la Mandragora

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Ricerche a cura del dott Giovanni Greco

Mandragora autumnalis

Mandragora autumnalis La Mandragora fra mistero e superstizione La mandragola costituì uno degli ingredienti principali per la maggior parte delle pozioni mitologiche e leggendarie. Fin dall’alba dei tempi, la Mandragora ha costituito un elemento indispensabile per le pratiche magiche e spirituali di molte culture.

dal lat. mandragŏras, s. m., gr. μανδραγόρας, di etimo incerto. – Genere di piante solanacee comprendente poche specie, tra le quali due presenti anche in Italia: Mandragora officinarum, che vive nei boschi di latifoglie e fiorisce in primavera, e Mandragora autumnalis con fioritura in autunno, che si trova nei campi o in luoghi incolti e aridi; sono piante con caule molto ridotto o mancante, foglie a rosetta avvolgenti i fiori peduncolati, bianco-verdastri nella prima specie e violacei nella seconda. La radice della mandragora primaverile assume spesso un aspetto antropomorfo, che le ha fatto attribuire virtù magiche e proprietà afrodisiache; contiene inoltre diversi alcaloidi, tra i quali è farmacologicamente attiva la mandragorina. ◆ Alle presunte proprietà afrodisiache e fecondanti della pianta fa riferimento il Machiavelli nella sua celebre commedia intitolata appunto La mandragola (1518): non è cosa più certa ad ingravidare una donna che dargli bere una pozione fatta di mandragola (a. II, sc. 6a).

cfr  : http://www.treccani.it/vocabolario/mandragora/

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La mandragola costituì uno degli ingredienti principali per la maggior parte delle pozioni mitologiche e leggendarie. Innanzitutto il nome, probabilmente di derivazione persiana (mehregiah), le è stato assegnato dal medico greco Ippocrate. Nell’antichità le venivano accreditate virtù afrodisiache; era utilizzata anche per curare la sterilità. [mandràgora (o mandràgola) s. f.

Nel Medioevo, alla mandragora venivano attribuite qualità magiche e non è un caso se era inclusa nella preparazione di varie pozioni. È raffigurata in alcuni testi di alchimia con le sembianze di un uomo o un bambino, per l’aspetto antropomorfo che assume la sua radice in primavera. Da ciò ne è derivata la leggenda del pianto della mandragola ritenuto in grado di uccidere un uomo e per questo, come ricorda Machiavelli nell’omonima sua commedia, il metodo più sicuro per coglierla era legarla al guinzaglio di un cane e quindi lasciarlo libero di modo che, tirando la corda, questi avrebbe sradicato la mandragola udendone il lamento straziante e morendo all’istante, consentendo così al proprietario di coglierla. La mandragora veniva considerata una creatura a metà del regno vegetale e animale, come il meno noto agnello vegetale di Tartaria. Nel 1615, in alcuni trattati sulla licantropia, tra i quali quello di Njanaud, appariva l’informazione dell’uso di un magico unguento a base di mandragora che permetteva la trasformazione in animali.

cfr : http://it.m.wikipedia.org/wiki/Mandragora

Nel Salento, terra di ninfe e di fate, di sirene e di arpie, di streghe “strie”, “jannare”, “macare” tra le più potenti del Mediterraneo, cresce l’erba più cara alle maghe tra tutte le erbe spontanee d’Europa : la MANDRAGORA! (Oreste Caroppo)

Mandragora, Oreste Caroppo, fotografata lo scorso anno presso Parco Colemi a Tuturano. Fiorisce a fine settembre
Questo è uno degli esemplari osservati da Piero Medagli presso un distributore di carburanti sulla superstrada Brindisi-Taranto

Narra la leggenda, che la mandragora fosse un organismo senziente, che, se estratto dalla terra, gridava! E si diceva che fosse necessario tapparsi le orecchie con della cera per non sentirla gridare nell’estrazione. Quindi alla radice a fittone tipo carota, sotto il colletto delle foglie si legava una corda, dopo aver un po’ discosta la terra, e la si legava ad un cane che tirato per il guinzaglio, o muovendosi, la strattonava fuori! La credenza è dovuta allo strano aspetto della radice, che presenta quasi una forma umana stilizzata.

Pare distinguessero tra mandragore maschi e femmina, sulla base della forma del fittone. Le piante di mandragora credo comunque che siano “monoiche”, ma chiedo conferma. Termine che Indica che gli organi riproduttivi maschili (stami) e femminili (pistilli) sono portati su due piante distinte. (Oreste Caroppo)

LA MANDRAGORA: LA “MANO DEL DRAGO” etimologia della parola “Mandragora”: http://www.mandragorashop.it/etimologia-mandragora.php “La grande attenzione rivolta alla Mandragora nel corso della storia e in diverse parti del mondo, ha stimolato la ricerca dell’etimologia del suo nome, in relazione alle diverse culture presso le quali trovava utilizzo. Secondo alcuni, il nome della pianta deriverebbe dalla deformazione dell’espressione mano di drago, riferendosi in questo caso sia all’aspetto della radice che talvolta può effettivamente ricordare la zampa e gli artigli di un drago, sia alla superficie delle foglie, caratterizzate da rilievi carnosi simili alla pelle di un rettile. A partire dalla sua prima apparizione nel X libro dell’Odissea di Omero (viene donata dal dio Hermes a Ulisse come talismano di protezione contro gli incantesimi di Circe), l’erba moly è stata celebrata a più riprese dagli autori greci e latini, e ha influenzato la fantasia di non pochi autori medievali.”

Erba conosciuta sin dall’antichita’ gia’ menzionata da Senofonte nel Simposio… Here Socrates again interposed. “Well, gentlemen,” said he, “so far as drinking is concerned, you have my hearty approval; for wine does of a truth ‘moisten the soul and lull our griefs to sleep just as the MANDRAGORA does with men, at the same time awakening kindly feelings as oil quickens a flame“. La menziona anche Demostene nelle Filippiche “… But we, Athenians, are not only behindhand in this respect, but we cannot even rouse ourselves from sleep; we are like men who have drunk MANDRAGORA or some such drug“. La ritroviamo nel Liber XIV della Naturalis Historia di Plinio il Vecchio in cui si menziona la mandragora per la preparazione di un vino dalle forti proprieta’ narcotiche “Fit et ex herbis, quarum naturae suo loco dicentur: e stoechade et radice Gentianae et tragorigano et dictamno, asaro, dauco, elelisphaco, panace, acoro, thymo, MANDRAGORA, iunco. vocarunt et scyzinum et itaeomelin et lectisphageiten, quorum iam oblitterata ratio est” . Citata anche da Aretaeus, De causis et signis acutorum morborum (lib. 2)“… Thus wine inflames to delirium in drunkenness; and certain edibles, such as mandragora and hyoscyamus, induce madness…Celsus nel De Medicina parla della mandragora nel libro 5 cap 25 “… Another, worse for the stomach, but more soporific, consists of MANDRAGORA 1 gram, celery-seed and hyoscyamus seed, 16 grams each, which are rubbed up after soaking in wine. One of the same size mentioned above is quite enough to take” . E poi la ritroviamo ancora nel Quomodo adolescens poetas audire debeat di Plutarco… For as the MANDRAGORA, when it grows beside the vine and imparts its influence to the wine, makes this weigh less heavily on those who drink it…” (Francesca Mattesi)

La Mandragora nel Codice napoletano, trascrizione del “De materia medica” di Dioscoride.

Nel commentario alle Delizie Tarantine del Tommaso D’Aquino, Atenisio Carducci (non il santo, ma il letterato tarantino del ‘700) parla del “vino tarantino dell’Aulone” a suo dire contaminato dalla mandragora e perciò dal gusto particolare, e soporifero. Secondo lui e altri erano le radici delle mandragore che infondevano queste “virtù” nel vino prodotto in quella zona, crescendo nei vigneti. Probabilmente…. in realtà vi erano volutamente infuse da qualche produttore.
(da una ricerca di Gianfranco Mele, Cfr : https://culturasalentina.wordpress.com/2014/12/17/piante-spontanee-ad-uso-magico-rituale-medicinale-e-inebriante-in-provincia-di-taranto-e-nel-salento-48/)

Dal web :
Sin dall’antichità la Mandragora è stata oggetto di credenze superstiziose di ogni sorta, basate in parte sul fatto che le sue radici richiamano spesso la forma umana. I Greci e i Romani la utilizzavano nella composizione di filtri amorosi. La sua raccolta (oggi è quasi introvabile) era circondata da ogni sorta di precauzioni magiche, si riteneva che la pianta potesse far nascere l’amore, vincere la sterilità, far arricchire chi la trovava. La Mandragora, se onorata, offre grandi beni! Al povero l’abbondanza, al tribolato la serenità, all’infelice la gioia, al miserabile il denaro, la passione e il potere! Il suo potere, radice che forse era una componente della più complessa segreta pozione della sacra bevanda del calice di Dioniso; oltre che a fornire insegnamenti, visioni e conoscenze personali agli iniziati, aveva lo scopo di fornire un mezzo per il magico volo o viaggio di streghe, maghi e fate alla ‘Festa del Gioco’ o ‘Sabba’.
Come si usa..


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Ricerche a cura del dott Giovanni Greco;
dott in Conservazione dei Beni Culturali, con laurea in archeologia industriale, è studioso e autore di numerose ricerche sul Salento, Erasmus in Germania nel 1996, ha viaggiato per venti anni in Italia e in Europa, ha lavorato un anno in direzione vendite Alitalia nell’aeroporto internazionale di Francoforte, ha diretto per cinque anni la sezione web di un giornale settimanale cartaceo italiano a Londra, libero professionista, videomaker, artista raku, poeta, webmaster, blogger, ambientalista, presentatore, art director, graphic designer, speaker radio, giornalista freelance Internazionale iscritto presso l’agenzia GNS Press tedesca, collabora come freelance con diverse realtà sul web e sul territorio locale. Dal 1998 è direttore responsabile della rivista on line “BelSalento.com – arte, storia, ambiente, politica e cultura della Terra dei Due Mari – Servizi di Fruizione Culturale”. BelSalento è un progetto a cura del dott Giovanni Greco

i miei viaggi in Europa dal 1996 al 2014 – Giovanni Greco

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Se la conoscenza può creare dei problemi, non è con l’ignoranza che possiamo risolverli (Isaac Asimov)

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