La Notte fra il 23 e il 24 giugno è la notte di San Giovanni : la più Magica dell’anno

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ricerche a cura del dott Giovanni Greco

La Notte fra il 23 e il 24 giugno è la notte di San Giovanni : la più Magica dell’anno

È la notte di Mezzaestate, del sogno e della premonizione.
Nel “giorno di mezza estate realtà e sogno si confondono” (W. Shakespeare).
A ridosso del solstizio d’estate del 21 giugno, la notte di San Giovanni Battista tra il 23 ed il 24 giugno è la notte più Magica dell’anno, legata a vari riti celtici ed indoeuropei, al culto del fuoco, al potere purificatore della luce, dell’acqua e della purificazione delle erbe e della veglia sino all’alba, ed è la notte in cui si celebrava una delle più antiche tradizioni pagane salentine.
L’alba del nuovo giorno di San Giovanni segnava l’ingresso del sole in un nuovo ciclo in cui il sole inizia ad abbassarsi all’orizzonte. Ecco perchè si riteneva che la rugiada di quella mattina possedesse delle doti straordinarie e benefiche. In questa notte magica, malìe, incantesimi, riti e credenze si fondono e danzano alla luce delle stelle. Celebrata da centinaia d’anni con riti ed usanze popolari questa festa è di origine pagana, ed era commemorata già dai romani dei primi secoli, dove culti ed  incantesimi si mescolavano sotto la luce delle stelle.
In alcuni Paesi europei continuano a sopravvivere riti ed usanze legate al Solstizio d’Estate, specie nelle nazioni più settentrionali. In Italia per esempio la festa solare viene vissuta in modo particolare in epoca romana, mentre con l’avvento del cristianesimo è stata ricondotta nell’ambito dei dogmi religiosi. Nei giorni vicini al Solstizio d’Estate e precisamente il 24 giugno, si celebra infatti la nascita di San Giovanni Battista. La data è stata scelta perché precede di 6 mesi il Natale, giorno della nascita di Cristo, che coincide pressappoco con il solstizio d’inverno. La festività di Giovanni Battista si lega soprattutto alla popolazione contadina, che la considerava il giorno in cui chiedere un buon raccolto e propiziare la stagione ventura con una nutrita serie di rituali. Ad esempio, la notte di San Giovanni era uso accendere dei falò in cui bruciare cose vecchie ed a mezzanotte si doveva raccogliere un ramo di felce. Si credeva inoltre che lavarsi con dell’acqua nella notte di San Giovanni, si sarebbe curata la vista e che conservare 24 spighe di grano avrebbe portato fortuna per tutto l’anno seguente. Queste credenze sono ancora vive in alcuni angoli della penisola, ma si sono affievolite nel corso del tempo con l’arrivo del progresso e dell’evoluzione della società.

Il 24 giugno del calendario liturgico, la chiesa latina ricorda quindi la natività di San Giovanni Battista, che è una delle personalità più importanti dei Vangeli, la cui figura è intrecciata con l’opera di Gesù. San Giovanni Battista e Gesù sono presenti anche nel Corano, come i massimi profeti che precedettero Maometto. Proprio per la sovrapposizione tra il calendario cristiano con quello pagano, in Italia i riti per il Solstizio si celebrano per la notte di San Giovanni Battista, il santo asceta, vestito di pelle di cammello che battezzò Gesù. La sua festa è il 24 giugno, e la notte precedente, il 23 giugno, è la notte magica, la notte in cui tutto può succedere, delle streghe e dei demoni, ma anche del bene che vince sul male, della luce che vince le forze occulte della natura e scaccia il malocchio.

Sentita la chiamata, Giovanni andò a vivere nel deserto, conducendo vita di penitenza e di preghiera, “Giovanni portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico” (Marco 1,6).
Gesù stesso volle essere battezzato da lui nelle acque del Giordano; in quell’occasione Giovanni additò Gesù ai suoi seguaci come “l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo” (Giovanni 1,29).
Il battesimo di Giovanni avveniva per immersione. Il Battista morì a causa della sua predicazione intorno al 35 d.C. Egli condannò pubblicamente la condotta di Erode Antipa, che conviveva con la cognata Erodiade; il re lo fece prima imprigionare, poi, per compiacere la bella figlia di Erodiade, Salomè, che aveva ballato ad un banchetto, lo fece decapitare.


Il solstizio d’estate (il momento in cui il sole raggiunge il punto più alto e comincia a decrescere, tra il 21 e il 22 giugno, per poi ricominciare  a crescere nel solstizio d’inverno), è visto come un momento particolare e magico, è il principio di una nuova stagione e in magia è associato alla Festa di San Giovanni come dicevamo, che cade il 24 giugno ma inizia a caricare di energia la terra già a partire dalla notte del 20.
Secondo le antiche credenze in questa notte magica il sole si sposa con la luna e dal suo sposalizio si riversano energie benefiche sulla terra. Bisogna risalire alla mitologia celtica per trovare l’origine di questa celebrazione magica. I Celti chiamavano  Halban Hermin il rito che consisteva fare grandi falò di tronchi che duravano tutta la notte, rito ripreso dai Germani  e altri popoli dell’Europa settentrionale. Si pensa che questi grandi falò servissero a conservare la luce del sole anche nelle poche ore di oscurità, per raggiungere il leggendario “giorno di tre giorni”. In ogni caso si trattava di un evidente culto solare che celebrava la forza e il potere dell’astro sulle tenebre. Questo rituale è un’occasione per celebrare le antiche forze positive della natura e per trarre, tradizionalmente, innumerevoli benefici: annulla ogni tipo di energia negativa, spezza le catene della malasorte e della sfortuna propiziando riuscita in tutti i campi, da quello economico a quello più squisitamente sentimentale.

La notte del 24 Giugno di ogni anno ha conosciuto quindi una delle più antiche tradizioni che il paganesimo ci ha tramandato. Attorno ai falò di tradizione pagana, anticamente si intonavano canti e cerimonie sacre. E si raccolgono delle piante particolarmente energetiche, che nei tempi antichi, probabilmente venivano poste nel centro dei dolmen. Tale rituale viene riproposto tutt’oggi nel dolmen Scusi di Minervino di Lecce. Questi luoghi sono quelli che proprio nella notte di San Giovanni accolgono al loro interno l’ultimo raggio di sole, in quanto entrando all’interno dei dolmen segnano il momento di massima potenza energetica in uno spettacolare incantesimo. I riti propiziatori di questo evento erano legati ai ringraziamenti per madre terra dei frutti che dona.

Nella tradizione popolare dei paesi della Provincia di Lecce esistono diverse versioni di una stessa preghiera al santo; una antica invocazione popolare affinché protegga la propria casa dal maltempo.

Ausate San Giuanni e no durmire
ca sta besciu tre nuegghie ti l’aria inire
una ti acqua, una ti jentu, una te tristu e male tiempu.
A mare a mare a do
no canta iaddhru
a do no luce luna
male nu fare, male nu fare, male nu a fare a nuddhu fiju ti criatura.

Qui una rivisitazione del testo a cura di Enzo Fina del gruppo MUSICàNTICA (Sounds of Mediterranean Italy) che ci ha fornito il brano musicale di sottofondo – Trance a Minasi – dall’album “Sott’al Fico”. Trance a Minasi” – Compositore Enzo Fina – I testi sono in siciliano e in anonimo salentino;
Melodia del testo siciliano di Giampiero Mazzone.


Non poche sono nel Salento le “vie San Giovanni“, le Basiliche e le Chiese rupestri dedicate a San Giovanni come ad esempio in foto : la cripta di San Giovanni in Latiano o la Cripta e il monte in Giuggianello, la Cripta rupestre di San Giovanni Battista a Cutrofiano, la Chiesa di San Giovanni Battista in Patù e la Basilica di San Giovanni Battista al Rosario in Lecce; anche alcune Menhir, Casali, torri e frantoi ipogei dedicati al nome del San Giovanni Battista, oltre a lidi balneari, contrade, masserie e palazzi signorili. La festività è onorata nelle tradizioni religiose in Salice, Veglie, Zollino, Galatone.

chiesa madre Parrocchia Santi Giovanni Battista e Irene in Veglie

… e ancora altre; molte delle quali scavate nel tufo con rarefatte immagini del ciclo di affreschi bizantini. In quasi tutte queste cripte nel giorno “magico” (o “mistico”) di San Giovanni, si celebrava il rito greco-bizantino, poi latinizzato, del culto del battista. San Giovanni Battista è venerato a Veglie almeno dall’anno 1000 d.C., dove è divenuto patrono in seguito ad un miracolo: il suo simulacro veniva portato in processione ogni anno da Veglie presso la vicina Salice, dove dal 1001 si ergeva la cappella dedicata al San Giovanni. Si narra di una statua di piccole dimensioni, che divenne così pesante che nessuno riuscì a trasportarla. Non appena il corteo decise di desistere, la statua tornò leggera e potè ritornare nella sua dimora a Veglie. Da quel giorno Veglie seppe che il santo non voleva spostarsi e fu nominato protettore della cittadina.

Anche il De Giorgi ricorda un particolare San Giovanni Battista presente in un affresco presso il Santuario della Beata Vergine di Coelimanna in Supersano, vestito con una tunica benedicente alla greca e con un cartiglio in mano; nell’affresco è accanto all’immagine di San Nicola.
Cfr : https://massimonegro.wordpress.com/2012/03/07/supersano-la-vergine-di-coelimanna-tra-principi-pastorelli-e-briganti/

“… volti affusolati, grandi occhi ovali, lineamenti un po’ grossolani ed abbigliamenti ricchi di pieghe in parte cancellate dall’umidità … Quanta espressione in quelle poche linee che rappresentano la Vergine col Bambino … Che atteggiamento ispirato e terribile in quel San Giovanni Battista dagli occhi pieni di vita e dai capelli scarmigliati! … Quei vecchi dipinti parlano al cuore, e questi nostri [dei moderni realisti] si direbbe che son destinati più ad accarezzare la retina, che ad invitare alla preghiera …”

Qui in foto di Massimo Negro

Il rito di San Giovanni

Il 24 giugno è ovunque considerata la data più propizia ai matrimoni, sono moltissimi gli antichi “riti” di previsione sentimentale che le ragazze prive di fidanzato potranno provare a fare esattamente a mezzanotte. La notte di San Giovanni e’ legata a tantissime forme di divinazione, utilizzando come base acqua e/o piante. Le divinazioni piu’ famose vertevano sull’indovinare qualcosa del proprio futuro amoroso e matrimoniale. Ad esempio le ragazze da marito che volevano conoscere qualcosa sulle loro future nozze, la sera della vigilia del 24 giugno, dovevano rompere un uovo di gallina bianca e versarne l’albume in un bicchiere o un vaso pieno d’acqua. Dopo averlo messo sulla finestra, lo lasciavano esposto tutta la notte alla rugiada di San Giovanni. Il mattino successivo, appena levato il sole, attraverso le forme composte dall’albume nell’acqua, potevano trarre auspici sul futuro matrimonio. Se, alla mattina, si troverà l’acqua ricoperta di bollicine, vorrà dire che entro poco troveranno un uomo bello, buono e ricco. Se non sarà cambiato nulla, bisognerà aspettare con pazienza il prossimo 24 giugno.

In quella notte si preparavano le erbe magiche le  quali venivano raccolte sapientemente durante l’anno precedente e in momenti, giorni e ore particolari, spesso di notte, per ottenere un potere magico utile alla notte di San Giovanni; altre erbe e fiori venivano colti immediatamente nelle prime ore dell’alba della “notte di San Giovanni”. I “maghi” legati ai culti pagani (e forse anche le “streghe”), ben conoscevano i momenti esatti in cui raccogliere le piante per i riti; ad esempio la rugiada trasmetteva un grande potere alle piante, pertanto vi era una conoscenza tale da garantire il miglior effetto possibile. La notte che precede il 24 giugno le streghe erano solite fare rituali sotto una grande quercia. La Notte di San Giovanni, la rugiada che bagna i prati acquista miracolose facoltà: rotolarsi nell’erba bagnata renderà il fisico scattante, vigoroso e bello. E passeranno persino i reumatismi. Dicono. E l’amore di questa notte magica è segnato nel Salento da credenze e ritualità  popolane d’un tempo : a mezzanotte le giovani ragazze prive di fidanzato si rotolavano nei prati per bagnarsi di rugiada, invocando San Giovanni per conoscere il volto del proprio sposo.

Le erbe raccolte nella notte di San Giovanni avevano il potere di difendere dal malocchio, cuare il corpo, donavano forza, benessere e risolvevano questioni amorose.  Nella notte di San Giovanni venivano raccolte :  aglio, artemisia, biancospino, cipolla, corbezzolo, iperico, lavanda,  menta, mentuccia, prezzemolo, ribes rosso, rosmarino, ruta, sambuco, verbena, vischio, che erano le erbe legate al buonumore, alla prosperità, all’allontanamento del maligno e delle negatività – Sull’erba di San Giovanni o l’iperico: questa pianta ha delle infiorescenze brillanti e gialle a quattro punte come la croce solare che è governata dal sole. Una leggenda vuole che se si inciampa sulla radice di san Giovanni la notte di Litha si viene magicamente trasportati nel regno delle fate –  L’iperico ha fiori giallo oro che sbocciano a fine giugno in concomitanza con la festa del santo. Anticamente questa erba era ritenuta benefica per curare le ferite dei cavalieri delle crociate cristiane. La tradizione dice che quando quest’erba è bagnata dalla rugiada (quindi nella notte tra il 23 e il 24 giugno), essa si riempie di nuova energia. L’iperico è anche detto “scacciadiavoli”, per le sue proprietà rasserenanti. In passato veniva anche appeso, a piccoli mazzi, sopra le immagini sacre, nella convinzione di allontanare così gli spiriti maligni dalla case. A questa usanza si deve non solo l’appellativo di scaccia diavoli ma anche la stessa etimologia del nome latino: hypericum, infatti, deriva a sua volta dal greco hyper, che significa “sopra”, ed eikon, che vuol dire “immagine”.

Il 24 giugno è la notte in cui si facevano anche le noci : si aspetta questo giorno per raccogliere le noci che si lasciano macerare fino ad ottenere il digestivo anche chiamato Elisir di San Giovanni.

Rimanendo in tema di streghe, è proprio a loro che veniva riservata quella che è conosciuta meglio come la Notte di San Giovanni, che poi non è altri che sempre il Solstizio d’Estate. Le streghe svolgevano in quella notte i loro più oscuri sortilegi e l’unico modo per cui la popolazione poteva salvarsi era di rifugiarsi nelle erbe di San Govanni, da nascondere rigorosamente al di sotto degli abiti. Lavanda, iperico, ribes, ma anche aglio e verbena. Quest’ultima poi è considerata in varie mitologie come un vero e proprio “scacciavampiri”. Un altro rimedio molto in voga contro le streghe e le loro malvagità era di nutrirsi di lumache. Funzionerà? Per i più arditi del palato non può che essere una prelibatezza, se poi c’è la garanzia di allontanare il malocchio non può fare che piacere!
Ed infine la notte di San Giovanni è famosa e resa ancor più magica dai suoi fuochi, accesi per usanza comune in quasi tutta Europa; mille falò scoppiettanti che illuminano l’oscurità e squarciano le tenebre:  una tradizione antichissima, tramandata dai Fenici che adoravano il dio Moloch, gestore del Sole e della Paura del Buio, mentre nella rivisitazione cristiana il fuoco simboleggia la Fede e l’eterno calore dell’Amore. In attesa che il sole sorgesse per l’alba del giorno di San Giovanni, la notte era illuminata dalla luce dei falò che illuminando le tenebre, allontanavano gli spiriti maligni. Accanto ai falò si organizzavano canti rituali e propiziatori che diffondevano energie positive nei danzatori.

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Ricerche a cura del dott Giovanni Greco;
dott in Conservazione dei Beni Culturali, con laurea in archeologia industriale, è studioso e autore di numerose ricerche sul Salento, Erasmus in Germania nel 1996, ha viaggiato per venti anni in Italia e in Europa, ha lavorato un anno in direzione vendite Alitalia nell’aeroporto internazionale di Francoforte, ha diretto per cinque anni la sezione web di un giornale settimanale cartaceo italiano a Londra, libero professionista, videomaker, artista raku, poeta, webmaster, blogger, ambientalista, presentatore, art director, graphic designer, speaker radio, giornalista freelance Internazionale iscritto presso l’agenzia GNS Press tedesca, collabora come freelance con diverse realtà sul web e sul territorio locale. Dal 1998 è direttore responsabile della rivista on line “BelSalento.com – arte, storia, ambiente, politica e cultura della Terra dei Due Mari – Servizi di Fruizione Culturale”. BelSalento è un progetto a cura del dott Giovanni Greco

i miei viaggi in Europa dal 1996 al 2014 – Giovanni Greco

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