BelSalento combatte anche contro Il “fascino per il brutto”

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a cura del dott Giovanni Greco

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BelSalento combatte anche contro il fascino per il brutto. Cos’è? In generale il “fascino per il brutto” è un qualcosa partorito dal consumismo e dall’ignoranza di una elite di finti saccenti contemporanei alieni dal culto della bellezza e del rispetto per la storia di ogni luogo; un fenomeno spontaneo segno del decadimento dei tempi attuali, nato fra intellettualoidi sorti in virtù di un eccesso di burocratizzazione tipica dell’italia di questi giorni. Ma a differenza della rinomata e eccelsa “poetica del Decadentismo” (così come la storia ne riporta i pregi) l’attuale fascino per il brutto nutre una sorta di gusto per il disprezzo e di rifiuto delle norme e della morale, … si potrebbe dire che si contrapponga all’Estetismo, (quest’ultimo che ha nella Bellezza il valore supremo) … e infatti il fascino per il brutto predilige la “Non Cultura” (ossia quella strana forma di logica irriverente che in ogni dove pialla in modo netto la vera Cultura di qualsivoglia glorioso passato di un luogo); il fascino per il brutto uccide i segni del passato e l’antico sentimento collettivo, ma aliena ogni interesse a riscoprire le proprie origini per far posto all’estetica del consumismo appunto (che potrei definire del kitsch … ma solo per non essere troppo irriverente) ossia favorendo cemento, parcheggi e discoteche dove erano chiese, foreste arcaiche e grotte millenarie. Il fascino per il brutto nasce da menti piccole e opportuniste che, non c’è da stupirsi, vanno a braccetto con la corruzione e gli interessi di pochi contro gli interessi collettivi. Il fascino del brutto qui nel Salento come nel resto del pianeta terra, deve essere inteso quindi cone assenza del bello e del piacere per l’ordine naturale delle cose.

  1. Il “fascino per il brutto” quello che appiattisce le emozioni e che esalta la sterile spettacolarizzazione (ad esempio la notte della Taranta divenuta “brutta” a detta di tanti sia fra i cultori del folclore meridionale sia fra i semplici visitatori).
  2. Il “fascino per il brutto” quello che si compiace dell’abbattimento di storia, tradizione e ambiente per inneggiare alla vittoria del “progresso” offerto da discoteche su antiche coste marine (ad esempio nel caso Briatore nel Salento).
  3. Il “fascino per il brutto” quello che egoisticamente protende verso lo sviluppo di fitofarmaci nei terreni e che rifiuta categoricamente qualunque principio di naturalezza e di riprstino della bucolica visione di un ambiente sano (come ad esempio nel caso xylella)
  4. Il “fascino per il brutto” quello che fa accettare che esistano terreni con rifiuti tossici e pericolosi, in un complotto collettivo e locale, che vede cittadini, mafiosi, politici tutti concordi nel non dire nulla altrimenti i turisti chissà cosa penseranno. (… in quanto anche i mafiosi sotto sotto una loro morale l’avranno …).

Molte sono le definizioni di bello e di brutto, ad esempio c’è il brutto che Umberto Eco definisce in sé, come un frutto imputridito, e un brutto formale cioè legato alla percezione di una disarmonia e di un’alterazione rispetto alla norma. Possono essere compresenti o meno; in ogni caso entrambi sono stati largamente rappresentati nel corso di secoli di storia dell’arte (brutto artistico). Nel primo atto del Macbeth le streghe gridavano: “Il bello è brutto e il brutto è bello…. Nel suo saggio su L’espressione dei sentimenti nell’uomo e negli animali, Darwin rilevava che ciò che provoca disgusto in una data cultura non lo provoca in un’altra, e viceversa, ma concludeva che tuttavia “sembra che i diversi movimenti descritti come espressivi del disprezzo e del disgusto siano identici in una gran parte del mondo“.
Ma anche questo fascino per il brutto logora lentamente ogni comunità sino a far accettare a quasi tutto il popolo ogni carnefice che lo possa assalire.
Diceva Claudio Lolli: “Disoccupate le strade dai sogni / non ci sarà posto per la fantasia”.

Se si esaminano i sinonimi di bello e brutto, si vede che mentre è ritenuto bello ciò che è carino, piacevole, attraente, gradevole, avvenente, delizioso, armonico, meraviglioso, delicato, grazioso, leggiadro, incantevole, magnifico, stupendo, affascinante, eccelso, eccezionale, favoloso, fiabesco, fantastico, magico, mirabile, pregevole, spettacolare, splendido, sublime, superbo. Mentre è brutto ciò che è repellente, orrendo, schifoso, sgradevole, grottesco, abominevole, ributtante, odioso, indecente, immondo, sporco, osceno, ripugnante, spaventoso, abbietto, orribile, orrido, orripilante, laido, terribile, terrificante, tremendo, da incubo, mostruoso, rivoltante, ripulsivo, disgustoso, nauseabondo, fetido, spaventevole, ignobile, sgraziato, spiacevole, pesante, indecente, deforme, difforme, sfigurato …

Per citare alcuni filosofi sulla natura del bello e del brutto ricordiamone alcuni:
Senofane di Colofone (secondo Clemente Alessandrino, Stromata, V,110), “se i bovi e i cavalli e i leoni avessero le mani, o potessero disegnare con le mani, e fare opere come quelle degli uomini, simili ai cavalli il cavallo raffigurerebbe gli dèi, e simili ai bovi il bove, e farebbero loro dei corpi come quelli che ha ciascuno di coloro“. Marx nei Manoscritti economico-filosofici, ci ricorda come il possesso del denaro possa supplire alla bruttezza: “Il denaro, in quanto possiede la proprietà di comprar tutto, di appropriarsi di tutti gli oggetti, è dunque l’oggetto in senso eminente… Tanto grande è la mia forza quanto grande è la forza del denaro… Ciò ch’io sono e posso non è dunque affatto determinato dalla mia individualità. Io sono brutto, ma posso comprarmi la più bella fra le donne. Dunque non sono brutto, in quanto l’effetto della bruttezza, il suo potere scoraggiante, è annullato dal denaro. Io sono, come individuo, storpio, ma il denaro mi dà ventiquattro gambe: non sono dunque storpio… Il mio denaro non tramuta tutte le mie deficienze nel loro contrario?” Mentre Nietzsche nel Crepuscolo degli idoli ci dice che “nel bello l’uomo pone se stesso come norma della perfezione” e “si adora in esso… L’uomo in fondo si rispecchia nelle cose, considera bello tutto ciò che gli rimanda la sua immagine… Il brutto viene compreso come un accenno e un sintomo della degenerescenza… Ogni sintomo di esaurimento, di pesantezza, di senilità, di stanchezza, ogni specie di non libertà, come convulsione o paralisi, soprattutto l’odore, il colore, la forma della dissoluzione, della decomposizione… tutto ciò evoca un’identica reazione, il giudizio di valore ‘brutto’… Che cosa odia ora l’uomo? Non v’è dubbio: odia il tramonto del suo tipo”. La prima e più compiuta Estetica del brutto, fu elaborata nel 1853 da Karl Rosenkrantz, e traccia una analogia tra il brutto e il male morale. Come il male e il peccato si oppongono al bene, di cui sono l’inferno, così il brutto è “l’inferno del bello”. Rosenkrantz riprende l’idea tradizionale che il brutto sia il contrario del bello, una sorta di possibile errore che il bello contiene in sé, così che ogni estetica, come scienza della bellezza, è costretta ad affrontare anche il concetto di bruttezza. Ma è proprio quando passa dalle definizioni astratte a una fenomenologia delle varie incarnazioni del brutto che egli ci fa intravedere una sorta di “autonomia del brutto”, che lo rende qualcosa di ben più ricco e complesso che non una serie di semplici negazioni delle varie forme di bellezza.

In conclusione (soprattutto nell’arte) i concetti di bello e brutto sono anche relativi ai vari periodi storici o alle varie culture in cui essi si esprimono e che hanno invaso e “colorito” intere correnti stilistiche; ogni epoca ha il suo ideale estetico nel quale si possono ricavare i parametri dichiaratamente contrari. L’“estetica del disgusto” potrebbe esistere nel movimento artistico dadaista, così come anche nelle atmosfere rarefatte e spiazzanti surrealiste … Ma sono e restano gusti estetici che vengono desunti a posteriori dalla critica che analizza i tempi passati. Oggi io parlo dei tempi a noi contemporanei e del fascino del brutto che invade (nel Salento e non solo …) sale consiliari, scelte governative e nuovi dogmi scolastici improntati sulla perdurante falsa e bugiarda storia risorgimentale; come sull’imperante e falso perbenismo che per eccesso di accoglienza decide di escludere le feste di Natale nelle scuole elementari italiane … per non “offendere” chi non crede nella religione cattolica. Tutto questo imbruttisce una Cultura, quella italiana, fatta creata e composta delle sue (nostre) tradizioni che sino a pochi anni fa permeavano la bellezza della nostra Nazione. Ma al di là di ogni definizione e differenza fra bello e brutto, resta vero che il fascino del brutto imbruttisce il bello esistente e che probabilmente il miglior modo di amare la bellezza, l’arte e la natura è proteggerla. Da cosa? Dal fascino del brutto, appunto!

In foto “La Duchessa Brutta, olio di Quentin Massys (1466-1529, Belgium)”.

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Ricerche a cura del dott Giovanni Greco;
dott in Conservazione dei Beni Culturali, con laurea in archeologia industriale, è studioso e autore di numerose ricerche sul Salento, Erasmus in Germania nel 1996, ha viaggiato per venti anni in Italia e in Europa, ha lavorato un anno in direzione vendite Alitalia nell’aeroporto internazionale di Francoforte, ha diretto per cinque anni la sezione web di un giornale settimanale cartaceo italiano a Londra, libero professionista, videomaker, artista raku, poeta, webmaster, blogger, ambientalista, presentatore, art director, graphic designer, speaker radio, giornalista freelance Internazionale iscritto presso l’agenzia GNS Press tedesca, collabora come freelance con diverse realtà sul web e sul territorio locale. Dal 1998 è direttore responsabile della rivista on line “BelSalento.com – arte, storia, ambiente, politica e cultura della Terra dei Due Mari – Servizi di Fruizione Culturale”.
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