FENICI – Un popolo di marinai, esploratori e commercianti

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ricerche a cura del dott Giovanni Greco

bronzoFENICI – Un popolo di marinai, esploratori e commercianti

fenici
Nell’XI secolo a.C. i Fenici colonizzano il Mar Mediterraneo, fondando basi sulle coste mediterranee. In seguito monopolizzeranno le navigazioni nel Mediterraneo Occidentale, sostituendosi ai proto-Liguri nei commerci atlantici, fino agli anni delle guerre Puniche contro Roma. I Fenici avevano il monopolio della produzione del rosso porpora, un pigmento ottenuto dalla lavorazione di molluschi marini (murex), molto apprezzato e richiesto nei mercati dell’antichità, oltre alla produzione del vetro, con tutti i manufatti connessi ad esso.

I Fenici secondo i greci furono un popolo originariamente insediatosi sulle coste orientali del mar Mediterraneo, nei pressi del Libano, e del quale si ha notizia fin dal XXI secolo a.C. Le ricerche più recenti, cui gli studiosi italiani hanno dato non poco contributo, hanno dimostrato che i Fenici non erano un gruppo etnico compatto ma la risultante di una aggregazione complessa di genti che provenivano dall’area siro-palestinese e sinaitica e che verso la fine dell’età del bronzo si stabilirono nella fascia di costa situata fra il monte Libano, il monte Amano e il mare, dove fondarono insediamenti destinati a uno sviluppo straordinario nel corso dei secoli successivi. Più genericamente si suol dire che i Fenici erano un popolo semita. Secondo alcuni storici, il nome Palestina deriva dalle popolazioni migrate dalla valle dell’Indo nel 3.250 a.C., quelli che noi chiamiamo Fenici e che erano gli stessi che poi abitarono sulle coste orientali dell’italia meridionale, che allora presero il nome di Yoni poiché portavano un bastone biforcuto a forma di Y per simbolizzare i genitali femminili (erano infatti portatori di una cultura matriarcale). Quando proseguirono per il medio oriente li chiamarono Pallis (palo, bastone, pastori), a causa del bastone, e dopo che si insediarono nel territorio circostante le rive del giordano denominarono quella terra “Pallis-tan” (tan = terra), che significa “Terra dei Pastori”, italianizzato in Palestina. La civiltà fenicia viene ricollegata ai Cananei dell’antica Palestina, che abitarono nel sud della stessa regione, essendo nei fatti i fenici indistinguibili per lingua (se non per variazioni dialettali) e cultura dal resto dei popoli cananei.

Già sin dal 1600 primeggiavano nella navigazione e nel commercio nel Mediterraneo. Questo popolo  arcaico si avviò ad un lento declino verso l’850 a.C., con la dominazione assiro-babilonese, fino al 350 a.C., periodo della dominazione macedone di Alessandro Magno.  Alcune mappe per la navigazione del Mediterraneo pervenuteci sono fenicee. Erano abili commercianti e avevano una fitta rete di scambi via mare. Avevano inventato le navi triremi  e stabilivano le rotte di viaggio in base agli approdi. I loro approdi erano scelti con cura e attenzione alle maree e agli astri. Essi furono soprattutto un popolo di commercianti che utilizzavano il mar Mediterraneo per esportare legname e altri oggetti da scambiare con altri popoli. “Probabilmente anche nel Salento (i Fenici) individuarono centri logistici di rilevante importanza.” Questa tesi fu sostenuta nella metà dell’800 dallo studioso salentino Giacomo Arditi il quale darebbe per accreditata l’ipotesi che S. Maria di Leuca sia stata fondata dai Fenici. Furono Grandi marinai, protagonisti di spedizioni marittime e commerciali in tutto il bacino del Mediterraneo e sulle rotte oceaniche, i Fenici fondarono colonie sulle coste settentrionali dell’Africa, in Spagna, in Sicilia, in Sardegna. Nel Salento (di quell’era) diffusero (o importarono ?) la pianta del melograno. Godettero per lungo tempo di una sorta di monopolio riguardo lo Zafferano, che usavano per confezionare torte rituali in onore alla dea Astarte

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Veneravano il culto matriarcale della dea Astarte, Regina del Cielo, la Grande Madre, divinità che affonda le radici del suo culto in quello della dea universale dispensatrice di vita e di morte, legata alla fertilità, alla fecondità ed alla guerra; era adorata in tutta l’area del bacino del Mediterraneo orientale. La dea Astarte è la protettrice dei sovrani, che sono scelti dagli dei secondo virtù, che sono personificazioni divine (giustizia e rettitudine). Vedi qui La dea Fenicia Astarte, la Grande Madre, alle origini dei culti del Salento dell’età del bronzo e del ferro (S. Maria di Leuca e Valesio). Nel nord Salento abbiamo in Valesio la presenza della dea con le alette di conchiglia, presente anche in Sicilia, tutte databili VI o III Sec a.C. E’ verosimile anche che questa dea con le alette a forma di conchiglia sia stata intesa come “Afrodite”.

Benchè il Culto della Grande Madre risalga al Neolitico, se non addirittura al Paleolitico, sappiamo che la maggior parte dei culti dediti alla Grande Madre del popolo dei Fenici, venivano svolti in templi sotterranei o caverne e presso una sorgente d’acqua laddove le correnti telluriche, ovvero la manifestazione delle energie della terra, si fanno più forti. Probabilmente anche nel Salento (i Fenici) individuarono centri logistici di rilevante importanza. Questa tesi fu sostenuta nella metà dell’800 dallo studioso salentino Giacomo Arditi il quale darebbe per accreditata l’ipotesi che S. Maria di Leuca sia stata fondata dai Fenici.  E presso Santa Maria di Leuca sono stati trovati dei menhir a forma di croce e una epigrafe messapica dove compare la DEA ASTI; può trattarsi di Astarte-Tanit. E Astarte è la dea Regina del Cielo che cammina sul mare; infatti presumibilmente è la personificazione divinizzata di una stella che al mattino indicava ai naviganti la via del giorno e alla sera quella della notte. Fenici e Cartaginesi si orientavano con l’Orsa Minore. Infatti i Fenici conoscevano e sapevano tracciare le rotte ed erano in grado di navigare di notte, prendendo come riferimento la Stella Polare. E sappiamo che l’Orsa Maggiore, l’Orsa Minore e il Drago rappresentano le costellazioni visibili da Erice nell’800 a.C. nell’arco di una giornata.  Cfr qui.

1. Costellazioni visibili ad Erice nell’VIII sec. a. C. alle ore 18;
2. Costellazioni visibili
ad Erice nell’VIII sec. a. C. alle ore 20;
3. Costellazioni visibili ad Erice nell’VIII sec.
a. C. alle ore 22.

Queste stelle nel loro moto apparente intorno al Polo, si mantenevano costantemente al di sopra dell’orizzonte e per tale motivo potevano essere sempre identificate in qualunque stagione e in tutte le ore della notte. 

Il termine fenicio deriva dal greco phòiniks che significa “rosso”. Tale denominazione, che ritroviamo già in Omero, è particolarmente significativa in quanto fortemente legata alla merce più preziosa e importante che i Fenici esportavano in Grecia e in tutto il Mediterraneo: la porpora, un prezioso pigmento che veniva estratto da molluschi del genere Murex, alloggiati in conchiglie che vivevano nel mare prospiciente le coste del Libano e che i Fenici avevano imparato molto presto a utilizzare su scala industriale per tingere i tessuti. Il mollusco veniva spremuto e mescolato al sale, quindi esposto al sole per tre giorni (…)

Phoenician alphabet

Furono i primi a elaborare un sistema di scrittura alfabetica diffondendolo in Grecia e in Italia (…) I Fenici furono i primi ad adottare un sistema di scrittura alfabetico, composto da un numero limitato di segni, ognuno dei quali serviva a designare un suono. cfr : http://www.treccani.it La lingua fenicia, infatti, è stata scritta a partire dalla fine del II millennio a.C. mediante un alfabeto, di tipo consonantico, con ventidue segni scritti da destra verso sinistra. Esso costituisce il punto di arrivo di una lunga evoluzione, che probabilmente prende le mosse dai segni della scrittura detta “protocananaica”, a sua volta forse originata da modelli egiziani sulla base di un principio acrofonico. Tale scrittura venne in seguito adottata anche da altri popoli circostanti e dette origine a una serie di altre scritture alfabetiche, non solo semitiche (anche l’alfabeto greco e quello latino derivano in ultima istanza da quello fenicio).  L’alfabeto fenicio era molto più semplice e facile da ricordare rispetto ai precedenti perché era formato solamente da 22 segni. Ogni segno rappresentava un suono o una articolazione del linguaggio: per questo motivo, questo tipo di scrittura è detta scrittura fonetica. I 22 segni usati dai Fenici rappresentavano solamente le consonanti, infatti, le vocali furono aggiunte successivamente dai Greci. L’alfabeto fenicio, essendo molto pratico, si diffuse in tutto il Mediterraneo. Da esso ebbero origine l’alfabeto ebraico e quello greco. I Greci aggiunsero le vocali a questo alfabeto e da qui nacque l’alfabeto latino, dal quale deriva quello usato da noi oggi.

Verso Torre dell’Orso sono state rinvenute queste lettere scritte a rilievo che presumo siano probabili segni Fenici – foto di Alessandro Errico tratta dal gruppo facebook di “SALENTO ARCHEOLOGICO”.


L’epigrafi Fenicie di Felline

è l’articolo apparso il 1 marzo 2017 su http://www.loscrivodame.com/lepigrafi-fenicie-di-felline/ a cura di Raimondo Rodia, in cui si parla di tre epigrafi fenicie in località Felline in diversi blocchi di riuso con iscrizioni di tipo fenicio. La scoperta delle epigrafi fenicie si deve all’avvocato bergamasco Severino Loreto in vacanze nel Salento. ”Di sicuro le scritte che ho ritrovato in piazza Caduti a Felline sono riconducibili al “fenicio” o, meglio, ad una scrittura riconducibile al tipo “lineare A” sostiene l’avvocato bergamasco (…) La prima epigrafe si trova su un architrave situata su una porta finestra prospiciente la piazza. Reca iscritte quattro lettere in alfabeto proto–fenicio, del periodo asdrubalico, racchiuse dal disegno di una “nave”. A prima vista sono immediatamente riconoscibili le lettere gimel e zayin. Anche la seconda epigrafe appare su un architrave di una porta che dà sul vicolo che si apre dopo l’arco che delimita il fondo della piazza. Anche essa reca iscritte quattro lettere, sono riconoscibili le lettere nun e zayin. La terza iscrizione è invece visibile sul soffitto di un ambiente interno che si affaccia sulla piazza tramite una porta finestra in vetro, situata quasi in prossimità del passo carraio.

Leggi l’intero articolo su http://www.loscrivodame.com/lepigrafi-fenicie-di-felline/

FENICI – La storia dello ZAFFERANO nel Salento – BelSalento


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Ricerche a cura del dott Giovanni Greco;
dott in Conservazione dei Beni Culturali, con laurea in archeologia industriale, è studioso e autore di numerose ricerche sul Salento, Erasmus in Germania nel 1996, ha viaggiato per venti anni in Italia e in Europa, ha lavorato un anno in direzione vendite Alitalia nell’aeroporto internazionale di Francoforte, ha diretto per cinque anni la sezione web di un giornale settimanale cartaceo italiano a Londra, libero professionista, videomaker, artista raku, poeta, webmaster, blogger, ambientalista, presentatore, art director, graphic designer, speaker radio, giornalista freelance Internazionale iscritto presso l’agenzia GNS Press tedesca, collabora come freelance con diverse realtà sul web e sul territorio locale. Dal 1998 è direttore responsabile della rivista on line “BelSalento.com – arte, storia, ambiente, politica e cultura della Terra dei Due Mari – Servizi di Fruizione Culturale”.
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i miei viaggi in Europa dal 1996 al 2014 – Giovanni Greco

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