Collina delle Ninfe e dei Fanciulli – la Stonehenge megalitica d’Italia

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ricerche a cura del dott Giovanni Greco

ninfeCollina delle Ninfe e dei Fanciulli In una foresta di ulivi dai tratti umani spuntano “Pietre Sacre”, anche conosciute come : “la Stonehenge megalitica d’Italia

La «Collina delle Ninfe e dei Fanciulli» a Giuggianello è luogo magico, si trova a pochi chilometri da Minervino di Lecce e Palmariggi ed è una collina dove 25335f_d7f6ccb6d467425fb26cfbf730fe3233si cela il fantastico e mitologico segreto di alcune “Rocce Sacre”, così definite da Nicandrodi Colofone nel II sec. a.C. Come quasi tutti i “posti” antichi della storia del Salento questa architettura di pietre megalitiche e monumentali nate per mano della natura sono a ridosso di un uliveto secolare e poco distante da una famosa grotta meglio conosciuta con il nome di  -Grotta di San Giovanni-.

 Questo luogo è denso di miti e leggende; già conosciuto sin dalla preistoria, in epoca classica fu avvolto dal mito di alcuni pastori e fanciulli salentini che osarono sfidare delle ninfe nella danza e per questo furono puniti dalle ninfe e tramutati in alberi di ulivi. Fra il divino e il mortale, fra la leggenda e la realtà, visivamente ancora oggi questi ulivi sembrano davvero avere un’espressione dai tratti umani come si potesse intravedere braccia rugose, gambe, occhi, facce nasute … come se prima di essere ulivi queste piante fossero stati davvero esseri umani.

 Nicandro di Colofone sacerdote del tempio di Apollo, nel II secolo a.C nella sue Metamorfosi, scriveva : «Si favoleggia che nel paese dei Messapi presso le cosiddette “Rocce Sacre” fossero apparse un giorno delle ninfe che danzavano e che i figli dei Messapi, abbandonate le loro greggi per andare a guardare, avessero detto che sapevano danzare meglio. Queste parole punsero sul vivo le ninfe e si fece una gara per stabilire chi sapesse meglio danzare. I fanciulli, non rendendosi conto di gareggiare con esseri divini, danzarono come se stessero misurandosi con delle coetanee di stirpe mortale. Il loro modo di danzare era quello, rozzo, proprio dei pastori; quello delle ninfe, invece, fu di una bellezza suprema. Esse trionfarono dunque sui fanciulli nella danza e rivolte ad essi dissero: “Giovani dissennati, avete voluto gareggiare con le ninfe e ora che siete stati vinti ne pagherete il fio”. E i fanciulli si trasformarono in alberi, nel luogo steso in cui stavano, presso il santuario delle ninfe».
Ne riscriverà Ovidio nel secolo successivo lasciando il medesimo esito nella sorte dei malcapitati fanciulli. Faranno seguito le opere di Giovanni Andrea dell’Anguillara del 1561 e alcune incisioni come quella di Johann Wilhelm Baur (Apulus pastor in nymphas mutatus in oleastrum).

foto tratte da : http://www.latein-pagina.de/ovid/ovid_m14.htm#inhalt

Massi della Vecchia

 in foto : Furticiddhu della Vecchia25335f_9cb5a09031e8422abdf29e79b576e9c4
I Massi della Vecchia sono grossi blocchi calcarei di epoca miocenica la cui composizione calcarenitica ha favorito, tramite l’azione degli agenti atmosferici, la produzione di strane forme che la fantasia popolare ha associato, sin dall’antichità, a bizzarri nomi e leggende. Sono situati sulla Collina dei Fanciulli e delle Ninfe, in due poderi denominati “Cisterna Longa” e “Tenenti”.

Furticiddhu della Vecchia
Si tratta di un unico blocco monolitico la cui forma richiama la rondella di un fuso (“furticiddhu” in dialetto locale) che serviva per filare a mano la lana. Nella descrizione di Cosimo De Giorgi, la forma del monolite viene associata a un enorme fungo con cappello e peduncolo. Il monumento è legato alla preistoria locale e ad una leggenda che ricollega la sua origine ad Ercole. Infatti secondo lo studioso francese François Lenormant […], è possibile identificare l’enorme masso con il “Masso oscillante d’Ercole” della leggenda di cui parla Aristotele nel “De Mirabilis Auscultationibus” (“Le Audizioni Meravigliose”). Il filosofo, infatti, sostenne che nella parte estrema della Japigia esiste una pietra tanto grande che sarebbe stata impresa impossibile trasportarla persino su un enorme carro. Ma Ercole, sollevatala senza alcuno sforzo, la gettò dietro le sue spalle ed essa si posò nel terreno in maniera tale che anche la semplice pressione del dito di un bambino sarebbe stata in grado di rimuoverla.

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L’imponente masso  “Furticiddhu della Vecchia” che il prof De Giorgi disegnò, come apparve ai suoi occhi.

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Ricerche a cura del dott Giovanni Greco;
dott in Conservazione dei Beni Culturali, con laurea in archeologia industriale, è studioso e autore di numerose ricerche sul Salento, Erasmus in Germania nel 1996, ha viaggiato per venti anni in Italia e in Europa, ha lavorato un anno in direzione vendite Alitalia nell’aeroporto internazionale di Francoforte, ha diretto per cinque anni la sezione web di un giornale settimanale cartaceo italiano a Londra, libero professionista, videomaker, artista raku, poeta, webmaster, blogger, ambientalista, presentatore, art director, graphic designer, speaker radio, giornalista freelance Internazionale iscritto presso l’agenzia GNS Press tedesca, collabora come freelance con diverse realtà sul web e sul territorio locale. Dal 1998 è direttore responsabile della rivista on line “BelSalento.com – arte, storia, ambiente, politica e cultura della Terra dei Due Mari – Servizi di Fruizione Culturale”.
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