Il mondo agrario salentino nel primo ventennio postunitario

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ricerche a cura del dott Giovanni GrecojhgfghjklkjDal 1861 al 1865 nella penisola meridionale (ormai “italiana”) che fu l’ex Regno delle Due Sicilie, si sviluppò una cruenta guerra civile (vedi “Briganti” nel motore di ricerca di BelSalento) fra la popolazione meridionale (in maggior parte cittadini, contadini, ma anche medici, avvocati e parte dei soldati borbonici, tutti divenuti “biganti”) e un numero di circa 100.000 soldati al seguito di Garibaldi prima e di Vittorio Emanuele II poi; i caduti fra i civili meridionali superarono quelli di tutte le lotte risorgimentali. Ma come si è evoluta la società meridionale della penisola salentina immediatamente dopo quegli anni tumultuosi?

Il mondo agrario salentino nel primo ventennio postunitario

Il Regno delle due Sicilie era il terzo Stato più ricco ed avanzato al mondo. Ma con l’invasione dei savoia nel 1861 e in particolare sin dagli anni ’80 del 1800, emerse una esosa politica fiscale che in Puglia fu la causa principale del malessere economico del Salento. E in essa trovavano grande vantaggio due categorie di imprenditori : i ricchi proprietari terrieri locali ed extraregionali, che potevano comprare i beni e i terreni del Salento svenduti da Vittorio Emanuele II di Savoia; e la nuova borghesia agraria locale, la quale in particolare rappresentò il miglior tramite con la monarchia sabauda insediatasi con la forza delle fucilazioni di Cialdini & co.
“Terra D’Otranto nella seconda metà dell’Ottocento” , Italgrafica, Oria, 1984 (Testo della collezione privata del dott Giovanni Greco)

Cfr : LA TERRA D’OTRANTO NELLA SECONDA META’ DELL’OTTOCENTO, Oria 1984, “Arretratezza e modernizzazione : alcune note sull’agricoltura salentina nel primo ventennio postunitario”, di Anna Lucia Denitto, pagg 179-196

E’ un luogo comune assimilare l’agricoltura meridionale del periodo post unitario ai concetti di “arretratezza”, “sistema feudale” o simil-feudale, “conduzione disastrosa”, “immobilismo”, “proprietà terriera parassitaria” (…). Certo, la vendita delle terre demaniali ed ecclesiastiche (partita sin dal 1861), aveva avviato un graduale e corposo processo di concentrazione della proprietà terriera.
Ad aggravare ulteriormente le già precarie condizioni economiche e sociali delle popolazioni meridionali interviene (…) lo Stato piemontese con l’esosità della sua politica fiscale, la particolare politica economica a favore delle regioni settentrionali, l’incapacità di comprendere la portata sociale del fenomeno del brigantaggio.
Il primo ventennio postunitario è stato interpretato con una certa miopicità. In realtà, oltre a esponenti legati ad un sistema di produzione arretrato, si può evidenziare la formazione di una proprietà terriera sensibile ai processi di ammodernamento e di una borghesia agraria ed intellettuale che operava nel senso dell’ammodernamento, ossia la classe dirigente liberale che discuteva sul problema dell’arretratezza e dello sviluppo economico meridionale.
Lo Stato liberale aveva la concezione di uno sviluppo economico che facesse perno sull’ammodernamento tecnico e sull’aumento della produttività; ma alla base dei Comizi Agrari (gli organismi agrari meridionali furono istituiti nel 1866 dallo Stato liberale), si concentreranno tutte le implicazioni di ordine sociale e politico e del positivismo dell’epoca, quell’ideologia che nutriva profonda fiducia nella “scienza” come strumento per superare l’arretratezza tecnica e produttiva.
Il paesaggio agrario salentino degli anni settanta dell’Ottocento viene così descritto (in : “G. PACCES, E. CANDIDO, E. ROSSI, P. de NAVA, Inchiesta agraria e sulle condizioni della classe agricola in Italia (legge 15 marzo 1877). Monografia circa lo stato di fatto dell’agricoltura e della classe agricola nei singoli concordari della provincia di Terra d’Otranto, Lecce 1880“) : “nelle campagne di Terra d’Otranto campi sterminati di latifondi o masserie a maggese o a cereali, o a pascoli o a gerbidi di fitta macchia, della estensione che varia da duecento ad ottocento ettari, si alternano a piccole oasi coperte di olivi, frutti e vigne divise in poderettari di uno al massimo di dieci ettari, man mano che ci si avvicina ai centri abitati“.
Nell’area di Gallipoli era caratterizzata dalla coesistenza della grande masseria e della proprietà particellare, legate alla coltivazione dell’ulivo e del tabacco. L’olivicoltura rappresentava la base della riccheza salentina, mentre la viticultura diventerà dinamica e cospicua a partire dagli anni ’80 dell’800  e per tutto il corso del primo quindicennio del ‘900 sarà un settore trainante della vita economica e sociale dell’intera Terra d’Otranto. (Cfr : “A.L.Denitto, La criosi agraria in terra d’Otranto tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, in Denitto, Grassi, Pasimeni, Mezzogiorno e crisi di fine secolo. Capitalismo e movimento contadino, Lecce, 1978, pp. 21-105”).
Nel primo ventennio post unitario la coltivazione dell’ulivo era  la principale in tutta la provincia, particolarmente diffusa nella parte orientale di Lecce e di Gallipoli.
Ma allora, cosa c’è alla base di quella “arretratezza”, “sistema feudale”, “conduzione disastrosa”, “immobilismo”, di cui introducevo il seguente articolo? Si può iniziare questa analisi partendo 1) dalla cospicua pressione fiscale governativa di quegli anni; 2) nonchè dall’ignoranza di proprietari terrieri ed agricoltori; 3) dalla mancanza di capitali ed infine 4) dalla concentrazione della proprietà nelle mani di pochi capitalisti privilegiati.
Fu lo stesso COMIZIO AGRARIO DI LECCE del 1868 a sostenere che “fino al 1862 la proprietà fondiaria nel circondario di Lecce tendeva ad un “vantaggioso ed economico sminuzzamento colla diffusione presso tutte le classi sociali” (Cfr LA TERRA D’OTRANTO NELLA SECONDA META’ DELL’OTTOCENTO, Oria 1984, “Arretratezza e modernizzazione : alcune note sull’agricoltura salentina nel primo ventennio postunitario”, di Anna Lucia Denitto, pagg 186). Villani, Pasanisi e Torsello evidenziarono che a causa dell’esorbitanza del fisco, la proprietà terriera si era mantenuta stazionaria e a concentrare terre e beni attorno a se stessa; difatti le disposizioni legislative per la vendita dei Beni Demaniali e della Cassa Ecclesiastica   permettevano l’acquisto di terre e beni mobili e immobili esclusivamente in favore di quei grandi possessori di capitali pronti a pagare l’elevato prezzo. Da questa vendita erano esclusi tutti i piccoli proprietari e chiunque non disponesse di pronti capitali. Pasanisi e Torsello ricordarono “la vendita di un considerevole numero di piccoli lotti acquistati da altrettanti proprietari”, e che a causa dell’esorbitante pressione fiscale si è verificata la tendenza alla concentrazione nelle mani “dei soli facoltosi capitalisti” (la nuova borghesia agraria) che tendono “a convertirsi in ricchi e opulenti proprietari di tenute agrarie di ogni specie”.
Sin dagli anni ’80 del 1800 quindi, si delineava che la causa principale del malessere economico del meridione era l’esosa politica fiscale. E in essa trovavano grande vantaggio due categorie di imprenditori : i ricchi proprietari terrieri locali ed extraregionali, che compravano i beni e i terreni del Salento svenduti da Vittorio Emanuele II di Savoia; e la nuova borghesia agraria locale, la quale in particolare rappresentò il miglior tramite con la monarchia sabauda insediatasi con la forza delle fucilazioni di Cialdini & co.

Cfr : La soppressione delle corporazioni religiose in Terra d’Otranto dal 1862 al 1881


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Ricerche a cura del dott Giovanni Greco;
dott in Conservazione dei Beni Culturali, con laurea in archeologia industriale, è studioso e autore di numerose ricerche sul Salento, Erasmus in Germania nel 1996, ha viaggiato per venti anni in Italia e in Europa, ha lavorato un anno in direzione vendite Alitalia nell’aeroporto internazionale di Francoforte, ha diretto per cinque anni la sezione web di un giornale settimanale cartaceo italiano a Londra, libero professionista, videomaker, artista raku, poeta, webmaster, blogger, ambientalista, presentatore, art director, graphic designer, speaker radio, giornalista freelance Internazionale iscritto presso l’agenzia GNS Press tedesca, collabora come freelance con diverse realtà sul web e sul territorio locale. Dal 1998 è direttore responsabile della rivista on line “BelSalento.com – arte, storia, ambiente, politica e cultura della Terra dei Due Mari – Servizi di Fruizione Culturale”.
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