BASILIANI in BelSalento

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ricerche a cura del dott Giovanni Greco

medioevoBASILIANI

http://terresdefoy.com/IMG/Image/St%20Basile%20le%20Grand.jpgI Monaci Basiliani appartengono a un’ordine ispirato alla dottrina di San Basilio e da lui fondato; di origini egiziane, palestinesi, siriane e turche. Basilio Magno, il Grande; in greco: Βασίλειος ὁ Μέγας, Basíleios ho Mégas; in latino Basilius Magnus (Cesarea in Cappadocia, 329 – Cesarea in Cappadocia, 1º gennaio 379), è stato un vescovo e teologo greco antico, venerato dalle Chiese cristiane; porta anche i titoli di confessore e Dottore della Chiesa. È considerato il primo dei Padri cappadoci. Ha scritto la regola che ancora oggi ispira la vita dei Monaci basiliani. I secoli successivi all’impero Romano furono caratterizzati dalla diffusione del cattolicesimo. Nella seconda metà del secolo IV d.C i monaci Basiliani si distinguevano per i luoghi di culto scavati nella roccia e poi affrescati: le famose cripte basiliane, mentre i monaci Benedettini (inizi del VI sec.) diffusero i loro monasteri. Verso il secolo VIII d.C. si verificò un massiccio esodo di monaci venuti dall’Oriente che nelle terre salentine trovarono riparo in seguito alla lotta iconoclastica. Frequenti sono le testimonianze nell’alto medioevo, nella provincia di Brindisi e Taranto, di forme di vita monastica ispirate ad ideali ascetici francescani della cultura e della religiosità orientali. I monaci di provenienza greco-orientale (forse giunti dalla vicina Sicilia sotto l’incalzare degli Arabi), si dispersero nelle campagne salentine, vivendo in grotta. Intanto maturano i contrasti tra la Chiesa latina di Roma e quella greca. I monaci benedettini fondano nuovi monasteri, e i monaci basiliani stimolano nuove esperienze religiose di cui resta testimonianza nella vita delle grotte decorate da affreschi in cui trovano rifugio i fedeli. Il monachesimo a quel tempo cercava nella vita ascetica il contatto diretto con Dio. Nella regola di San Basilio la vita cenobita rappresentava la forma di convivenza perfetta. I beni erano in comune e l’ideale era scoprire la misura tra la vita attiva e la vita contemplativa per raggiungere Dio e salvare l’anima. I centri monastici nascevano nelle grotte, le quali divennero luogo di culto e di pellegrinaggio.

I monaci Basiliani erano dediti all’agricoltura e nel Salento dissodarono le terre importando nuove culture. Probabilmente svilupparono tecniche (già arcaiche) di macinazione dell’olio tramite la creazione e diffusione dei trappeti ipogei. Scavati nelle grotte e nella roccia sotterranea in luoghi in prossimità di oliveti, fu proprio tramite i frantoi che i monaci Basiliani poterono modernizzare la società del territorio. Infatti i Basiliani crearono i casali, che erano piccole unità feudali nelle quali si riunivano le famiglie di contadini costituendo le prime comunità autonome, dove sorse la figura del Sindacus, rappresentante giuridico del casale. L’olio extravergine che i monaci Basiliani producevano era di ottima qualità, delicato, fruttato e aromatizzato. Ma dall’olio creavano anche liquori e grappe.


L’ordine monastico dei Basiliani proveniva dall’Oriente, ed era una religione che si ispirava alla Regola di vita monastica lasciata da San Basilio (arcivescovo di Cesarea di Cappadocia 329 – 379 d.C., padre della chiesa greca, detto il Grande), la quale oltre alla preghiera ed alla contemplazione, doveva realizzarsi in atti concreti e produttivi, parimenti all’ordine dei Benedettini. L’espressione ‘ordine Basiliano’ risale all’XI secolo e indica i monaci greci dell’Italia meridionale. Quest’ordine monastico contribuì al miglioramento ed alla diffusione dell’ulivo, della vite, della vallonea (ghianda castagna da cui ottenere farina) e della trimina (un cereale). Ancora oggi ammiriamo gli stupendi esemplari di ulivi secolari della zona di Cerrate, Giampaolo e Monicelli, piantati nel IX – X secolo dai monaci Basiliani.

I riti della Chiesa, che prima erano affidati alla memoria e alla estemporaneità, iniziarono a strutturarsi, la liturgia iniziò ad essere influenzata da brevi rituali. L’influenza di Basilio in questi rituali è ben attestata nelle fonti. Tra le curiosità, celebre è la sua preghiera dedicata agli animali, composta nel 370, in cui sorprendentemente emergono quelle che saranno le tematiche moderne dei diritti animali.

«O Signore,
accresci in noi la fratellanza
con i nostri piccoli fratelli;
concedi che essi possano vivere non per noi,
ma per se stessi e per Te;
facci capire che essi amano, come noi,
la dolcezza della vita
e ti servono nel loro posto
meglio di quanto facciamo noi nel nostro»

A cura del dott. Giovanni Greco

I testi di maggior interesse per la dottrina mariana e che comportano un certo sviluppo, li troviamo nell’omelia Sulla Generazione di Cristo e nella Lettera 260. Nelle altre opere incontriamo solo affermazioni brevi e occasionali. La dottrina mariana di Basilio si rivela fortemente radicata nella cristologia. Nella persona della Vergine egli vede la Madre dell’Emmanuele preannunciata dal profeta Isaia (Is 7,14). Nel suo grembo si è realizzato il grande mistero dell’Incarnazione nel quale il Figlio di Dio non solo è venuto tra noi, ma ha preso una carne umana e si è fatto nostro congiunto. Basilio ci presenta la Madonna nell’esercizio delle sue funzioni materne. Pone un accento speciale sulla verginità perpetua e spiega con insistenza perché conveniva che Maria, pur dovendo rimanere vergine, andasse sposa a Giuseppe.

San Basilio è il dottore per eccellenza dell’ascetismo monastico nella Chiesa d’oriente. Senza voler entrare nel merito della autenticità delle opere a lui attribuite fin dall’antichità, Basilio ripudiò l’anacoretismo e creò il monachesimo orientale. Le Costituzioni ascetiche, che si collocano nel solcodella tradizione basiliana, costituiscono un esempio della fecondità del suo insegnamento. Esse si ergono contro l’ipocrisia e il formalismo religioso, che assumono i tratti della fuga dalla propria umanità per indirizzarsi verso uno spiritualismo angelico e disincarnato e verso un’ascesi legalistica ritenuta meritoria. È questa una tentazione ricorrente nella vita monastica. Il forte desiderio di assoluto, di radicalità di vita, può tradursi in una pericolosa fuga dal quotidiano, dall’umano, dall’umile accettazione della propria povertà, finendo per tradire la terra e la propria umanità invece di collaborare a trasfigurarla. Lo scritto della tradizione basiliana sembra mettere in guardia i Monaci dalla tentazione di fare gli angeli, in un falso spiritualismo che si rivela in un tradimento della vita umana. Il cammino del Monaco dev’essere invece quello dell’assimilazione a Cristo, perfetta icona del Padre; ciò esige una dura lotta contro le passioni, che va fatta con preghiere incessanti e perseveranti. L’equilibrio e la sapienza con le quali nelle Costituzioni si parla del coinvolgimento del corpo nella lotta spirituale sono tutt’altro che usuali nella tradizione patristica. L’obbedienza alla propria vicenda umana, ai doni ricevuti, ai limiti della propria condizione di creatura rappresentano la prima obbedienza, la prima ascesi richiesta al credente, cosicché le Costituzioni reagiscono con vigore al diffondersi di pratiche ascetiche prive di misura e poco evangeliche.

Per quanto è possibile il Monaco è invitato a cercare un lavoro conciliabile con la sua scelta di vivere in Monastero, anche se non è del tutto esclusa la possibilità di un lavoro all’esterno; del resto, l’esperienza insegna che anche la vita in solitudine, nella quiete, non porta sempre all’intimità con Dio: <<e’ ma=”” (<i=”” dio»=”” a=”” e=”” stesso=”” se=”” solo=”” intento=”” deserto,=”” nel=”” come=”” stare=”” può=”” vigilante,=”” è=”” piazza,=”” pubblica=”” sulla=”” trova=”” si=”” chi=”” pensieri=”” i=”” con=”” fuori=”” di=”” al=”” vagabondare=”” sua=”” casa=”” in=”” seduto=”” anche=”” possibile=””> Costituzioni, n. 5).

 La convinzione della bontà fondamentale del corpo si accompagna alla consapevolezza dei limiti umani. Di qui l’invito alla prudenza, alla vigilanza sul cuore e sui pensieri per evitare di esporsi volontariamente a situazioni superiori alle proprie forze. Le Costituzioni richiedono una grande semplicità e sobrietà riguardo al cibo, ma raccomandano di vigilare perché l’ipocrisia religiosa trova un terreno propizio nelle pratiche ascetiche: «Se per caso è stata aggiunta agli alimenti un poco di carne bollita e salata, cosa che i Santi padri considerano lecito adoperare al posto di un altro condimento, il Monaco non rifiuti la carne, sotto pretesto di una vanagloriosa pietà personale finendo poi per cercare cibi più preziosi e delicati, ma intinga il suo pezzo di pane nel brodo con semplicità e ne mangi con rendimento di grazie» (Costituzioni, n. 25).

Quando coglie l’accidia, la tentazione di cedere allo scoraggiamento, alla cattiva tristezza che offusca lo sguardo del cuore e paralizza la vita spirituale, con Sano realismo e conoscenza dell’animo umano, le Costituzioni invitano a uscire dalla propria cella per cercare sollievo e riprendere poi la lotta con rinnovato vigore.
Il vincolo che unisce i Fratelli nella vita comune è «indissolubile ed eterno». Il Monaco resta fedele al Fratello peccatore, intercede per lui presso il Signore, continua ad amarlo anche quando viene osteggiato e odiato. Consapevole che la comunità monastica non è il regno dei cieli, ricopre con il manto della misericordia la caduta del fratello e cerca di vincere il male con il bene, cerca di far prevalere su tutto la carità. Un amore fraterno e saldo eviterà la frantumazione della comunità in piccoli gruppi tra loro contrapposti. Quanti presiedono alle comunità monastiche si guarderanno dall’accogliere fratelli provenienti da un’altra comunità, ma cercheranno di convincerli a ritornare nel loro Monastero. Nella comunità il Monaco non solo rinuncia ad avere beni personali, «poiché il possesso personale è un furto» (Costituzioni, n. 34), ma consegna interamente se stesso alla comunità, rinunciando a disporre della propria vita. Attraverso la fatica dell’obbedienza, dell’umile sottomissione ai fratelli, il Monaco si libera dall’amore di sé e diventa docile strumento «che concorre al completamento dell’ edificio spirituale» (Costituzioni, n. 22). Al priore viene ricordato il dovere di annunciare la Parola e di vegliare su ciascun fratello come un vero padre, tenendo conto delle debolezze di ciascuno. A imitazione degli apostoli che continuarono a seguire il loro maestro, il Monaco rimarrà saldo e perseverante abbandonandosi docilmente alla volontà del Signore e confidando nella preghiera dei suoi fratelli: «Che vi è di simile a tal genere di vita? Che cosa è più beato? Che cosa è più perfetto di tale vicendevole legame e di tale unione? Che cosa vi è di più gioioso di tale profonda comunanza di modo di vivere e di anima? Uomini provenienti da razze e terre diverse sono confluiti in tale perfetta identità che si vede una sola anima in tanti corpi e tanti corpi sembrano strumenti di un solo pensiero» (Costituzioni, n. 18).

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Ricerche a cura del dott Giovanni Greco;
dott in Conservazione dei Beni Culturali, con laurea in archeologia industriale, è studioso e autore di numerose ricerche sul Salento, Erasmus in Germania nel 1996, ha viaggiato per venti anni in Italia e in Europa, ha lavorato un anno in direzione vendite Alitalia nell’aeroporto internazionale di Francoforte, ha diretto per cinque anni la sezione web di un giornale settimanale cartaceo italiano a Londra, libero professionista, videomaker, artista raku, poeta, webmaster, blogger, ambientalista, presentatore, art director, graphic designer, speaker radio, giornalista freelance Internazionale iscritto presso l’agenzia GNS Press tedesca, collabora come freelance con diverse realtà sul web e sul territorio locale. Dal 1998 è direttore responsabile della rivista on line “BelSalento.com – arte, storia, ambiente, politica e cultura della Terra dei Due Mari – Servizi di Fruizione Culturale”.
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