sviluppa anche a spese di alcune colture erbacee, può vivere nel terreno anche per 10-15 anni (…) La penetrazione del fungo all’interno delle piante di olivo avviene in genere attraverso le radici, a partire da lesioni causate da insetti, nematodi oppure attrezzi meccanici (…) Nella sindrome acuta (della tracheoverticilliosi) le foglie, all’inizio, appassiscono leggermente per poi disseccare e piegarsi a doccia nell’arco di pochi giorni assieme ai rami dove a volte restano attaccate; questo dipende dalla rapidità con cui si verifica la malattia. Le piante colpite, a volte secondo quanto riportato dalla letteratura scientifica, tendono a reagire mediante l’emissione di nuovi polloni nella parte inferiore del tronco”-
Le cure: il Solfato di Rame
Le soluzioni preparate con lo zolfo aiutano a risolvere alcune carenze nutrizionali e malattie nelle colture. Questa soluzione controlla più di 40 malattie con buoni risultati, ad esempio diversi acari che danneggiano le piante come il ragno rosso, altri insetti come afidi, tripidi, cocciniglie, defoliatori. Ottimo anche nel controllo delle malattie fungine. Particolarmente indicato per le piante da frutto e ortaqggi. Inoltre, è possibile utilizzarla per il trattamento contro le zecche e rogna dei bovini
La Poltiglia bordolese: preparazione e applicazione
In questo video tutorial, girato in collaborazione con Fondazione Bertini Onlus a Mombello, dove è stato realizzato, insieme agli utenti psichiatrici, un orto ispirato ai principi della biodinamica, il nostro agronomo dà alcuni consigli pratici sulla preparazione e sulle modalità di applicazione della poltiglia bordolese, rimedio tradizionale contro le infezioni da crittogame, ovvero le malattie da funghi.
Esistono anche altri biofertilizzanti fogliari.
applicazione dei preparati, In questa seconda fase dopo un mese almeno di fermentazione viene spruzzato il preparato Biofertilizzante fermentato a base di: siero di latte, letame fresco di vacca, lievito di birra, zucchero o melassa, cenere.
il composto viene poi lasciato fermentare in un bidone in assenza di ossigeno per 30 giorni, quello che si ottiene è un ottimo fertilizzante fogliare che stimola la crescita oltre a proteggere dall’attacco di insetti e malattie, in questo caso lo utilizziamo in misura del 5 % ovvero 5 lt.ogni cento di acqua, lo mischiamo assieme ad una parte della soluzione calda di zolfo-calce o soluzione zolfata, ingredienti: 50 lt.acqua bollente, 10 kg.Zolfo e 5 kg calce viva o idrata, anche lei usata in misura del 5 % ovvero 5 lt.ogni cento di acqua.
TROPPO SOLFATO DI RAME FA MALE.
MEGLIO USARE LE PECORE. NELLE VITI.
L’esempio tedesco
Nel sito tedesco che ho tradotto in parte, si dice che il rame solubile è un vecchio prodotto fitosanitario. Gli agricoltori lo usano per proteggere le mele e le viti contro la muffa. Ma col tempo (troppo uso di) metallo pesante si accumula nel terreno. Pertanto, un produttore di vino a Berlino usa un metodo più ecologico : le pecore. Al posto Del solfato di rame: pecore nei vigneti ! Nella vigna del convento di Toeplitz, vicino a Berlino, l’enologo Klaus Wolenski lascia pascolare le sue pecore nel suo vigneto ecologico, permettendo loro di mangiare le foglie delle viti del Pinot bianco e grigio. Bisogna però garantire vigneti ben ventilati per impedire la creazione di quell’umidità che favorisce le dannose spore fungine. Una di queste spore è la peronospora, una malattia fungina molto temuta nell’agricoltura europea. Contro questi funghi per 150 anni gli agricoltori hanno usato lo spray del rame solubile sulle foglie per proteggere le piante. Il problema sorge qualora nel terreno si accumula troppo rame.
Le cure: L’ortica, pianta che in molti considerano un’infestante fastidiosa, è una delle migliori alleate del nostro orto biologico:
Le erbe infestanti sono le principali portatrici di parassiti. Pertanto il controllo dello sviluppo di queste erbe infestanti rapresenta un’efficace difesa biologica antiparassitaria per le nostre piante. Quindi parlando di concimi organici e i rimedi bio contro i parassiti, ricordiamo il “Macerato di ortica” fatto in casa, che si ottiene a partire dalle foglie delle comuni ortiche (Urtica dioica e Urtica urens).
cfr : http://www.coltivazionebiologica.it/macerato-di-ortica/
L’ortica, ed i preparati che se ne ricavano, è ricca di acido formico e acido salicilico, elementi molti efficaci per limitare la diffusione di molte specie di parassiti animali e vegetali.
I principali utilizzi del macerato di ortica sono:
– come repellente di parassiti animali delle piante, principalmente afidi o acari;
– come concime organico di elevata qualità, essendo ricco di azoto ed oligoelementi organici;
– come stimolante delle naturali difese delle piante rispetto ad alcune malattie fungine molto pericolose per i nostri ortaggi, quali l’oidio e la peronospora.
Per preparare il macerato d’ortica si utilizza la pianta intera e senza le radici. Per ottenere un buon macerato d’ortica si consiglia di usare 1 kg di pianta verde o 200 gr di pianta secca, per 10 lt d’acqua fredda. Il composto ottenuto (diverso a seconda dei tempi di macerazione) deve essere filtrato (per questo consigliamo il sacco di iuta), e conservato in un contenitore chiuso ermeticamente, e può durare, se conservato in un luogo fresco, anche fino a un anno … il livello di cattivo odore che riesce ad emanare è straordinario, e, come si dice: “più puzza più è buono”.
– Macerato di ortica di 24 ore non diluito, si utilizza concentrato, senza aggiunta di acqua, come antiparassitario per combattere gli afidi, all’inizio del manifestarsi dell’infestazione, su piccoli focolai di insetti;
– Macerato d’ortica di 7 giorni diluito con acqua 1:20, in questo caso diluiamo un litro di macerato concentrato con 20 litri d’acqua, avremo una soluzione per prevenire gli attacchi di parassiti e di malattie fungine, da distribuire uniformemente su tutto il campo di coltivazione, in via preventiva rispetto al sorgere dell’infestazione, in quanto funge da repellente.
– Macerato d’ortica di 15 giorni diluito con acqua 1:50, questa diluizione consente di utilizzare il composto come concime organico, da applicare direttamente sul terreno nelle fasi di crescita iniziale delle coltivazioni.
Irrogazione nell’orto
Per una corretta ed uniforme distribuzione del macerato di ortica sulla superficie delle piante, si consiglia di utilizzare una classica pompa a spalla con nebulizzatore, attrezzo indispensabile nel magazzino di un bravo contadino.
Antiparassitari naturali, il macerato d’ortica
Utile come antiafidi, il macerato d’ortica fa parte degli antiparassitari naturali in uso nell’orto biologico.
Impariamo con questo tutorial come prepararlo e applicarlo sulle nostre piante di zucchine infestate dagli afidi.
Le cure: Macerato d’aglio e infuso d’aglio fai da te. La ricetta degli antiparassitari bio
Sempre dal sito coltivazionebiologica.it ci sono altri utili suggerimenti per quest’altro tipo di Macerato dall’aglio, utilissimo per mantenre lontani i funghi parassiti.
cfr : http://www.coltivazionebiologica.it/macerato-di-aglio-infuso-di-aglio/
L’aglio per le sue proprietà può considerarsi un antiparassitario e un fungicida naturale. Si possono frae due preparati a base di aglio, ovvero l’infuso d’aglio e il macerato d’aglio. Questi due preparati ci permetteranno di combattere sia i parassiti presenti nel nostro orto, sia i funghi a cui le nostre piante sono soggette e che portano alle volte alla distruzione della nostra intera coltura. Il macerato d’aglio e l’infuso d’aglio sono ovviamente prodotti naturali al 100%.
L’aglio, in latino Allium sativum, appartiene alla famiglia delle Liliacee, ha diverse proprietà antibatteriche. L’allicina è una sostanza antibiotica naturale, che ne determina tra l’altro il forte odore, ed è questa la sostanza che funge da antiparassitario. L’aglio contiene anche la garlicina, ossia un altro antibatterico naturale. Più in generale, l’aglio è particolarmente ricco di sostanze minerali ed oligominerali come il ferro, lo iodio, il calcio, il fosforo ed il magnesio; e quando è fresco, inoltre, è fonte di vitamina C.
L’infuso d’aglio si prepara schiacciando 75 gr d’aglio messi in infusione in 10 litri d’acqua calda per 5 ore. E’ un efficace antiparassitario sugli insetti nocivi in genere l’afide nero ed il ragnetto rosso. L’infuso d’aglio ottenuto si spruzza non diluito sulle piante ad intervalli regolari (3 gg), prima del sorgere dell’infestazione o comunque su piccoli focolai, nelle ore fresche della sera, utilizzando un comune spruzzatore a spalla. Il macerato d’aglio si prepara utilizzando 500 gr. di aglio tritato in 10 litri d’acqua, lasciato poi a macerare in un contenitore, possibilmente di terracotta, per 24/48 ore. Il macerato ottenuto si può utilizzare diluito in ulteriori 10 litri d’acqua e viene irrorato sul terreno di crescita delle piante per prevenire malattie fungine crittogamiche, come ad esempio la peronospora.
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Ricerche a cura del dott Giovanni Greco;
dott in Conservazione dei Beni Culturali, con laurea in archeologia industriale, è studioso e autore di numerose ricerche sul Salento, Erasmus in Germania nel 1996, ha viaggiato per venti anni in Italia e in Europa, ha lavorato un anno in direzione vendite Alitalia nell’aeroporto internazionale di Francoforte, ha diretto per cinque anni la sezione web di un giornale settimanale cartaceo italiano a Londra, libero professionista, videomaker, artista raku, poeta, webmaster, blogger, ambientalista, presentatore, art director, graphic designer, speaker radio, giornalista freelance Internazionale iscritto presso l’agenzia GNS Press tedesca, collabora come freelance con diverse realtà sul web e sul territorio locale. Dal 1998 è direttore responsabile della rivista on line “BelSalento.com – arte, storia, ambiente, politica e cultura della Terra dei Due Mari – Servizi di Fruizione Culturale”. BelSalento è un progetto a cura del dott Giovanni Greco
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