Isabella del Balzo 1468 – 1533 Principessa e regina di Napoli

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ricerche a cura del dott Giovanni Grecomedioevo

Isabella del Balzo 1468 – 1533 Principessa e regina di Napoli

Isabella Del Balzo Ferrandina e Federico d’Aragona

Ultima regina della dinastia aragonese, Isabella dei duchi del Balzo  (Minervino Murge, 24 giugno 1468 – Ferrara, 22 maggio 1533) – (secondo il Balzino la data di nascita è il 24 giugno 1465 ad Andria). Fu regina consorte di Federico I di Napoli e, dopo la morte del padre, 3ª principessa d’Altamura, 5ª duchessa d’Andria, 2ª duchessa di Venosa, duchessa di Castel del Monte e 4ª contessa di Bisceglie.

Figlia di Pirro del Balzo, quarto duca di Andria e principe di Altamura, e di Maria Donata del Balzo Orsini duchessa di Venosa, figlia del duca di Venosa Gabriele del Balzo Orsini e nipote del principe Giovanni Antonio del Balzo Orsini. Pietro, detto anche Pirro, era Gran Connestabile del regno di Napoli e fu ucciso nel 1491. Fu una delle più ricche ereditiere del reame: dalla madre aveva ereditato il ducato di Venosa, dal padre quello di Andria, il principato di Altamura e la contea di Montescaglioso.

Durante i concitati mesi successivi alla morte di re Ferrante, con l’invasione francese di Carlo VIII e i brevi governi di Alfonso II e Ferrandino, Isabella riparò prima nel castello di Bari, poi a Brindisi, ad Otranto, ed infine a Lecce, dove le giunse la notizia della successione al trono del marito. Giunta faticosamente a Napoli per l’ingresso trionfale dei nuovi regnanti, prese residenza a Castelnuovo accanto alle regine vedove Giovanna III e Giovanna IV prima di partire in esilio in Francia con il marito.

Principessa e regina di Napoli

Era una giovane donna dolce, bella, raffinata e molto saggia che  nel 1483 all’età di sedici anni fu promessa a Francesco d’Aragona, primogenito del re di Napoli, duca di Monte S. Angelo, il quale dopo tre anni e poco prima delle nozze morì. Quasi contemporaneamente Isabella perse la madre e, in seguito alla cospirazione della Cedogna perse anche il padre che fu imprigionato in Castelnuovo. Pochi mesi dopo l’arresto del padre Pirro (Il 23 novembre 1487) per aver partecipato alla congiura baronale contro la casa reale, rimasta sola Isabella si stabilì nel palazzo ducale di Andria dove fu amatissima dai suoi vassalli. Ma re Ferrante destinò la fanciulla al figlio secondogenito del re di Napoli, il principe Federico d’Aragona, re di Napoli, vedovo di Anna di Savoia (1455-1480).

 

Ferdinando I re di Napoli dal 1458 al 1494, conosciuto come Ferrante I e detto anche Don Ferrando e Don Ferrante

La cerimonia nuziale si celebrò il 28 novembre 1487 e dopo nove mesi nacque Ferdinando che la sorte aveva destinato ad essere l’ultimo duca di Calabria. Lo seguirono due femmine: Isabella e Giulia. Federico era innamoratissimo della moglie e fu un marito ideale per Isabella. Nonostante gli affari di Stato, le guerre e le condizioni precarie del Regno lo costringessero per lungo tempo lontano, la visitava ogni volta che poteva, impartendo in quelle occasioni l’educazione dei figli e cercando di essere comunque presente e di proteggerla. Tant’è che la raggiungeva con lettere e messaggi, in cui le dava consigli e doni. Quando divenne re le affidò la reggenza delle Terre di Puglia.

Isabella, benché ultima della progenie di Pirro, ottenne in dote, su pressione di re Ferrante, l’intero stato feudale paterno, costringendo la sorella maggiore Gisotta Ginevra, moglie di un altro congiurato, Pedro de Guevara marchese del Vasto, a rinunciare alla successione su Altamura.

 

 

Lo stemma della famiglia del Balzo è uno scudo d’argento a sedici punte su campo vermiglio, che era la figura della cometa venuta dall’Oriente per guidare i Magi a Betlemme. Chiara, stella d’Oriente, veniva chiamata Isabella dal Pacentia. I del Balzo erano scesi in Puglia due secoli prima, al seguito di Carlo D’Angiò. Il primo del Balzo di cui si abbia notizia fu Bertrando, conte di Avellino e poi di Soleto.

Quando re Ferrante morì, Alfonso, fratello di Federico fu incoronato re nel 1494, mentre si annunciava la rapida calata di Carlo VIII, pretendente al trono di Napoli come erede dei D’Angiò.  Rimasta vedova nel 1504, dopo aver venduto parte della biblioteca reale che Federico aveva portato con sé, trovò ospitalità presso i duchi di Ferrara, Ercole d’Este e la cognata Eleonora d’Aragona. Alfonso abdicò in favore del figlio Ferrantino che, dopo vari tentativi di difendere Capua, si rifugiò ad Ischia con lo zio Federico. Questi dispose che Isabella, lasciasse Andria e si rifugiasse nel più sicuro castello di Bari. Poi da Bari a Brindisi, riuscendo in due giorni a mettere pace fra due fazioni, quella di  Cesare d’Aragona, e quella del viceré Camillo Pandone.

Da Brindisi si spostò ad Otranto ed infine a Lecce, dove le giunse la notizia della successione al trono del marito. A Lecce vi dimorò per oltre un anno, prima da principessa reale e poi da regina. Luigi Paladini accompagnò Isabella del Balzo, moglie di Federico, nel viaggio da Lecce a Napoli.

Fu incoronata a Barletta non potendo ancora raggiungere Napoli a causa di un’epidemia di peste. Lo stesso Federico fu incoronato a Capua.

Dopo un anno dalla morte di Ferrante, Isabella smise il lutto per entrare a Napoli, in veste trionfale. Così Benedetto Croce in Storie e Leggende Napoletane descrive il fastoso abbigliamento:

Portava una gonnella di drappo d’oro verde con frappe di velluto, una sopravveste di seta cremisi di foggia francese; sulla testa una calia di seta e di oro filato (La calia è una cuffia che raccoglieva la capigliatura) e il fronte una vecta di oro tirato, e il pendente d’oro lavorato. Aveva un cinto d’oro e d’argento, tutto seminato della lettera F con passanti in forma di cuore ed il pendente d’oro lavorato. Il collo era adorno di una catenella con fermaglio al quale era annessa l’araldica segia infocata, Sitiis perillos, con un gran balascio e tre diamanti. Il cappello era di seta color morato e la guaglia (appuntato con spilli) e le pianelle di broccato. Cavalcava una mula morella coperta di velluto paonazzo, con un finimento di oro e di argento. A Poggioreale la cavalcata si fermò e la regina mutò di abito; briale (specie di saio) di seta verde con velluto nero frappato, una sopravveste di broccato cremisi. Entrarono a Napoli da Porta Capuana e presero subito alloggio nel vicino castello. I pochi anni trascorsi a Napoli per Isabella non furono felici. Divise la residenza di Castelnuovo con due regine vedove: Giovanna I, altra moglie di Ferrante e matrigna di Federico, e Giovanna II, vedova di Ferrantino. Entrambe molto dissolute, ancora indulgevano in avventure amorose, tanto che si diceva fossero una specie di mantide dai quali per i malcapitati non vi era ritorno perché precipitavano da trabucchi nello specchio di mare sottostante  sia al castello che al palazzo. A  queste due virago la povera Isabella era costretta dal buon cuore e dall’etichetta a tenere compagnia per sollevarle dai dolori del lutto”.
(Benedetto Croce, Storie e Leggende Napoletane, Adelphi, Milano 1990, pp. 203 -204)

Giunta faticosamente a Napoli per l’ingresso trionfale dei nuovi regnanti, prese residenza a Castelnuovo accanto alle regine vedove Giovanna III e Giovanna IV prima di partire in esilio in Francia con il marito. Canosa, Foggia e Troia furono le ultime città della Puglia dove la regina si fermò salutata dai signori delle terre circostanti. Rimasta vedova nel 1504, dopo aver venduto parte della biblioteca reale che Federico aveva portato con sé, trovò ospitalità presso i duchi di Ferrara, Ercole d’Este e la cognata Eleonora d’Aragona.
Morì a Ferrara il 22 maggio 1533. Fu sepolta nella chiesa del monastero di Santa Caterina Martire a Ferrara. Ma purtroppo “pare” non vi sia traccia del corpo della regina Isabella, dal momento che il monastero fu soppresso. Però sui suoi resti ci sono pareri discordanti.  

Isabella del Balzo moglie di Federico d’Aragona?

Questa è una ricerca che vede coinvolti tanti studiosi. Infatti nonostante alcuni testi abbiano riportato l’incoronazione di Isabella del Balzo (moglie di Federico d’Aragona), a Lecce nel settembre 1497, va detto che spesso ho trovato alcune date non precise.

Lo Balzino

Isabella of Aragon

Molti dettagli sulla vita di Isabella si ricavano dal poema “Lo Balzino” scritto da Rogeri di Pacienzia (Ruggiero de Pacientia) a Nardò nel 1499. Lo Balzino narra in ottave canterine la vita di Isabella del Balzo dalla nascita fino al trionfo regale del 13 febbraio 1498 quando Federico rientrò nella sua Napoli festante dopo la sua vittoria sul principe di Salerno. L’opera  fu analizzata da Benedetto Croce (La regina Isabella del Balzo, Napoli 1897) e pubblicata dal professor Mario Marti nella biblioteca Salentina di cultura. 

Isabella si circondò sempre di cantori e musici, di nobili e cortigiani, e Ruggiero de Pacientia di Nardò fece parte del corteo che accompagnò la nuova regina da Lecce verso Napoli; a lui si deve la stesura de “Lo Balzino” la biografia di Isabella del Balzo (Balzino perché dedicato ai del Balzo), un poema scritto in suo onore in cui registra dettagliatamente non solo la vita di Isabella, insieme alle lodi della famiglia Del Balzo, ma anche le tappe del viaggio di Isabella, lungo l’infinito peregrinare della vita della Regina triste, fino all’altare e poi sul trono e riguardo la fine vittoriosa della guerra di re Federico contro il ribelle principe di Salerno. Sono otto canti e in quelli centrali si “narrano” le sventure di Isabella e poi il suo trionfale viaggio da Lecce verso Napoli. L’opera sarebbe stata sollecitata da due dame della corte di Isabella, Giulia Paladini e la madre Caterinella Morosina, ma il poema è introdotto da una lettera dedicatoria ad Antonia Del Balzo, sorella di Isabella. La regina viene elogiata come esempio di forte virtù muliebre anche da Castigione ne Il Cortegiano (III, 36). Il manoscritto F27 (Biblioteca Augusta di Perugia), conserva una copia preparata per la nobildonna leccese Giulia Paladini, signora di Rogeri e amica d’Isabella.

Questa di seguito è la parte relativa alla nascita di Isabella. La sua bocca era così piccola che fu difficile trovare una nutrice:
 
Nascette questa nobile fantina
Che tutti membri ben formati haveva
Ma la boccuzza sua si piccolina
Che popigno de ziza nullo ne capea
Donna nissuna fusse ‘lla vicina
Lactar per alcun modo la possea
Et spremer bisognava intro la boccha
Lo lacte da le zize a gotta agotta.
Leonardo da Vinci (o Giovanni Antonio Boltraffio), Ritratto di donna, identificato con quello di Isabella d’Aragona, Pinacoteca Ambrosiana, Milano.
Busto di Isabella del Balzo d’Aragona, scultura marmorea realizzata da Francesco Laurana nel 1487-1488 (Kunsthistorisches Museum, Vienna).
Ho eseguito questa riproduzione in 3d in filamento plastico Pla, con la mia stampante Creality Cr10s, e spero di farne delle altre copie ma in ottone o in altri metalli fusi.

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a cura del dott Giovanni Greco;
dott in Conservazione dei Beni Culturali, con laurea in archeologia industriale, è studioso e autore di numerose ricerche sul Salento, Erasmus in Germania nel 1996, ha viaggiato per venti anni in Italia e in Europa, ha lavorato un anno in direzione vendite Alitalia nell’aeroporto internazionale di Francoforte, ha diretto per cinque anni la sezione web di un giornale settimanale cartaceo italiano a Londra, libero professionista, videomaker, artista raku, poeta, webmaster, blogger, ambientalista, presentatore, art director, graphic designer, speaker radio, giornalista freelance Internazionale iscritto presso l’agenzia GNS Press tedesca, collabora come freelance con diverse realtà sul web e sul territorio locale. Dal 1998 è direttore responsabile della rivista on line “BelSalento.com – arte, storia, ambiente, politica e cultura della Terra dei Due Mari – Servizi di Fruizione Culturale”.
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