Le Cicale vivono più di 15 anni – Gli insetti più longevi in simbiosi con i patriarchi millenari

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Ricerche a cura del dott Giovanni GrecoLe Cicale vivono più di 15 anni – Sono fra i più longevi del regno degli insetti e vivono in simbiosi con i patriarchi millenari : gli Ulivi.

esoscheletro di Cicadide Lyristes plebejus foto di Giovanni Greco

Lo sapevate che le cicale vivono oltre quindici anni? Sono fra i più longevi nel regno degli insetti.  Si le cicale, che guardacaso vivono in simbiosi con i nostri patriarchi millenari. Cantano per ore e ore nelle calde assolate giornate estive e passano più di due terzi della loro esistenza nel sottosuolo. Come la nostra Lyristes plebejus. In una prima fase sono insetti ipogei, sotterranei, che per più di un decennio vivono sotto la terra e al buio, nutrendosi anche d’inverno fra sassi e radici con tutto ciò che gli offre la pioggia e che vien filtrato dalla terra. In questi lunghi anni scavano piccoli tunnel in orizzontale prevalentemente a caccia di cibo. Solo nell’ultima parte della loro esistenza scavano la terra in senso verticale; e salgono su, verso la luce e il cielo; escon fuori all’aria aperta (come a simboleggiare la ricerca della libertà) e si arrampicano sui loro alberi preferiti (ulivi e pini). E’ in questa ultima fase che noi le conosciamo per quelle cantilene infinite e assordanti, ma anche rilassanti.  Eccole quindi che si accingono a fare un miracolo millenario : la muta per dotarsi di ali. E lasciano sui tronchi estivi i loro esoscheletri …  forse per ricordarci il momento della loro trasformazione e del loro passaggio dal sottosuolo al cielo. Ora si nutriranno della linfa di quegli alberi che li hanno protetti sin da quando erano larve.

Un tempo le cicale affollavano i nostri uliveti. Ma oggi si sentono sempre meno. Un motivo c’è, ed è che banalmente il progresso e gli interessi industriali per la produzione dell’olio (d’oliva), ha portato nelle campagne tonnellate e tonnellate di erbicidi, moschicidi, insetticidi, lombricidi, seccatutto, Roundup e fitofarmaci … dove vivono appunto le larve delle cicale. Ovviamente tutta questa chimica, le stanno uccidendo. Questa chimica – o meglio : questo abnorme eccesso spropositato di chimica nei terreni e sugli alberi (solo il Salento fattura in vendita di fitofarmaci l’equivalente dell’intera Puglia e Lucania messe assieme – lo disse ad una intervista il dott Serravezza al minuto 5:50 e 29:18 https://www.youtube.com/watch?v=WHc7sHfrp1g), sta “annientando”, sta “sterminando” l’ecosistema del nostro Salento. Il BelSalento (?). Ecco che gli effetti degli interessi agroalimentari e del business del superintensivo cancellano tradizioni, ambiente e salute. Già, gli Ulivi che tornano ad essere il perno centrale anche per la vita di questi innocui insetti.

Ulivi, che sono alberi direi distintivi della terra dei due mari; e che visivamente danno ampi spazi alla “degustazione” dell’ambiente del Salento. Nei tempi passati producevamo il famoso olio lampante, tanto apprezzato nelle corti inglesi e russe giusto per la sua unicità. Queste piante oggi invece, a causa delle logiche illogiche del mercato dei pesticidi, sono divenute merce e strumento per far soldi. E cosa è rimasto di quella millenaria unicità … con tutto il glifosate contenuto nei pesticidi che gli è stato sversato quotidianamente negli ultimi cinquant’anni?  … Se dovessero essere “eradicati” per far posto a piante non del luogo (che sono resistenti ai fitofarmaci) … senza i nostri patriarchi concretamente resterà un immenso vuoto qui nel Salento. Tanto immenso che uditivamente mancherà anche il canto delle cicale.
Quindi : quanti danni fanno i soldi, le biomasse, gli ogm, gli insetticidi del Roundup, i politici venduti?
E’ per l’ignoranza degli affaristi, o per gli affari degli ignoranti, che si azzera la vita?

Di sicuro tutto ciò produce ulteriore ignoranza.

Visivamente : mancheranno gli ulivi.
Uditivamente : mancherà il canto delle cicale.
Sensorialmente : mancherà l’intelligenza collettiva per fare le cose a norma !

W l’ignoranza!
W i politici!
W gli indifferenti !
W l’inerzia!
W gli ultimi che si accodano !
W il sistema e chi lo incoraggia! : gli ignoranti, i politici, gli indifferenti, gli inerti, gli ultimi che si accodano …

di Giovanni Greco


Le Cicadidi insetti comunemente noti come cicale.

da https://it.wikipedia.org/wiki/Cicadidae
Vivono in tutto il mondo, preferendo le regioni calde, in particolare le zone del Mediterraneo. Si adattano a qualunque tipo di albero ma preferiscono in particolare i pini e gli ulivi. Sono di colore marrone scuro o verde e hanno una lunghezza variabile tra 2,3 e 5,6 cm.
I maschi portano sotto l’addome un organo stridulatore, mentre le femmine emettono un suono secco con le ali, simile allo schioccare delle dita (non facile da udire come nel maschio): esso permette al maschio di individuarle. “Frinire” è il verbo con cui si indica il suono caratteristico emesso dalle cicale.
L’apparato sonoro è costituito da lamine (timballi) tese da tendini che le collegano a muscoli, sui lati dell’addome; per produrre il suono l’insetto fa vibrare le lamine e camere d’aria provvedono alla risonanza. Non si tratta quindi di un suono prodotto da sfregamenti di parti del corpo. Questo canto ha funzione di richiamo sessuale per le femmine; quando queste raggiungono il maschio, ha luogo il corteggiamento e poi l’accoppiamento che dura diversi minuti, durante i quali i due animali rimangono attaccati. Dopo circa 24 ore la femmina depone le uova su ramoscelli o sterpi.

Le larve, appena nate, danno inizio alla loro vita sotterranea o ipogea che può durare anche qualche anno (in una specie arriva a 17 anni). Giunti alla maturità, i giovani individui (già molto simili agli adulti, ma privi di ali, con due zampe anteriori adatte allo scavo del terreno) escono dal suolo e cercano un albero dove arrampicarsi ed effettuare la muta. Lasciano definitivamente l’involucro ninfale e, dopo qualche ora, sono pronte per il primo volo. Dapprima verde-azzurro, dopo qualche ora l’insetto assume la livrea marrone definitiva.

La cicala si nutre della linfa degli alberi e a tal scopo possiede una proboscide; ha la testa tozza, con tre ocelli e due occhi composti, con vista eccellente. I predatori della cicala sono rappresentati da cavallette e uccelli; nella vita ipogea dalle talpe. Alcune teorie immaginano che i cicli vitali molto lunghi, fino ad un massimo di 17 anni, in cui la larva vive nel sottosuolo, servano per spiazzare i predatori. Non è chiaro però come dopo tanti anni riescano ad emergere tutte contemporaneamente, una teoria sostiene che abbiano un orologio naturale che permetta di contare gli anni.

Per gli antichi Greci, le cicale erano figlie della Terra o, secondo alcuni, di Titone e di Aurora. Specialmente gli ateniesi le onoravano: Aristofane rammenta le cicale d’oro, ornamento per i capelli degli Ateniesi nobili all’epoca arcaica e nella celebrazione dei Misteri eleusini in onore di Demetra, era uso portare nei capelli una fibula a forma di cicala, così come durante la celebrazione dei misteri di Era a Samos.Platone, nel dialogo Fedro, espone il mito delle cicale, secondo cui esse sarebbero nate, per mano divina, dalla metamorfosi di antichi artisti, specie nel campo musicale e dell’eloquenza, che avevano smesso di mangiare e accoppiarsi per amore della propria disciplina. Secondo Orapollo la cicala simboleggiava l’iniziazione ai misteri, poiché essa, anziché cantare con la bocca come tutti, emette suoni dalla coda. La cicala era anche simbolo di purezza: seguendo un’errata credenza ripresa da Plinio il Vecchio in Naturalis Historia, XI, 93-94, si riteneva che le cicale si nutrissero di sola rugiada e ciò faceva sì che il loro corpo non contenesse sangue e non dovessero espellere escrementi, e di qui l’idea della purezza. Il fatto poi che la cicala viva una sola estate ma le sue larve rinascano in quella successiva direttamente dalla terra ne ha fatto l’emblema di una resurrezione a nuova vita dopo la morte persino presso i cinesi.

Tra i poeti contemporanei, Giosuè Carducci ha elogiato questi insetti ne “Le risorse di San Miniato” e scherzosamente rimprovera Virgilio e Ludovico Ariosto per averle definite querule e noiose.

Ma la cicala ha anche una fama negativa, quella di vivere alla giornata cantando senza preoccuparsi del domani, assurgendo così a simbolo dell’imprevidenza. Esopo, nella sua notissima favola La cicala e la formica, narra che la cicala si fosse dilettata tutta l’estate a cantare senza preoccuparsi di provvedere ad immagazzinare cibo per l’inverno. Giunta la cattiva stagione, essa si rivolse alla previdente formica chiedendole aiuto: questa le chiese, di rimando, cosa avesse fatto tutta l’estate non avendo provveduto al cibo, al che la cicala rispose di aver sempre cantato; la formica, allora, replicò: «Allora adesso balla!».


L’ ULTIMA MARCIA DELLE CICALE

Cicala foto di Oreste Caroppo

di Oreste Caroppo
COMMENTO FOTO: esoscheletri di Cicala (Lyristes plebejus). Si tratta della loro exuvia, il guscio-corazza di questo insetto, un omottero della famiglia Cicadidae. L’exuvia è un rivestimento esterno (tegumento) che deve essere periodicamente sostituito con uno nuovo più grande, quando divenuto troppo stretto impedisce alla cicala di crescere ulteriormente; questo fenomeno di abbandono delle vecchia exuvia e sostituzione con una nuova, viene chiamato “muta”. L’involucro che viene abbandonato si può chiamare anche “esuvia” o “pupario”. Questi gusci costituiti principalmente da una proteina chiamata chitina (che conferisce resistenza e impermeabilità all’intera struttura), si possono osservare attaccati a qualche sostegno, sovente, come in questo caso, sulla corteccia degli alberi.
LUOGO DELLO SCATTO: un uliveto del Salento (Puglia), nel feudo del comune di Scorrano in provincia di Lecce, nel Parco Naturale dei Paduli-Foresta Belvedere
DATA DELLO SCATTO: 1/11/2006 ore 13:18
AUTORE: Oreste Caroppo

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Ricerche a cura del dott Giovanni Greco;
dott in Conservazione dei Beni Culturali, con laurea in archeologia industriale, è studioso e autore di numerose ricerche sul Salento, Erasmus in Germania nel 1996, ha viaggiato per venti anni in Italia e in Europa, ha lavorato un anno in direzione vendite Alitalia nell’aeroporto internazionale di Francoforte, ha diretto per cinque anni la sezione web di un giornale settimanale cartaceo italiano a Londra, libero professionista, videomaker, artista raku, poeta, webmaster, blogger, ambientalista, presentatore, art director, graphic designer, speaker radio, giornalista freelance Internazionale iscritto presso l’agenzia GNS Press tedesca, collabora come freelance con diverse realtà sul web e sul territorio locale. Dal 1998 è direttore responsabile della rivista on line “BelSalento.com – arte, storia, ambiente, politica e cultura della Terra dei Due Mari – Servizi di Fruizione Culturale”. BelSalento è un progetto a cura del dott Giovanni Greco

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